Richiesta di riesame trasmessa ad indirizzo PEC del G.i.p.
25 Marzo 2025
Massima In tema di impugnazioni depositate a mezzo pec, ai sensi dell'art. 87-bis, comma 7, d.lgs. n. 150 del 2022, il tribunale del riesame deve dichiarare inammissibile la richiesta di riesame presentata all'indirizzo di posta elettronica certificata del giudice per le indagini preliminari che ha emesso il l'ordinanza impugnata. Il caso Il Tribunale di Milano ha dichiarato inammissibile la richiesta di riesame presentata avverso l'ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecco, perché l'atto di impugnazione era stato trasmesso a un indirizzo di posta elettronica certificata diverso da quello assegnato, con decreto direttoriale, allo stesso tribunale, in violazione di quanto previsto dall'art. 87-bis del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, entrato in vigore in data 30 dicembre 2022, da ultimo prorogato con d.l. 22 giugno 2023, n. 75, convertito con modificazioni dalla l. 10 agosto 2023, n. 112. Avverso tale provvedimento è stato proposto ricorso per cassazione, denunciando la violazione di legge, con riferimento agli artt. 309 e 582 c.p.p. e 87-bis d.lgs. n. 150 del 2022, perché la richiesta di riesame è stata inviata, in conformità alla previsione normativa, all'indirizzo di posta elettronica certificata istituzionale dell'ufficio del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecco, che ha emesso l'ordinanza impugnata. La declaratoria di inammissibilità, inoltre, sarebbe stata pronunciata erroneamente, invece che da parte del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato, dal tribunale del riesame che non avrebbe competenza in merito. La questione Nella pronuncia in commento, la Suprema Corte si è occupata di stabilire se è ammissibile la richiesta di riesame inviata all'indirizzo di posta elettronica certificata dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari che ha emesso l'ordinanza impugnata e non a quello del tribunale del riesame. Le soluzioni giuridiche La Corte ha giudicato inammissibile il ricorso per cassazione, ritenendo che la richiesta di riesame debba essere trasmessa, a pena di inammissibilità dell'impugnazione, all'indirizzo di posta elettronica certificata del tribunale del riesame e che lo stesso tribunale possa rilevare la causa di inammissibilità. L'art. 309, comma 4, c.p.p., invero, prevede che «la richiesta di riesame è presentata nella cancelleria del tribunale indicato nel comma 7». L'utilizzo dello strumento telematico (posta elettronica certificata) per il deposito dell'atto non ha comportato l'introduzione di una deroga alla disciplina processuale illustrata. L'art. 87-bis, comma 6, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, infatti, stabilisce che «nel caso di richiesta di riesame o di appello contro ordinanze in materia di misure cautelari, personali o reali, l'atto di impugnazione, in deroga a quanto disposto dal comma 3, è trasmesso all'indirizzo di posta elettronica certificata del tribunale di cui all'articolo 309, comma 7, del codice di procedura penale». La richiesta di riesame, pertanto, va depositata a mezzo pec all'indirizzo di posta elettronica del Tribunale. L'art. 87-bis, comma 7, d.lgs. n. 150 del 2022, poi, prevede che «Fermo restando quanto previsto dall'art. 591 c.p.p., nel caso di proposizione dell'atto ai sensi del comma 3 del presente articolo l'impugnazione è altresì inammissibile: … c) quando l'atto è trasmesso a un indirizzo di posta elettronica certificata non riferibile, secondo quanto indicato dal provvedimento del Direttore generale per i sistemi informativi automatizzati di cui al comma 1, all'ufficio che ha emesso il provvedimento impugnato o, nel caso di richiesta di riesame o di appello contro provvedimenti resi in materia di misure cautelari, personali o reali, a un indirizzo di posta elettronica certificata non riferibile, secondo quanto indicato dal provvedimento