Notifica della sentenza presso il difensore revocato: effetti e conseguenze

14 Aprile 2025

Se la sentenza viene notificata al precedente difensore della parte, revocato, invece che ai nuovi difensori, la notifica è inesistente, nulla oppure efficace con conseguente tardività del deposito dell'appello?

Massima

Con la sottoscrizione della procura apposta a margine o in calce all’atto di costituzione del difensore in cui si dà atto della revoca del precedente patrono, la parte (revocante) assume la paternità di quanto dichiarato dal difensore (facendo propria la dichiarazione di revoca contenuta nell’atto che formalmente la parte stessa non sottoscrive); tanto determina che la revoca è perfettamente riferibile alla parte e il deposito dell’atto di costituzione dei nuovi difensori ha valore costitutivo della conoscenza legale della sostituzione nei confronti della controparte. In tal caso, ove la notificazione sia stata effettuata presso il difensore revocato, si determina non già l’inesistenza, posto che un criterio astratto di collegamento tra il domicilio del difensore revocato e la parte rappresentata pur sempre sussiste, ma la nullità della notificazione della sentenza di primo grado, che come tale è del tutto inidonea a far decorrere il termine breve per la proposizione dell’appello.

Il caso

Il ricorrente, socio accomandatario di società in liquidazione, propone ricorso per Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello di Roma con cui era stato dichiarato inammissibile l’appello da lui proposto contro la sentenza del Tribunale romano che aveva respinto la sua domanda relativa alla declaratoria di nullità o annullabilità della deliberazione assunta dai soci della società relativa alla determinazione del compenso da corrispondere al liquidatore giudiziale della stessa.

La Corte d’Appello osservava che l’appello era inammissibile in quanto tardivo perché notificato ben oltre il termine breve che doveva applicarsi nella fattispecie, dato che la sentenza di primo grado era stata ritualmente notificata al ricorrente presso gli avvocati originariamente nominati che dovevano a tutti gli effetti ritenersi legittimati a ricevere l’atto perché suoi difensori, poiché l’atto di nomina dei nuovi procuratori, depositato in primo grado dal ricorrente, doveva interpretarsi, in assenza di espressa dichiarazione di avvenuta revoca del mandato conferito ai precedenti avvocati come aggiunta nel collegio dei nuovi legali.

La questione

Il ricorrente deduce la nullità della sentenza ex art. 360 n. 4 c.p.c. per violazione degli artt. 85 c.p.c. e 1396 c.c. sulla base del principio per cui la parte, firmando la procura, fa proprio il contenuto dell'atto cui la procura accede, oltre agli effetti degli atti che tramite essa il difensore compie, e anche del principio giurisprudenziale sulla valenza sostitutiva della nomina in corso di causa di un nuovo difensore, affermando che il tenore dell'atto di nomina dei nuovi difensori avrebbe dovuto indurre a ritenere che la parte, sottoscrivendo la nuova procura alle liti, aveva fatto proprio il contenuto processuale e sostanziale di essa, sicché era inequivocabile la volontà di revocare e sostituire i precedenti difensori.

Invece la Corte territoriale aveva ritenuto che l'interpretazione letterale dell'atto di nomina dei nuovi difensori e dell'allegata procura, depositata all'udienza innanzi al Tribunale nel giudizio di merito fosse equivoca. La stessa Corte di merito non aveva altresì considerato che nell'atto depositato era chiaramente indicato che la parte aveva già comunicato la revoca ai precedenti difensori, affermazione che dimostra che la revoca del mandato era già stata effettuata dal ricorrente e comunicata ai propri precedenti difensori.

In particolare il tenore dell'atto di nomina depositato all'udienza davanti al Tribunale e della procura ad esso annessa era tale da rendere del tutto chiara la volontà di revoca del mandato ai precedenti difensori e la nomina dei nuovi. In essa infatti si rinveniva:

  1. l'indicazione che i procuratori ivi indicati erano “nuovidifensori enuovidomiciliatari;
  2. che tali difensori erano nominati “in sostituzione”, espressione che lasciava chiaramente intendere la volontà di sostituire il precedente collegio difensivo;
  3. l'affermazione che la parte aveva già comunicato la revoca ai precedenti difensori.

