Opposizione “preventiva” all'esecuzione ai sensi dell'art. 615, comma 1 c.p.c., “minacciata” sulla base di un d.i.

Girolamo Venturella

Inquadramento

L'art. 615, comma 1 c.p.c., stabilisce che quando si contesta il diritto di procedere all'esecuzione forzata e questa non è ancora iniziata, si può proporre opposizione (c.d. preventiva) al precetto con citazione davanti al giudice competente per materia o valore e per territorio ai sensi dell'art. 27 c.p.c. Inoltre, concorrendo gravi motivi, il giudice dell'opposizione può anche sospendere l'efficacia esecutiva del titolo azionato. Ove il debitore intimato sia una P.A., non di rado viene contestata al creditore la violazione dell'art. 14, d.l. n. 669/1996, conv. in l. n. 30/1997, per non aver questi rispettato il termine dilatorio di centoventi giorni dalla notifica del titolo esecutivo, previsto dalla norma, prima di procedere alla notifica del precetto. La formula che segue riguarda una particolare ipotesi in cui il creditore ha ritenuto di poter omettere la notifica del titolo in forma esecutiva e di procedere direttamente alla notifica dell'atto di precetto.

Formula

TRIBUNALE ORDINARIO DI ...

ATTO DI CITAZIONE IN OPPOSIZIONE ALL'ESECUZIONE EX ART. 615, COMMA 1 C.P.C.

Il Sig./la Sig.ra ... [1] nato/a a ..., il ..., C.F. ..., residente in ... alla via ... / la Società ... [2], P.I. ... [3], in persona del legale rappresentante pro tempore Sig. ... [4], C.F. ..., con sede legale in ... rappresentato e difeso per procura rilasciata in calce al presente atto dall'avvocato ... del Foro di ... codice fiscale ... PEC: ... ed elettivamente domiciliato presso lo studio del predetto difensore in ...;

IN FATTO

Preliminarmente occorre evidenziare che .... [5] .

- Dichiarazione ex art. 163, co. 3 n. 3-bis

IN DIRITTO

In base a tali fatti si rendono necessarie le seguenti considerazioni di diritto .... [6] .

Tanto premesso il Sig./la Sig.ra/la Società .... [7], come sopra rappresentato e difeso,

CITA

il Sig. ..., nel suo domicilio in ..., via ... n. ... (o società ..., in persona del proprio legale rappresentante pro tempore Sig. ... nella sua sede in ... ) a comparire dinanzi al Tribunale di ..., nei suoi noti locali, sezione e Giudice istruttore designandi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del giorno ..., alle ore di rito (Attenzione: il termine per comparire non deve essere inferiore a 120 giorni dalla notifica dell'atto di citazione), con invito a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata, con avvertimento che la mancata costituzione o la costituzione oltre i termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., e che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che esso convenuto, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, e che in caso di mancata costituzione si procederà in loro legittima e dichiaranda contumacia, per ivi sentir accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

In via preliminare:

1) voglia il Tribunale adito sospendere l'efficacia esecutiva del titolo sul quale si fonda il precetto notificato su istanza del Sig./della Sig.ra/della società .... [8] in data ....

In via principale:

2) accertare l'inesistenza del diritto in capo al Sig./alla Sig.ra/alla società ... [9] di procedere ad esecuzione forzata.

Il tutto con vittoria di spese e competenze del giudizio.

In via istruttoria:

Si offrono in comunicazione i seguenti documenti:

1) ...;

2) ...;

3 ...;

Si chiede sin da ora ammettersi l'interrogatorio formale del convenuto nonché prova testimoniale sui seguenti capitoli [10]:

a) vero che ...;

b) vero che ...;

c) vero che ...;

Indica quali testi il Sig./la Sig.ra ..., residente a ... [11]; il Sig./la Sig.ra ..., residente a ....; il Sig./la sig.ra ..., residente a ....

Formula espressa riserva di integrazione e precisazione delle conclusioni sin qui formulate nonché delle istanze istruttorie ai sensi dell'art. 171-ter c.p.c.[12] .

Si dichiara ai sensi dell'art. 14 del d.P.R. n. 115/2002, che il valore della causa è di Euro ....

Luogo e data ...

Firma del Difensore ...

