Riscossione: le indagini bancarie possono riguardare anche conti correnti intestati a terzi?

La Redazione
02 Aprile 2025

La SC ritiene ammissibile che le indagini bancarie svolte dall'ADER, con riferimento ad una società di cui si sospetti l'evasione fiscale, riguardino non solo i conti correnti intestati alla società, ma anche conti correnti di terzi, quali ad esempio i familiari del socio maggioritario

Una società impugnava l'avviso di accertamento notificatole dall'Agenzia delle Entrate (di seguito ADER), mirato a recuperare importi Ires, Irap e Iva. Erano stati appurati, infatti, un maggior reddito imponibile e un più elevato valore della produzione, sulla scorta di indagini bancarie svolte, oltre che sui conti correnti della società anzidetta, su quelli del suo legale rappresentante e socio maggioritario e di altre persone fisiche, rientranti nella compagine familiare di quest'ultimo. Le movimentazioni bancarie riscontrate venivano reputate ingiustificate e riconducibili alla società sicché veniva rilevata l'esistenza di redditi societari non contabilizzati. La CTP di Caserta, adita dalla contribuente, ne rigettava il ricorso. La CTR della Campania, al contrario, accoglieva il successivo appello della società, annullando l'avviso di accertamento. L'ADER ricorreva in Cassazione, censurando – per ciò che qui rileva – la violazione degli artt. 2727 e ss. c.c., in relazione all'art. 360, n. 3, c.p.c., per avere la sentenza negato la rilevanza indiziaria degli elementi forniti dall'Amministrazione finanziaria, in quanto intestati a terzi e non alla società.

La Suprema Corte ha accolto il succitato motivo di ricorso, poiché - secondo il giudice di legittimità - la CTR ha assertivamente trascurato di scandagliare e soppesare gli elementi indiziari dedotti dall'Agenzia a supporto della riconducibilità delle operazioni in contestazione alla società, ponendosi in contrasto con il principio secondo cui «In tema di accertamento delle imposte sui redditi, le indagini bancarie possono riguardare anche conti correnti intestati a terzi, ove si possa ritenere che siano stati utilizzati per occultare operazioni commerciali a scopo di evasione fiscale, in base ad indizi, il cui onere di allegazione è a carico dell'Ufficio, non desumibili dal solo vincolo familiare esistente tra il titolare del conto ed il contribuente accertato, essendo necessari ulteriori elementi idonei a dimostrare, in via logico-presuntiva, la riferibilità a quest'ultimo delle movimentazioni bancarie registrate sul conto del familiare, privo di una situazione reddituale con esse compatibile» (Cass. civ., sez. trib., 17 agosto 2023, n. 24747). Peraltro, in tema di Iva, l'accertamento fiscale svolto attraverso acquisizioni bancarie ai sensi dell'art. 51, comma 3, n. 7, D.P.R. n. 633/1972 «non è limitato ai soli conti bancari o postali o ai libretti di deposito intestati al titolare dell'azienda individuale o alla società ma, in presenza di elementi sintomatici (quali il rapporto di stretta contiguità familiare, l'ingiustificata capacità reddituale dei prossimi congiunti nel periodo di imposta, l'infedeltà della dichiarazione, l'attività di impresa compatibile con la produzione di utili o, come nella specie, l'essere quella oggetto di verifica un'impresa familiare) può essere esteso anche a quelli intestati a terzi» (Cass. civ., sez. trib., 21 gennaio 2021, n. 1174). Inoltre, in tema di accertamento dell'imposta sui redditi «le verifiche fiscali finalizzate a provare, per presunzioni, la condotta evasiva possono anche indirizzarsi sui conti bancari intestati al coniuge o al familiare del contribuente, potendo desumersi la riferibilità a quest'ultimo da elementi sintomatici, quali:

  • il rapporto di stretta familiarità,
  • l'ingiustificata capacità reddituale dei prossimi congiunti nel periodo di imposta considerato,
  • l'infedeltà delle dichiarazioni
  • e l'esercizio di attività da parte del contribuente compatibile con la produzione della maggiore redditività riferita a dette persone» (Cass. civ., sez. trib., 15 gennaio 2020, n. 549).

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