Incostituzionale la confisca obbligatoria dei beni utilizzati per commettere un reato societario

La Redazione
05 Febbraio 2025

La Corte Costituzionale, con sentenza n. 7/2025, ha ritenuto sproporzionata la confisca obbligatoria dei beni utilizzati per la commissione di reati societari, dichiarando parzialmente incostituzionale l'art. 2641 c.c.

Con la sentenza n. 7 depositata il 4 febbraio, la Consulta ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 2641, comma 2, c.c., nella parte in cui prevede la confisca obbligatoria di una somma di denaro o beni di valore equivalente a quelli utilizzati per commettere il reato, nonché, in via consequenziale, l'illegittimità costituzionale del primo comma del medesimo articolo, limitatamente alle parole «e dei beni utilizzati per commetterlo».

Secondo la Corte Costituzionale, infatti, l'obbligo di disporre la confisca di tutti beni utilizzati per commettere un reato societario, anche nella forma della confisca di beni di valore equivalente – obbligo ricavabile appunto dall'art. 2641 c.c. - può condurre a risultati sanzionatori manifestamente sproporzionati, ed è pertanto incompatibile con la Costituzione.

Viene osservato che la confisca dei beni utilizzati per commettere il reato ha natura di vera e propria pena di carattere patrimoniale, che – in quanto tale – deve rispettare il principio di proporzionalità; in applicazione di tale principio, le pene patrimoniali non devono risultare sproporzionate rispetto alle condizioni economiche dell'interessato.

Ma con riferimento ai reati societari, l'art. 2641 c.c. impone, in ogni caso, di confiscare agli autori del reato l'intero importo corrispondente ai beni utilizzati per commettere un reato, anche quando i beni appartenevano ad una società: la norma appare, dunque, strutturalmente suscettibile di produrre risultati sanzionatori sproporzionati, perché non consente al giudice di adeguare l'importo alle reali capacità economiche e patrimoniali delle singole persone fisiche colpite dalla confisca.  

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