L’efficacia probatoria del documento digitale dal punto di vista della giurisprudenza
16 Aprile 2025
Breve premessa La disciplina della scrittura privata individua il fondamento dell'efficacia probatoria nella sottoscrizione, elemento questo decisamente indispensabile sia per le norme di matrice sostanziale (artt. 2702 – 2704 c.c.), sia per quelle di sapore processuale (artt. 214 ss. c.p.c.). Non a caso in dottrina si è affermato che tutta la dommatica del documento è incentrata sulla figura dell'autore e dominata dall'idea della paternità dello scritto (F. CARNELUTTI, Studi sulla sottoscrizione, in Riv. dir. comm., 1929, 509) e che la sottoscrizione costituisce comunque il tratto d'unione tra il documento come cosa e l'autore al quale essa rimanda (F. DE SANTIS, Il documento non scritto come prova civile, Napoli 1988, 75). Non pochi problemi originano però dal fatto che oggi la maggior parte delle comunicazioni e, più in generale, l'attività espressiva avvengono in via informatica: esse sono sempre affidate ad un testo scritto, senza però essere corredate da firma autografa. In altri termini, occorre chiarire se i nuovi criteri di imputazione – che aprono la questione del riferimento della dichiarazione in capo al soggetto dichiarante – sono effettivamente idonei a supplire alla mancanza di firma autografa. A ben guardare, tale fenomeno costituisce una classica manifestazione di aformalismo, inteso quale conseguenza del ritmo frenetico degli affari e della velocità (recte immediatezza) delle relative comunicazioni, indipendentemente dalle distanze tra i soggetti che comunicano, fenomeno alla base dell'espansione dell'attività documentatrice e, ad un tempo, della crisi della firma autografa. In breve, se da un lato il formalismo legislativo si avvale delle due tipologie di atto pubblico e scrittura privata, entrambe costruite sulle fondamenta rappresentate dalla sottoscrizione, l'aformalismo enfatizza il carattere durevole del testo prescindendo dal vincolo grafico con l'autore. Prima di esaminare l'efficacia probatoria dei documenti informatici, sembra necessario delineare un breve quadro di riferimento dei principali interventi normativi che hanno convulsamente interessato tali tematiche. Per far fronte ai nuovi bisogni della pratica è stato, difatti, introdotto nel nostro ordinamento dall'art. 15, l. n. 59/1997 il principio della c.d. equiparazione dei documenti informatici e muniti di firma digitale ai documenti cartacei dotati di sottoscrizione autografa. Poco tempo dopo, l'art. 10, comma 2, d.P.R. n. 513/1997 (Regolamento recante criteri e modalità per la formazione, l'archiviazione e la trasmissione di documenti con strumenti informatici e telematici), ha riconosciuto all'apposizione o all'associazione della firma digitale al documento informatico la qualifica di corrispettivo della sottoscrizione autografa dei documenti scritti su supporto cartaceo, attribuendo espressamente – con l'art. 5 della medesima disposizione – al documento informatico così sottoscritto la stessa efficacia della scrittura privata ex art. 2702 c.c.; il documento informatico privo dell'apposizione della firma digitale era invece caratterizzato dalla stessa efficacia probatoria delle riproduzioni meccaniche di cui all'art. 2712 c.c. Con il d.lgs. n. 10/2002, il legislatore ha recepito la Direttiva 99/93/CE sulle firme elettroniche ed attribuito al documento informatico corredato da firma digitale o da altra tipologia di firma elettronica efficacia di piena prova, fino a querela di falso, della provenienza delle dichiarazioni da chi l'ha sottoscritto. A ben guardare, si trattava di una scelta che contraddiceva l'impianto degli artt. 214. ss. c.p.c. perché la previsione normativa non consentiva il disconoscimento del documento informatico sottoscritto, anche con firma elettronica semplice, equiparandolo automaticamente alla scrittura privata riconosciuta, verificata