1. Indicare il nome e il cognome dell'attore.

2. Indicare il nominativo della società se l'attore è una società.

3. Indicare il numero di partita iva della società.

4. Indicare il nome e il cognome del rappresentante della società.

5. Indicare l'esposizione in modo chiaro e specifico dei fatti costituenti le ragioni della domanda.

6. Indicare l'esposizione in modo chiaro e specifico degli elementi di diritto costituenti le ragioni della domanda.

7. Indicare il nome e il cognome, ovvero la denominazione sociale, dell'attore.

8. Indicare il nome e il cognome, ovvero la denominazione sociale, del creditore procedente.

9. Indicare il nome e il cognome, ovvero la denominazione sociale, del creditore precettante.

10. Indicare gli eventuali capitoli di prova di cui intende avvalersi l'attore.

11. Indicare il nome, il cognome e la residenza della persona che deve essere sentita come teste.

12. Sul punto occorre specificare che l'art. 171-ter c.p.c. è stato introdotto dall'art. 3 d.lgs. n. 149/2022 (“c.d. Riforma Cartabia”) e dispone che: «Le parti, a pena di decadenza, con memorie integrative possono: 1) almeno quaranta giorni prima dell'udienza di cui all'articolo 183, proporre le domande e le eccezioni che sono conseguenza della domanda riconvenzionale o delle eccezioni proposte dal convenuto o dal terzo, nonché precisare o modificare le domande, eccezioni e conclusioni già proposte. Con la stessa memoria l'attore può chiedere di essere autorizzato a chiamare in causa un terzo, se l'esigenza è sorta a seguito delle difese svolte dal convenuto nella comparsa di risposta; 2) almeno venti giorni prima dell'udienza, replicare alle domande e alle eccezioni nuove o modificate dalle altre parti, proporre le eccezioni che sono conseguenza delle domande nuove da queste formulate nella memoria di cui al numero 1), nonché indicare i mezzi di prova ed effettuare le produzioni documentali; 3) almeno dieci giorni prima dell'udienza, replicare alle eccezioni nuove e indicare la prova contraria».

COMMENTO

La formula che precede concerne una ipotesi assai peculiare, ossia quella in cui il creditore minacci l'azione esecutiva contro una P.A. ritenendo di poter derogare lo schema normativo di cui all'art. 14, d.l. n. 669/1996, conv. in l. n. 30/1997.

La nuova formulazione della disposizione di cui all'art. 654 c.p.c. come modificata dal d.lgs. n. 149/2022 non contiene più il riferimento alla formula esecutiva attesa l'abrogazione dell'art. 476 in conformità al disposto dell'art. 1, comma 12, lettera a) della legge delega n. 206/2021 che prescriveva al legislatore delegato di «prevedere che, per valere come titolo per l'esecuzione forzata, le sentenze e gli altri provvedimenti dell'autorità giudiziaria e gli atti ricevuti da notaio o da altro pubblico ufficiale devono essere formati in copia attestata conforme all'originale, abrogando le disposizioni del codice di procedura civile e le altre disposizioni legislative che si riferiscono alla formula esecutiva e alla spedizione in forma esecutiva». Tale norma è stata ulteriormente modificata dal  d.lgs. n. 164/2024, c.d. correttivo Cartabia, in particolare al primo comma, le parole «scritto in calce all'originale del decreto d'ingiunzione» sono state soppresse;

Il comma 29 dell'art. 1 l. 206/2021 ha riscritto l'art. 26-bis, comma 1 c.p.c. sul «Foro relativo all'espropriazione forzata di crediti» nel seguente modo: «Quando il debitore è una delle pubbliche amministrazioni indicate dall'art. 413, quinto comma, per l'espropriazione forzata di crediti è competente, salvo quanto disposto dalle leggi speciali, il giudice del luogo dove il terzo debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede il giudice del luogo dove ha sede l'ufficio dell'Avvocatura dello Stato, nel cui distretto il creditore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede».

