Quando è ammissibile l'azione di rimborso straordinaria nei confronti dell'Erario dell'addizionale sull'accisa per l'energia elettrica

09 Aprile 2025

In materia di rimborso dell’addizionale provinciale sull’accise sull’energia elettrica, la sottoposizione del fornitore a procedura di concordato preventivo rende l’azione nei suoi confronti da parte del cliente finale particolarmente gravosa e giustifica l’azione diretta e straordinaria verso l’Erario. Così si è pronunciata la Corte di Giustizia Tributaria di primo grado di Piacenza con la sentenza n. 61 dell’8 aprile 2025.

Il caso. Una società, attiva nel settore imballaggio e stampa di consumo, quale consumatore finale, ha sempre corrisposto al fornitore l'addizionale provinciale sull'accise per la fornitura dell'energia elettrica sino alla sua abrogazione nel 2012 e quindi anche con riferimento al periodo 2010-2011. In virtù dell'indirizzo giurisprudenziale di legittimità - che ha recepito l'interpretazione fornita dalla CGUE poiché in contrasto con la normativa eurounitaria, con la conseguente disapplicazione dell'addizionale anche con riferimento al periodo precedente all'espressa abrogazione – la società chiedeva direttamente all'Erario (e per esso all'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) la restituzione delle somme versate a tale titolo dal momento che l'azione diretta verso l'Erario, in luogo dell'azione verso il fornitore (cd. legittimazione straordinaria), era da considerarsi pacifica in giurisprudenza nel caso di eccessiva onerosità dell'azione ordinaria verso il fornitore: nel caso di specie veniva ad essere giustificata dalla circostanza che lo stesso fornitore era stato posto in concordato preventivo. Tuttavia, l'Agenzia negava il rimborso ritenendo insussistenti i presupposti per esercitare l'azione diretta oltre che prescritto il credito azionato. Da cui il ricorso al giudice tributario.

La “legittimazione straordinaria”. I giudici piacentini, nel concludere per l'accoglimento del ricorso, hanno preliminarmente osservato come, secondo un ormai pacifico indirizzo giurisprudenziale, detta azione è ammissibile non solo nel caso in cui la domanda di rimborso nei confronti del fornitore risulti impossibile, ma anche nel caso in cui essa sia eccessivamente gravosa (ex pluribus, cfr. Cass. n. 10730/2021, Cass. n. 10731/2021, Cass. n. 3233/2020, Cass. n. 901/2020, Cass. n. 27099/2019, Cass. n. 29981/2019). Ad analoga conclusione si perviene sulla base del diritto unionale il quale offre conferma in ordine al fatto che qualora il rimborso da parte del fornitore si riveli impossibile o “eccessivamente difficile”, il principio di effettività impone “che il consumatore finale sia in grado di rivolgere la domanda direttamente allo stato membro” (CGUE C/316/22 del 11/4/2024). Applicando i principi consolidatisi nella giurisprudenza nazionale e sovranazionale, ai giudici territoriali è apparso inequivoco, nel caso concreto, che la sottoposizione del fornitore a procedura di concordato preventivo, perdipiù con previsione per i creditori chirografari del “pagamento di una percentuale insignificante”, rendesse l'azione nei confronti del fornitore particolarmente gravosa in ragione delle particolari condizioni soggettive del fornitore stesso e dall'esito più che incerto della possibilità di un concreto recupero.

Sulla prescrizione. La Corte piacentina ha, altresì, respinto l'eccezione del fisco relativamente alla asserita prescrizione del credito osservando che il dies a quo inizia a decorrere da quando il diritto può essere fatto valere, e cioè dal 1° gennaio 2012, data di abrogazione dell'imposta (cfr. anche Cass. n. 30912/2019, in un caso sovrapponibile). Nel caso di specie l'atto interruttivo della prescrizione era stato notificato nel maggio del 2021 ovvero prima del decorso del termine decennale di prescrizione.

La sentenza in commento è perfettamente in linea con il più recente indirizzo della Corte di legittimità (Cass., sent. 21154/2024) secondo cui “il principio di effettività impone che il consumatore finale di energia elettrica – ove abbia corrisposto al fornitore di energia a titolo di rivalsa imposte in contrasto con il diritto dell'Unione e ove risulti che l'azione di rimborso nei confronti del fornitore risulti eccessivamente difficoltosa – ha legittimazione straordinaria nei confronti dell'Erario a esperire l'azione di indebito oggettivo che avrebbe esperito nei confronti del fornitore, assoggettata a prescrizione ordinaria e non al termine di decadenza di cui all'art. 14, comma 2, d.lgs. n. 504/1995”. La S.C. ha, altresì, precisato che “la ripercussione da parte del fornitore di energia, soggetto di imposta, sul consumatore finale di una imposta a titolo di rivalsa, la quale venga successivamente dichiarata incompatibile con il diritto dell'Unione con direttiva tardivamente attuata dallo Stato italiano non costituisce, pertanto, unicamente ragione per procedere con azione per il risarcimento del danno nei confronti dello Stato per mancata o inadeguata attuazione di una direttiva, bensì costituisce anche titolo per procedere nei confronti dell'ente impositore (ADM) con azione di ripetizione di indebito oggettivo”.

Pertanto, «in caso di addebito da parte del fornitore di energia al consumatore finale dell'addizionale provinciale di cui all'art. 6, comma 2, d.l. n. 511/1988 in contrasto con l'art. 48 Dir. 2008/118/CE, l'impossibilità per il consumatore finale di far valere l'azione di indebito oggettivo nei confronti del fornitore costituisce presupposto per formulare l'azione di indebito oggettivo nei confronti dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli».

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.