od autenticata, senza bisogno di alcun riconoscimento o autenticazione. Le norme sui documenti informatici e sulle firme elettroniche sono poi confluite nel codice dell'amministrazione digitale, introdotto dal d.lgs. n. 82/2005 (come modificato dal d.lgs. n. 159/2006 e dal d.lgs. n. 235/2010) e alla loro disciplina processuale e sostanziale sono stati dedicati gli artt. 20 e 21. Con particolare riferimento ai documenti informatici non sottoscritti, va detto che l'art. 20, comma 1-bis, CAD, ha conferito loro l'idoneità «a soddisfare il requisito della forma scritta», ed affermato che il valore probatorio è liberamente valutabile dal giudice, «tenuto conto delle caratteristiche di sicurezza, integrità e immodificabilità». Il principio generale contenuto in questa disposizione è meglio specificato dal successivo art. 21, che prevede una sorta di graduazione dell'efficacia probatoria del documento informatico, in base alle diverse caratteristiche dei criteri di imputazione della dichiarazione ivi contenuta ad un determinato soggetto. In particolare, il legislatore ha stabilito che il documento corredato da una firma elettronica è liberamente valutabile dal giudice, che deve sempre tenere conto delle caratteristiche «oggettive di qualità, sicurezza, integrità ed immodificabilità». Non così per il documento informatico munito di firma elettronica avanzata, qualificata o digitale. Trattandosi di particolari tipologie di firme che assicurano «l'identificabilità dell'autore, l'integrità e immodificabilità del documento», l'art. 21, comma 2, CAD, riconosce al documento informatico che ne è provvisto l'efficacia dell'art. 2702 c.c. In tutti questi casi, la medesima disposizione stabilisce, altresì, che l'utilizzo del dispositivo di firma elettronica (avanzata, qualificata, digitale) si presume riconducibile al titolare, salvo che quest'ultimo fornisca una prova contraria. Successivamente alle riforme apportate al codice dell'amministrazione digitale dalla riforma del 2017 (d. lgs. n. 217/2017), le linee salienti dell'efficacia probatoria di tali peculiari documenti corrono lungo due diverse direttrici. La prima. L'art. 20, comma 1-bis, CAD, ha conferito loro l'idoneità «a soddisfare il requisito della forma scritta», ed affermato che il valore probatorio è quello proprio dell'art. 2702 c.c. quando vi è apposta una firma digitale, altro tipo di firma elettronica qualificata o una firma elettronica avanzata o, comunque, è formato, previa identificazione informatica del suo autore, attraverso un processo avente i requisiti fissati dall'AgID ai sensi dell'art. 71, con modalità tali da garantire la sicurezza, integrità e immodificabilità del documento e, in maniera manifesta e inequivoca, la sua riconducibilità all'autore. In tutti gli altri casi, l'idoneità del documento informatico a soddisfare il requisito della forma scritta e il suo valore probatorio sono liberamente valutabili in giudizio, in relazione alle caratteristiche di sicurezza, integrità e immodificabilità. La data e l'ora di formazione del documento informatico sono opponibili ai terzi se apposte in conformità alle Linee guida. La seconda. Il successivo art. 21, comma 2-bis, CAD, fornisce ulteriori disposizioni relative ai documenti informatici, sottoscritti con firma elettronica avanzata, qualificata o digitale: così, salvo il caso di sottoscrizione autenticata, le scritture private degli atti che richiedono la forma scritta ex art. 1350, comma 1, nn. 1-12, c.c., se fatte con documento informatico, sono sottoscritte, a pena di nullità, con firma elettronica qualificata o con firma digitale. Quelle di cui al n. 13 redatte su documento informatico o formate attraverso i procedimenti informatici sono sottoscritti, a pena di nullità, con firma elettronica avanzata, qualificata o digitale ovvero sono formate con le ulteriori modalità di cui all'art. 20, comma 1-bis, primo periodo. Al comma successivo