Nella Relazione illustrativa della l. n. 206/2021 si spiegano le ragioni dell'intervento, imposte dai nuovi criteri di finanza pubblica che, soprattutto in vista degli ingenti fondi europei del Recovery Plan, accentrano in Roma il servizio di tesoreria e così, sperabilmente, il controllo della spesa pubblica, che aggrava viepiù il debito nazionale, il quale ha superato, nell'ottobre 2022, i 2.771 miliardi di euro, come ci viene ripetuto ogni dì, tanto da indurci a rivolgere a Domineddio evangelica supplica: «Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori» ancor più in questo periodo di crescita dei tassi di inflazione e di interesse (usurae si chiamavano un tempo).

«Con un primo intervento viene modificata la competenza per territorio nei procedimenti di espropriazione forzata di crediti nei confronti della P.A.», si legge nella suddetta Relazione. «In particolare, per effetto del prossimo accentramento della funzione di tesoreria statale, il mantenimento del criterio di cui al vigente articolo 26-bis del codice di procedura civile comporterebbe la concentrazione di tutte le procedure esecutive di cui sopra presso il Tribunale di Roma, con conseguente insostenibilità del relativo carico. La modifica introdotta, conciliando il nuovo criterio del foro del creditore con il principio del foro erariale, radica la competenza nel foro dove ha sede l'ufficio dell'Avvocatura dello Stato, nel cui distretto il creditore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede, consentendo così una ragionevole distribuzione delle controversie tra diversi tribunali distrettuali».

La modifica della competenza – per la quale varrà ovviamente la regola della perpetuatio competentiae di cui all'art. 5 c.p.c., nel senso che il nuovo criterio si applica soltanto alle procedure esecutive promosse a partire dal 22 giugno 2022 non è di lieve momento, atteso che:

- sostituisce al foro del terzo debitor debitoris il foro del creditore verso la P.A.;

- concentra le procedure sul tribunale del capoluogo del distretto di corte d'appello in cui il creditore risiede o ha domicilio o ha sede (in caso di ente): talché, per esemplificare, quando il creditore verso la P.A. risieda o abbia domicilio o sede a Viterbo, competente per l'espropriazione del credito sarà il Tribunale di Roma; quando il creditore verso la P.A. risieda o abbia domicilio o sede a Como, competente per l'espropriazione del credito sarà il Tribunale di Milano.

Frutto di iterativo lapsus calami appare il richiamo alla «dimora» del creditore, in alternativa alla residenza o al domicilio: per le persone fisiche il criterio della dimora è solo sussidiario, essendo invocabile solo quando residenza o domicilio siano ignoti (cfr. l'art. 18 c.p.c.); ritenere che il creditore possa procedere in executivis in qualunque luogo abbia una dimora, magari una seconda casa di vacanza, significa consegnare il criterio di competenza al più assoluto arbitrio e ripetere le gravi incertezze che abbiamo conosciuto in questo periodo di limitazioni pandemiche, avuto riguardo ai trasferimenti da e verso le seconde case.

All'emendamento è sottesa la peculiare disciplina dell'espropriazione di crediti a carico della P.A. che, per dovere di completezza, par d'uopo compendiare di seguito, traendola da altro lavoro.

Stante la demanialità e, dunque, l'impignorabilità di gran parte dei beni della P.A., il pignoramento delle somme della stessa P.A. è il modo più efficace e, dove possibile, rapido per conseguire il pagamento dei crediti vantati verso la stessa, in forza di titoli esecutivi che vanno notificati centoventi giorni prima di poter intimare il precetto, secondo quanto prevede l'art. 14, comma 1-bis, d.l. n. 669/1996 e successive modificazioni, a pena di nullità del precetto e di inammissibilità dell'azione esecutiva, rilevabile anche d'ufficio dal giudice dell'esecuzione. Scaduto tale spatium deliberandi et adimplendi, concesso alla P.A. per dare corso all'adempimento secondo le procedure burocratiche interne, il creditore potrà intimare il precetto e, decorso il termine dilatorio di dieci giorni, chiedere il pignoramento oppure potrà proporre dinanzi al TAR il giudizio per l'ottemperanza ai sensi degli artt. 112 ss. c.p.a., mediante nomina di un commissario ad acta, che compia in luogo della P.A. gli atti amministrativi necessari ad adempiere.

