Risarcimento danni per dosso non segnalato: è necessario provare l'esistenza di una situazione insidiosa?
08 Aprile 2025
Tale responsabilità può escludersi grazie alla dimostrazione, di cui è onerato il custode, della rilevanza causale alla produzione del danno delle condotte del danneggiato o di un terzo, rispettivamente anche solo colpose e imprevedibili. È quanto stabilito dalla Corte di Cassazione che, con l'ordinanza in commento, è tornata a pronunciarsi in materia di danni cagionati da cose in custodia enunciando un nuovo principio di diritto per cui «la responsabilità ex art. 2051 cod. civ., per danni cagionati dalla condizione del manto stradale, prescinde dalla prova della ricorrenza di una situazione di insidia, essendo sufficiente la dimostrazione del nesso tra «res» ed evento dannoso, potendo tale responsabilità escludersi grazie alla dimostrazione, di cui è onerato il custode, della rilevanza causale, esclusiva o concorrente, alla produzione del danno delle condotte del danneggiato o di un terzo, rispettivamente anche solo colpose e imprevedibili». In particolare, la Suprema Corte è stata chiamata a verificare la legittimità della pronuncia del giudice di seconde cure che rigettava la richiesta di risarcimento danni dei ricorrenti in seguito ad un sinistro stradale verificatosi a causa della presenza sull'asfalto di un dosso non segnalato. Secondo l'Appello, doveva escludersi «la responsabilità della pubblica amministrazione per danni causati a persone che transitano su pubbliche strade, anche nel caso di danni cagionati da cattivo stato manutentivo della strada di proprietà dell'ente pubblico, ove l'evento dannoso si sia verificato per negligenza e disattenzione dell'utente». I ricorrenti ritenevano che la Corte territoriale, non allineandosi a quanto già stabilito sul tema dalla giurisprudenza di legittimità in funzione nomofilattica, avesse seguito un percorso giuridico erroneo, ignorando i principi consolidati sulla responsabilità ex art. 2051 c.c. e la rilevanza dell'eventuale condotta colposa del danneggiato. In tal senso, i Giudici hanno chiarito che la responsabilità per danni causati da cose in custodia, avendo natura oggettiva, può essere esclusa solo dalla prova del caso fortuito (che appartiene alla categoria dei fatti giuridici), senza bisogno di alcun elemento soggettivo, oppure dalla dimostrazione che la condotta del danneggiato o di un terzo (rientrante nella categoria dei fatti umani) abbia avuto rilevanza causale nell'evento dannoso. In particolare, è stato sottolineato che l'incidenza causale del comportamento del danneggiato (sia essa esclusiva o concorrente) implica che tale comportamento debba essere colposo, senza che sia necessario che la condotta si presenti anche come autonoma, eccezionale, imprevedibile o inevitabile. Nel caso specifico, la sentenza impugnata, nel respingere le richieste di risarcimento dei ricorrenti contro il Comune, aveva stabilito che la responsabilità della Pubblica Amministrazione per i danni causati dalle strade di sua proprietà può configurarsi solo se il danneggiato dimostra l'esistenza di una situazione insidiosa, caratterizzata da un doppio requisito: la non visibilità oggettiva del pericolo e la non prevedibilità soggettiva dello stesso. Tuttavia, la Corte aveva ritenuto che la strada fosse dotata di un piccolo dosso, visibile e, quindi, non integrativo di insidia o trabocchetto, escludendo così la responsabilità dell'ente municipale. Su questo punto, la Suprema Corte ha ribadito che, ai fini dell'accertamento causale, non rilevano la natura "insidiosa" della cosa in custodia né la percepibilità e evitabilità del pericolo da parte del danneggiato: tali elementi sono estranei alla disciplina dell'art. 2051 c.c., come ribadito anche dalla giurisprudenza precedente (Cass. n. 4051/2024; Cass. n. 5116/2023). In definitiva, per i Giudici, il danneggiato non ha l'onere di provare la natura insidiosa della cosa o la mancanza di colpa propria; al contrario, spetta al custode dimostrare che tali caratteristiche siano tali da escludere o attenuare il nesso causale tra la cosa custodita e il danno subito.
Fonte: Diritto e Giustizia |