si dispone inoltre che, salvo quanto previsto dal d.lgs. n. 110/2010, ogni altro atto pubblico redatto su documento informatico è sottoscritto dal pubblico ufficiale a pena di nullità con firma qualificata o digitale. Le parti, i fidefacenti, l'interprete e i testimoni sottoscrivono personalmente l'atto, in presenza del pubblico ufficiale, con firma avanzata, qualificata o digitale ovvero con firma autografa acquisita digitalmente e allegata agli atti. Le ricadute applicative Non potendo in questa sede esaminare funditus l'intera normativa, ci si limita a richiamare le principali ricadute applicative ed a registrare altresì i diversi ambiti di riferimento. Così, in relazione alla stampa dei movimenti contabili ottenuta dal correntista in forza del servizio di home banking, si è riconosciuto che rappresenta una copia (o estratto) analogica del documento informatico, non sottoscritto, costituito dalla corrispondente pagina web, la quale è ricompresa nella definizione di documento informatico, di cui all'art. 1, lett. p), d.lgs. n. 82/2005 (CAD), avente efficacia probatoria delle riproduzioni meccaniche ex art. 2712 c.c.; sicché, giusta l'art. 23, d.lgs. n. 82/2005, si presume conforme, quanto ai dati ed alle operazioni in essa riportati, alle scritturazioni del conto stesso in mancanza di contestazioni chiare, circostanziate ed esplicite formulate dalla banca e riguardanti, specificamente, la loro non conformità a quelle conservate nel proprio archivio cartaceo o digitale (Cass. civ., sez. I, 29 gennaio 2024, n. 2607; ma v. pure Cass. civ., sez. III, 26 agosto 2020, n. 17810). Discorso più complesso è da farsi per la posta elettronica che, come noto, consiste in un testo (con o senza allegati) inviato al gestore del servizio perché sia inoltrato a destinazione con la consegna nella casella di posta elettronica del destinatario. Sembrerebbe assimilabile — sul piano dell'efficacia probatoria e in via analogica — a quella del telegramma: se il messaggio non è sottoscritto il giudice può ritenere provati i fatti in esso descritti sino a che la parte, contro cui il documento viene utilizzato, non lo disconosca. Sviluppando questa linea interpretativa, la Suprema Corte ha ritenuto che la e-mail contenente espressioni generiche di consenso alla conclusione di un contratto preliminare di compravendita, ma priva della firma elettronica avanzata, qualificata o digitale del promittente venditore, non integra l'atto scritto richiesto dagli artt. 1350 e 1351 c.c., in quanto solo la predetta firma elettronica avanzata, qualificata o digitale rappresenta l'espressione grafica della paternità ed vincolatività della dichiarazione che la precede, la quale, in mancanza, non comporta la conclusione definitiva di un negozio giuridico allorché la forma scritta sia richiesta ad substantiam (Cass. civ., sez. II, 24 luglio 2023, n. 22012). Ciononostante la e-mail non sottoscritta con firma elettronica qualificata, né con firma digitale, in quanto documento informatico, è idonea a soddisfare il requisito della forma scritta ad probationemdel contratto di assicurazione, ai sensi degli artt. 20 e 21, d.lgs. n. 82/2005 (nel testo, applicabile ratione temporis, successivo al d.lgs. n. 159/2006, ed anteriore alle modifiche di cui al d.lgs. n. 235/2010) se non ne sono contestati la provenienza o il contenuto, oppure, in caso di contestazione, sulla base della libera valutazione del giudice, in ragione delle sue caratteristiche oggettive di qualità, sicurezza, integrità, immodificabilità (Cass. civ., sez. III, 21 maggio 2024, n. 14046). Ad ogni modo, in caso di contestazione circa la provenienza od il contenuto della mail con firma semplice, il giudice non può espungere quel documento dal novero delle prove utilizzabili, ma è tenuto – in forza del disposto dell'art. 21 [oggi art. 20 comma 1-bis)] d.lgs. n. 82/2005 – a valutarlo in una con tutti gli altri elementi disponibili