La l. n. 720/1984 ha istituito il sistema di tesoreria unica, imponendo a enti e organismi pubblici in genere l'obbligo di mantenere le proprie disponibilità liquide o le eccedenze di cassa esclusivamente in contabilità speciali o conti correnti infruttiferi presso le sezioni di tesoreria provinciale dello Stato. A istituti di credito convenzionati sono affidate le funzioni di tesorieri o cassieri degli enti e degli organismi pubblici soggetti al sistema della tesoreria unica. Gli istituti di credito convenzionati effettuano, nella qualità di organi di esecuzione degli enti e degli organismi suddetti, le operazioni di incasso e di pagamento a valere sulle contabilità speciali aperte presso le sezioni di tesoreria provinciale dello Stato.

La disciplina sulla tesoreria unica si basa sul principio che il denaro pubblico deve uscire esclusivamente dalla tesoreria dello Stato solo al momento della effettiva spesa da parte degli enti destinatari: questo sistema accentua il ruolo della Banca d'Italia, quale affidataria del servizio unico di tesoreria e gestore dell'intero sistema dei flussi finanziari connessi con gli incassi e i pagamenti di pertinenza del bilancio dello Stato e degli altri enti ricompresi nel settore pubblico.

Ai sensi dell'art. 14, comma 1-bis, d.l. n. 669/1996, decorso il termine dilatorio di centoventi giorni dal perfezionarsi della notificazione del titolo esecutivo, l'atto di precetto e il successivo pignoramento vanno notificati, a pena di nullità rilevabile anche d'ufficio dal giudice dell'esecuzione, presso la struttura territoriale dell'ente pubblico debitore, nella cui circoscrizione risiedono o hanno sede i soggetti privati interessati.

Ai sensi dell'art. 1-bis dell'anzidetta l. n. 720/1984 sul sistema di tesoreria unica, i pignoramenti a carico di enti e organismi pubblici delle somme affluite nelle contabilità speciali intestate agli stessi si eseguono esclusivamente secondo le forme del pignoramento presso terzi, con atto di pignoramento ex art. 543 c.p.c. notificato all'azienda o istituto cassiere o tesoriere dell'ente od organismo contro il quale si procede, nonché al medesimo ente od organismo debitore. Il cassiere o tesoriere assume la veste del terzo pignorato, ai fini della dichiarazione di cui all'art. 547 c.p.c. e di ogni altro obbligo e responsabilità ex art. 546 c.p.c., essendo tenuto a vincolare l'ammontare per cui si procede nelle contabilità speciali con annotazione nelle proprie scritture contabili.

In base al Regolamento per l'amministrazione del patrimonio e per la contabilità generale dello Stato, r.d. n. 827/1924 (artt. 498 e 502), le amministrazioni, enti, uffici o funzionari ai quali siano notificati pignoramenti relativi a somme dovute dalla P.A., sospendono l'ordine di pagamento delle somme ai quali i suddetti atti si riferiscono, dandone notizia alla Corte dei conti e all'amministrazione centrale. Quando gli atti contengano citazione a comparire davanti all'autorità giudiziaria, ne è subito avvertita l'Avvocatura dello Stato per i provvedimenti di sua competenza, comunicando gli elementi necessari perché possa essere resa la dichiarazione delle somme dovute, secondo le norme del codice di rito. Se gli atti non siano nulli o inefficaci per disposizione esplicita di legge o per vizio di forma, l'amministrazione centrale, sentita l'Avvocatura dello Stato, dispone che il pagamento venga effettuato. In caso contrario, non si dà corso al pagamento, fino a che non sia notificata sentenza dell'autorità giudiziaria passata in giudicato sulla validità degli atti o sull'assegnazione delle somme, salvo che il creditore pignorante non rinunzi formalmente al pignoramento notificato.

La normativa sulla tesoreria unica prevede dunque, quale unica forma di pignoramento del denaro della P.A., quella del pignoramento presso il tesoriere. In ragione di ciò, non sono ammessi pignoramenti presso le sezioni di tesoreria dello Stato e presso le sezioni decentrate del bancoposta anziché presso l'azienda o l'istituto cassiere o tesoriere dell'ente debitore, a pena di nullità rilevabile anche d'ufficio. Gli atti di pignoramento eventualmente notificati non determinano obbligo di accantonamento da parte delle sezioni di tesoreria dello Stato e presso le sezioni decentrate del bancoposta e non sospendono l'accreditamento di somme nelle contabilità intestate agli enti ed organismi pubblici.