del Direttore generale per i sistemi informativi automatizzati di cui al comma 1, all'ufficio competente a decidere il riesame o l'appello». Il comma 8 della stessa norma assegna al giudice che ha emesso il provvedimento impugnato il compito di dichiarare, anche d'ufficio, con ordinanza l'inammissibilità dell'impugnazione. Nella specie, questo giudice sarebbe quello per le indagini preliminari. La clausola con cui si apre l'art. 87-bis, comma 7, cit., tuttavia, (“Fermo restando quanto previsto dall'art. 591 c.p.p.”) conferma anche al giudice dell'impugnazione la potestà di provvedere a rilevare l'inammissibilità del gravame. Anzi, deve ritenersi che, accanto all'art. 591 c.p.p., disposizione di carattere generale, l'art. 87-bis, comma 8, d.lgs. n. 150 del 2022, introduca una ulteriore ipotesi di declaratoria di inammissibilità, de plano, da parte del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato. Ne consegue che, nel caso di specie, il tribunale del riesame correttamente poteva rilevare d'ufficio l'inammissibilità dell'impugnazione. Osservazioni 1. Appare opportuno premettere che il d.m. 27/12/2024, n. 206, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30/12/2024 ha modificato l'art. 3 deld.m. 29/12/2023 n. 217 che prevede le “Regole tecniche riguardanti il deposito, la comunicazione e la notificazione con modalità telematiche degli atti e documenti, la consultazione e gestione dei fascicoli informatici nei procedimenti penali e civili”. All'art. 1, comma 1, il nuovo decreto ministeriale ha stabilito la regola generale del deposito di atti, documenti, richieste e memorie da parte dei soggetti abilitati interni ed esterni esclusivamente con modalità telematiche, ai sensi dell'art. 111-bis c.p.p. nei seguenti uffici penali: a) Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario; b) procura europea; c) sezione del giudice per le indagini preliminari del tribunale ordinario; d) tribunale ordinario; e) procura generale presso la Corte d'appello, limitatamente al procedimento di avocazione. Rispetto a questa regola, però, sono previste rilevanti deroghe, con la istituzione di un regime di “doppio binario”. L'art. 1, comma 2, infatti, consente il deposito anche in forma analogica fino al 31/12/ 2025 nei seguenti uffici: a) Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario; b) procura europea; c) sezione del giudice per le indagini preliminari del tribunale ordinario. In tali uffici, «il deposito da parte dei soggetti abilitati interni di atti documenti richiesti e memorie … può avere luogo anche con modalità non telematiche». La possibilità del deposito con modalità non telematiche da parte dei soggetti abilitati interni, tuttavia, non opera per gli atti, documenti e richieste che riguardano:
L'art. 1, comma 3, poi, prevede un sistema di doppio binario fino al 31/12/2025 anche negli uffici giudiziari: c) sezione del giudice per le indagini preliminari del tribunale ordinario; d) tribunale ordinario. La possibilità dell'impiego della modalità non telematica, però, riguarda soltanto il deposito, sia da parte dei soggetti abilitati interni, sia da parte dei soggetti abilitati esterni di atti documenti e richieste e memorie nei procedimenti regolati da libro IV del codice di procedura penale (misure cautelari) e in quelli relativi all'impugnazione in materia di sequestro probatorio. All'art. 1, comma 4, quindi, è previsto che fino al 31/03/2025 può avere luogo con modalità non telematica:
2. Provando a sintetizzare:
