Costituzionalmente illegittima l'addizionale provinciale all’accisa sull’energia elettrica

La Redazione
17 Aprile 2025

L'addizionale provinciale all'accisa sull'energia elettrica, abrogata nel 2012, non rispetta il requisito della finalità specifica richiesto dal diritto UE, dal momento che la norma istitutiva ne prevede solo una generica destinazione del gettito «in favore delle province».

Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, pronunciandosi sulla questione sollevata dal Tribunale di Udine, con la sentenza n.43/2025 in cui ha evidenziato che «tale conclusione trova pieno conforto nella giurisprudenza di legittimità, che, nel ritenere non applicabile il suddetto articolo 6 per contrasto con le menzionate direttive, ha precisato che la citata finalità non è “in grado di essere distinta dalla generica finalità di bilancio” (Cass., n. 27101 del 2019, confermata, da ultimo, da Corte di cassazione, sezione tributaria, ordinanza 11 settembre 2024, n. 24373)».

La Consulta ha, inoltre, richiamato la pronuncia della Corte di giustizia 11 aprile 2024, causa C-316/22, Gabel industria tessile spa e Canavesi spa, in cui è stato stabilito che «il cliente del servizio di fornitura di energia elettrica deve potere esercitare un'azione diretta nei confronti dello Stato anche nel caso di impossibilità giuridica di agire contro il fornitore. Ciò in conseguenza del fatto che il giudice civile, constatata la preclusione della strada della non applicazione, dovrebbe sempre rigettare la domanda di ripetizione di indebito proposta dal cliente nei confronti del fornitore e basata sulla contrarietà dell'imposta alla direttiva». Dalla sentenza della CGUE consegue, dunque, la possibilità di esercitare direttamente l'azione di ripetizione di indebito da parte del cliente nei confronti dello Stato, pur mantenendo fermo che il giudice interno non può disapplicare, nell'ambito di una controversia tra privati, la norma nazionale in contrasto con una direttiva UE.

A seguito della sentenza che ha dichiarato l'incostituzionalità della suddetta addizionale, tuttavia, i clienti dei fornitori potranno ora esercitare l'azione di ripetizione dell'indebito direttamente nei confronti di questi ultimi (che potranno rivalersi, a loro volta, nei confronti dello Stato), dato l'effetto ex tunc, salvo per i rapporti esauriti, della pronuncia di questa Corte.

Alla luce di tali considerazioni, la Corte Costituzionale, riuniti i giudizi, ha dichiarato:

  • l'illegittimità costituzionale dell'art. 6, commi 1, lettera c), e 2, del decreto-legge 28 novembre 1988, n. 511 (Disposizioni urgenti in materia di finanza regionale e locale), convertito, con modificazioni, nella legge 27 gennaio 1989, n. 20, come sostituito dall'art. 5, comma 1, del decreto legislativo 2 febbraio 2007, n. 26 (Attuazione della direttiva 2003/96/CE che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità);
  • inammissibile  la costituzione in giudizio di Consorzio energia assindustria Vicenza - Energindustria;
  •  inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'art. 14, comma 4, del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 (Testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative), sollevate, in riferimento agli artt. 3,24,41,111, primo e secondo comma, e 117, primo comma, della Costituzione, quest'ultimo in relazione agli artt. 16 e 52 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, dal Collegio arbitrale di Vicenza con l'ordinanza indicata in epigrafe.

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