Il tesoriere convenzionato con la P.A. non agisce in forza di un mandato o per effetto di delegazione di pagamento, bensì quale adiectus solutionis causa necessario, non potendo i pagamenti in denaro della P.A. aver luogo, se non, appunto, mediante il tesoriere, in forza della normativa applicabile al rapporto di concessione del servizio di tesoreria e per la natura pubblicistica del servizio svolto per conto della P.A. Il servizio convenzionato di tesoreria è, dunque, strumento necessario per il pagamento dei debiti dell'ente pubblico e veicolo per la corresponsione della liquidità necessaria a estinguere i debiti di questo.

Nel precedente testo dell'art. 26-bis, comma 1 c.p.c., la competenza funzionale veniva attribuita, in deroga alla regola generale dettata nel comma 2 del medesimo art. 26-bis c.p.c., all'ufficio giudiziario del luogo dove il terzo debitor debitoris aveva la residenza, il domicilio, la dimora (in via puramente sussidiaria) o la sede, cioè segnatamente all'ufficio giudiziario del luogo dove si trovava l'articolazione territoriale dell'azienda o istituto cassiere o tesoriere dell'ente od organismo pubblico debitore, che provvede in concreto all'espletamento del servizio di tesoreria, secondo le convenzioni fra P.A. e il cassiere o tesoriere incaricato, cioè segnatamente all'ufficio giudiziario del luogo in cui opera la filiale, la succursale o l'agenzia che ha in carico il rapporto che forma oggetto della dichiarazione da parte del terzo tesoriere convenzionato.

Tuttavia, sempre ai sensi del suddetto art. 14, comma 1-bis d.l. n. 669/1996 e in deroga all'art. 26-bis, comma 1 c.p.c., per l'espropriazione di crediti a carico di enti o istituti esercenti forme di previdenza e assistenza obbligatorie e organizzati su base territoriale (come l'INPS e l'INAIL), la competenza funzionale appartiene non già al tribunale del luogo in cui ha residenza, domicilio, dimora o sede il terzo debitor debitoris, bensì al tribunale del circondario in cui è stato emesso il provvedimento giurisdizionale in forza del quale la procedura esecutiva è promossa, a pena di improcedibilità rilevabile (recte di declinatoria di competenza rilevabile e pronunciabile) anche d'ufficio.

Il pignoramento presso terzi a carico della P.A. perde ipso iure efficacia, quando dal suo compimento è trascorso un anno senza che sia stata disposta l'assegnazione. L'ordinanza che dispone l'assegnazione dei crediti ai sensi dell'articolo 553 c.p.c. perde ipso iure efficacia, se il creditore procedente, entro il termine di un anno dalla data in cui è stata emessa, non provvede ad agire per l'esazione delle somme assegnate. Norme queste dettate dall'art. 14, comma 1-bis, d.l. n. 669/1996 allo scopo di evitare che il vincolo pignoratizio si protragga per un tempo eccessivamente lungo nella contabilità dell'ente pubblico.

Accentrando in Roma il sistema di tesoreria unica, il criterio del debitor debitoris nell'ante vigente art. 26-bis, comma 1 c.p.c. finiva per concentrare tutte le procedure presso terzi a carico della P.A. negli uffici giudiziari della capitale. Di qui l'idea – stante il controllo demandato all'Avvocatura dello Stato sulle procedure di espropriazione di crediti a carico della P.A. ai sensi della su descritta disciplina – di affidare la competenza al foro dove essa ha sede, cioè presso i tribunali del capoluogo del distretto di corte d'appello in cui risiede o ha domicilio o ha sede il creditore, anziché il terzo debitor debitoris, cioè il cassiere o tesoriere esercente il servizio per la P.A. in sede decentrata. E di qui anche il nuovo art. 26-bis, comma 1 c.p.c., introdotto dalla l. n. 206/2021 e vigente dal 22 giugno 2022, che concentra le procedure esecutive a carico della P.A. sul «giudice del luogo dove ha sede l'ufficio dell'Avvocatura dello Stato, nel cui distretto il creditore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede», cioè presso il tribunale della sede distrettuale, anziché fare riferimento al foro del terzo pignorato.

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