3. Da quanto illustrato, dunque, si trae la conclusione che restano escluse dall'obbligo di deposito telematico le impugnazioni cd. cautelari, tra cui la richiesta di riesame oggetto della sentenza illustrata. Ai sensi dell'art. 87-bis, comma 1, cit., non sussistendo l'obbligo di deposito telematico di detta impugnazione nel portale, è consentito il deposito con valore legale mediante invio a mezzo posta elettronica certificata dell'ufficio giudiziario destinatario, indicato nell'apposito provvedimento del Direttore generale per i sistemi informativi automatizzati, pubblicato nel portale dei servizi telematici del Ministero della giustizia. L'art. 87-bis, comma 1, d.lgs. n. 150 del 2022, infatti, ha consentito il deposito a mezzo PEC, già disciplinato dall'art. 24 del d.l. 28 ottobre 2020, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, per tutti gli atti processuali diversi da quelli previsti dall'art. 87, comma 6-bis, d.lgs. n. 150 del 2022 e da quelli indicati ex art. 87, comma 6-ter, d.lgs. n. 150 del 2022 - cioè diversi dagli atti per i quali si deve ricorrere esclusivamente al deposito nel portale del processo penale - fino al momento in cui, con l'entrata in vigore dei regolamenti indicati dall'art. 87 del d.lgs. n. 150 del 2022, sarà pienamente operativo il nuovo processo penale telematico (e, dunque, si potrà ricorrere al sistema di deposito degli atti previsto dall'art. 111-bis c.p.p.). 4. Secondo l'art. 87-bis, comma 6, del d.lgs. n. 150 del 2022, nel caso di richiesta di riesame o di appello contro ordinanze in materia di misure cautelari, personali o reali, l'atto di impugnazione, in deroga a quanto disposto dal comma 3 della stessa norma, è trasmesso all'indirizzo di posta elettronica certificata del tribunale di cui all'art. 309, comma 7, c.p.p.(e non a quello del giudice che ha emesso il provvedimento). È stato precisato che non è ammissibile né la trasmissione all'indirizzo PEC dell'ufficio emittente il provvedimento cautelare, né la presentazione presso la cancelleria del tribunale o del giudice di pace in cui si trova l'impugnante, stante l'inapplicabilità dell'art. 582, comma 2, c.p.p. (Cass. pen., sez. IV, 11 ottobre 2022, n. 47192 in CED Cass. n. 284010 – 01). La sentenza illustrata, pertanto, si allinea all'indirizzo giurisprudenziale consolidato. 5. La norma indicata, che ricalca il contenuto dell'art. 24, comma 6-quinquies, d.l. 28 ottobre 2020, n. 137, conv. in legge 18 dicembre 2020, n. 176., si riferisce tanto alla spedizione in via telematica di una richiesta di riesame o di appello contro ordinanze in materia di misure cautelari personali, quanto alle impugnazioni avverso misure cautelari reali. È tuttavia indicato come ufficio giudiziario destinatario il solo tribunale di cui all'art. 309, comma 7, c.p.p. (cioè, come è noto, il tribunale del luogo nel quale ha sede la Corte di appello o la sezione distaccata della Corte di appello nella cui circoscrizione è compreso l'ufficio del giudice che ha emesso l'ordinanza) e non quello di cui all'art. 324, comma 5, c.p.p. o all'art. 322-bis, comma 1-bis, c.p.p. (il tribunale del capoluogo della provincia nella quale ha sede l'ufficio che ha emesso il provvedimento), competente in tema di impugnazione di misure cautelari reali. Sembrerebbe destinatario dell'atto, sempre e comunque, il tribunale distrettuale del riesame, anche quando l'impugnazione riguarda un provvedimento cautelare reale e deve essere giudicata dal tribunale del capoluogo della provincia nella quale ha sede l'ufficio che ha emesso il provvedimento (il tribunale di cui all'art. 309, comma 7, c.p.p. Ben può non coincidere con quello previsto dall'art. 324, comma 5, c.p.p., competente in tema di impugnazione avverso i provvedimenti cautelari reali). In occasione della riscrittura delle cause di inammissibilità dell'impugnazione presentata a mezzo PEC, peraltro, è stato stabilito dall'art. 87-bis, comma 7, lett. c) d.lgs. n. 150/2022, introdotto dalla legge di conversione del d.l. n. 162/2022, che l'atto deve essere dichiarato inammissibile anche quando la richiesta di riesame o di appello contro provvedimenti resi in materia di misure cautelari personali o reali è stato trasmesso a un indirizzo di posta elettronica certificata non riferibile, secondo quanto indicato dal provvedimento del Direttore generale per i sistemi informativi automatizzati, all'ufficio competente a decidere il riesame o l'appello. Il riferimento “all'ufficio competente a decidere” induce a ritenere che l'atto di impugnazione di una misura cautelare reale vada inviato a mezzo PEC all'indirizzo del tribunale del capoluogo della provincia, cioè all'ufficio competente a decidere l'impugnazione ex artt. 322-bis, comma 1-bis e art. 324, comma 5, c.p.p. (che, come già evidenziato, potrebbe anche non coincidere con il Tribunale distrettuale del riesame). 