Le soluzioni giuridiche

Secondo la Corte di Cassazione il fatto che la parte avesse dato atto nella procura di aver «già comunicato la revoca ai precedenti difensori» è affermazione che dimostra che la revoca del mandato era già stata effettuata dal ricorrente e comunicata ai precedenti difensori. Infatti il contenuto volitivo-sostanziale della procura è univocamente ed esclusivamente riferibile alla parte che dispone dei propri diritti e non agli avvocati revocati che, al massimo, hanno un onere di comunicazione dell'evento che non è necessario per rendere efficace l'avvenuta sostituzione.

Risulta pienamente applicabile alla fattispecie considerata la giurisprudenza della Corte di legittimità secondo cui in presenza di univoche espressioni contrarie, si deve ritenere che il difensore precedentemente nominato sia stato sostituito dal nuovo difensore. La Corte ha infatti affermato che in termini generali, la nomina, nel corso del giudizio, di un secondo procuratore non autorizza, di per sé sola, in difetto di univoche espressioni contrarie, a presumere che la stessa sia fatta in sostituzione del primo, dovendosi, invece, presumere che ne sia stato aggiunto a questi un altro, e che ognuno di essi sia munito di pieni poteri di rappresentanza processuale della parte, in base al principio del carattere ordinariamente disgiuntivo del mandato stabilito dall'art. 1716, comma 2, c.c. (Cass. civ., sez. I, 27 giugno 2019, n. 17291; Cass. civ., sez. II, 31 marzo 2017, n. 8525; Cass. civ., sez. trib., 27 luglio 2007, n. 16709). Il che significa che in presenza di univoche espressioni contrarie si deve ritenere il contrario, cioè che il difensore nominato in precedenza sia stato sostituito dal nuovo.

Con la conseguenza che nella fattispecie in esame deve applicarsi il principio posto da Cass. civ., sez. un., 20 luglio 2016, n. 14916 secondo cui In tema di ricorso per cassazione, il luogo in cui la notificazione viene eseguita non attiene agli elementi costitutivi essenziali dell'atto. Ne consegue che i vizi relativi all'individuazione di detto luogo, anche qualora esso si riveli privo di alcun collegamento col destinatario, ricadono sempre nell'ambito della nullità dell'atto, come tale sanabile, con efficacia ex tunc, o per raggiungimento dello scopo, a seguito della costituzione della parte intimata (anche se compiuta al solo fine di eccepire la nullità) o in conseguenza della rinnovazione della notificazione, effettuata spontaneamente dalla parte stessa oppure su ordine del giudice ai sensi dell'art. 291 c.p.c. La sentenza ha composto il contrasto giurisprudenziale formatosi sulla notificazione del ricorso eseguita presso il procuratore della controparte costituito in primo grado e contumacia della stessa nel giudizio di appello e sul profilo della notificazione del ricorso per cassazione effettuata presso il procuratore della controparte costituito in primo grado e revoca del mandato a tale difensore con nomina di uno diverso per l'appello. Rispetto al secondo punto, quello che in questa sede interessa precipuamente, il contrasto di giurisprudenza era così sintetizzabile:

  • secondo un primo indirizzo in questa ipotesi la notificazione è affetta da giuridica inesistenza e non da mera nullità (con esclusione, pertanto, di ogni possibilità di sanatoria o rinnovazione), dal momento che, una volta intervenuta la sostituzione del difensore revocato, si interrompe ogni rapporto tra la parte ed il procuratore cessato e questi non è più gravato da alcun obbligo, non operando, in tale ipotesi, la proroga disposta dall'art. 85 c.p.c. per il solo caso della semplice revoca del mandato, non accompagnata dalla nomina di un nuovo difensore (tra altre, Cass. civ., sez. un., 23 aprile 1987, n. 3947; Cass. civ., sez. I, 17 aprile 2007, n. 9147; Cass. civ., sez. III, 11 febbraio 2009, n. 3338; Cass. civ., sez. trib., 27 luglio 2012, n. 13477);
  • altro orientamento ritiene, invece, che una tale notifica, essendo eseguita in un luogo diverso da quello prescritto, ma non privo di un astratto collegamento con il destinatario, è affetta da nullità e non da giuridica inesistenza, con l'effetto che la rituale presentazione del controricorso contenente la difesa nel merito, dimostrando ex post che la notificazione ha raggiunto lo scopo cui era preordinata, impedisce di ritenerla inesistente poiché non riferibile al luogo ed alla parte destinataria, con conseguente ammissibilità del ricorso (Cass. civ., sez. II, 26 novembre 2004, n. 22293; Cass. civ., sez. I, 11 giugno 2007, n. 13667; Cass. civ., sez. III, 29 maggio 2013, n. 13451).

La Corte di Cassazione, a soluzione del contrasto, aveva pronunciato i seguenti principi di diritto:

  • «L'inesistenza della notificazione del ricorso per cassazione è configurabile, in base ai principi di strumentalità delle forme degli atti processuali e del giusto processo, oltre che in caso di totale mancanza materiale dell'atto, nelle sole ipotesi in cui venga posta in essere un'attività priva degli elementi costitutivi essenziali idonei a rendere riconoscibile un atto qualificabile come notificazione, ricadendo ogni altra ipotesi di difformità dal modello legale nella categoria della nullità. Tali elementi consistono:
    • nell'attività di trasmissione, svolta da un soggetto qualificato, dotato, in base alla legge, della possibilità giuridica di compiere detta attività, in modo da poter ritenere esistente e individuabile il potere esercitato;
    • nella fase di consegna, intesa in senso lato come raggiungimento di uno qualsiasi degli esiti positivi della notificazione previsti dall'ordinamento (in virtù dei quali, cioè, la stessa debba comunque considerarsi, ex lege, eseguita), restando, pertanto, esclusi soltanto i casi in cui l'atto venga restituito puramente e semplicemente al mittente, sì da dover reputare la notificazione meramente tentata ma non compiuta, cioè, in definitiva, omessa»;
  • «Il luogo in cui la notificazione del ricorso per cassazione viene eseguita non attiene agli elementi costitutivi essenziali dell'atto. Ne consegue che i vizi relativi alla individuazione di detto luogo, anche qualora esso si riveli privo di alcun collegamento col destinatario, ricadono sempre nell'ambito della nullità dell'atto, come tale sanabile, con efficacia ex tunc, o per raggiungimento dello scopo, a seguito della costituzione della parte intimata (anche se compiuta al solo fine di eccepire la nullità) o in conseguenza della rinnovazione della notificazione, effettuata spontaneamente dalla parte stessa oppure su ordine del giudice ai sensi dell'art. 291 c.p.c.».

Osservazioni

In base al principio affermato nella giurisprudenza della Corte e prima ricordato secondo cui in difetto di una inequivoca manifestazione di volontà il rilascio di una seconda procura ad altro difensore non implica la revoca di quella rilasciata in precedenza, ne deriva che in presenza di inequivoche – come nel caso di specie – dichiarazioni nel senso della revoca, il precedente difensore deve intendersi chiaramente revocato. Sotto questo profilo la sentenza in commento appare ineccepibile dato che dal tenore dell’atto di nomina di nuovo difensore depositato in primo grado risultava chiaramente che la parte avesse inteso revocare i precedenti difensori, cui, peraltro, aveva già comunicato (così come dichiarato nell’atto di nomina) la revoca.

Sotto il profilo della nullità e non della inesistenza della notificazione della sentenza di primo grado in quanto effettuata ai difensori revocati, pur applicando la sentenza il principio posto dalle citate Sezioni Unite, residua qualche perplessità dato che in presenza di una valida revoca del mandato al precedente difensore (cosi come chiaramente ricostruito dalla Corte in base all’esame degli atti processuali) non sembra sussistere quel criterio di astratto collegamento tra il domicilio del difensore revocato e la parte rappresentata che la Corte, invece, afferma.

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