6. L'art. 87-bis, comma 7, d.lgs. n. 150/2022, come è stato già indicato, ha disciplinato le cause di inammissibilità dell'impugnazione depositata a mezzo pec, riproponendo, seppur con talune significative modifiche, quanto previsto dall'art. 24, comma 6-sexies, d.l. n. 137/2020. In particolare, la lett. c) ha previsto che la richiesta di riesame è inammissibile quando l'atto è trasmesso a un indirizzo di posta elettronica certificata non riferibile, secondo quanto indicato dal provvedimento del Direttore generale per i sistemi informativi automatizzati, all'ufficio competente a decidere il riesame o l'appello. L'invio della richiesta di riesame all'indirizzo pec del giudice per le indagini preliminari che ha adottato il provvedimento impugnato e non a quello del tribunale costituisce un deposito ad un indirizzo pec non riferibile “all'ufficio competente a decidere il riesame o l'appello”. 7. L'art. 87-bis, comma 8, cit. ha attribuito al giudice che ha emesso il provvedimento impugnato la competenza a dichiarare, anche d'ufficio, con ordinanza, l'inammissibilità dell'impugnazione, disponendo l'esecuzione del provvedimento impugnato. È stato precisato, tuttavia, che, qualora l'ufficio che riceve l'impugnazione non prenda provvedimenti in tal senso, la verifica della correttezza della proposizione dell'impugnazione può essere richiesta al giudice chiamato a deciderla o anche operata d'ufficio da questi (Cass. pen., sez. IV, 26 settembre 2023, n. 43976). Nel caso di ricorso per cassazione, pertanto, benché non dichiarata dalla Corte d'appello che ha ricevuto l'impugnazione a mezzo pec, l'inammissibilità della stessa può essere rilevata autonomamente dalla Suprema Corte (Cass. pen., sez. VI, 17 novembre 2022, n. 11341, dep. 2023, in CED Cass. n. 284577 – 01). La sentenza illustrata, dunque, anche in questo caso segue un indirizzo consolidato. 8. Va segnalato, peraltro, che di recente la Corte di cassazione ha affermato che l'impugnazione, trasmessa ad un indirizzo di posta elettronica non censito nell'elenco allegato al provvedimento del Direttore generale di DGSIA di cui all'art. 87-bis d.lgs. n. 150/2022 (e, prima, all'art. 24, comma 4, d.l. 28 ottobre 2020, n. 137, convertito con modificazioni dalla l. 18 dicembre 2020, n. 176), non può essere dichiarata inammissibile se, nel termine, l'atto è comunque trasmesso al giudice dell'impugnazione (Cass. pen., 13 febbraio 2025, n. 7380). La soluzione esegetica accolta, sebbene in tema di opposizione a decreto penale di condanna che non costituisce un mezzo di impugnazione, è stata ritenuta allineata alla più recente giurisprudenza europea in tema di diritto di accesso alla giustizia, ai sensi dell'art. 6 CEDU, nella declinazione espressa nella sentenza della Corte di Strasburgo n. 55064 del 28/10/2021, Succi c. Italia. In questa decisione, la Corte europea ha ripudiato l'acritico ossequio al mero formalismo disfunzionale e contrastante con altre norme, invitando a considerare l'impianto complessivo del sistema in cui la norma stessa è chiamata ad interagire. Nel caso di specie, ove la richiesta di riesame fosse stata trasmessa tempestivamente, dall'ufficio del giudice per le indagini preliminari che l'ha ricevuta, al tribunale del riesame, fermo restando che non sussiste un obbligo di trasmissione in capo all'ufficio ricevente perché non previsto dalla legge, seguendo questo diverso indirizzo giurisprudenziale, l'impugnazione non sarebbe stata ritenuta inammissibile. |