e tenendo conto delle sue caratteristiche intrinseche di sicurezza, integrità, immodificabilità (al riguardo v. pure Cass. civ., sez. I, 17 luglio 2019 n. 19155 – in linea con Cass. civ., sez. II, 21 febbraio 2019, n. 5141; Cass. civ., sez. VI, 14 maggio 2018, n. 11606 -per cui il messaggio di posta elettronica (cd. e-mail) o lo short message service (cd. SMS) costituiscono documenti elettronici che contengono la rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti che, seppure privi di firma, rientrano tra le riproduzioni informatiche e le rappresentazioni meccaniche di cui all'art. 2712 c.c. e, pertanto, formano piena prova dei fatti e delle cose rappresentate se colui contro il quale vengono prodotti non ne disconosca la conformità ai fatti o alle cose medesime. Resta fermo che l'eventuale disconoscimento di tale conformità non ha gli stessi effetti di quello della scrittura privata di cui all'art. 215, comma 2, c.p.c., poiché se in questo caso, in mancanza di richiesta di verificazione e di esito positivo della stessa, la scrittura non può essere utilizzata, nel primo non può escludersi che il giudice accerti la rispondenza all'originale anche attraverso altri mezzi di prova, comprese le presunzioni (nella specie, veniva in questione il disconoscimento della conformità ad alcuni SMS della trascrizione del loro contenuto). Infatti, al pari del messaggio di posta elettronica (cd. e-mail), lo short message service costituisce un documento elettronico che contiene la rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti che, seppure privo di firma, rientra tra le riproduzioni informatiche e le rappresentazioni meccaniche di cui all'art. 2712 c.c. e, pertanto, forma piena prova dei fatti e delle cose rappresentate se colui contro il quale viene prodotto non ne disconosca la conformità ai fatti o alle cose medesime. V'è da dire, sempre in tema di efficacia probatoria delle riproduzioni informatiche di cui all'art. 2712 c.c., che il disconoscimento idoneo a fare perdere ad esse la qualità di prova, pur non soggetto ai limiti e alle modalità di cui all'art. 214 c.p.c., occorre sia chiaro, circostanziato ed esplicito, dovendosi concretizzare nell'allegazione di elementi attestanti la non corrispondenza tra realtà fattuale e realtà riprodotta, anche se non ha gli stessi effetti del disconoscimento previsto dall'art. 215, comma 2, c.p.c. Ed infatti, a differenza di questo che in mancanza di richiesta di verificazione e di esito positivo della stessa preclude l'utilizzazione della scrittura, il primo non impedisce che il giudice accerti -come anticipato - la conformità all'originale anche attraverso altri mezzi di prova, comprese le presunzioni (cfr., altresì, Cass. civ., sez. lav.,17 febbraio 2015, n. 3122, in cui la Corte ha confermato la sentenza impugnata, laddove aveva ritenuto utilizzabile un DVD contenente un filmato, considerato che la parte aveva contestato del tutto genericamente la conformità all'originale della riproduzione informatica prodotta e che il giudice di merito aveva ritenuto l'assenza di elementi che consentissero di ritenere il documento non rispondente al vero; conf. Cass. civ., sez. lav., 2 settembre 2016, n. 17526). Per la giurisprudenza di merito (Trib. Milano, 24 ottobre 2017), in caso di contestazione specifica e disconoscimento formale di tali messaggi, per valutare la veridicità di quanto asserito e verificare la corrispondenza della documentazione prodotta ai messaggi effettivamente inviati e contenuti nell'app in questione, il giudice può disporre un'apposita consulenza tecnica d'ufficio. Ma, in assenza dei supporti informatici (ad es. gli smartphone o il pc, in caso di Whatsapp Web) nei quali sono contenute le conversazioni in chat, non è possibile conferire ad esse valore probatorio, neppure attraverso un ordine di produzione che, in considerazione delle preclusioni processuali, avrebbe natura esplorativa e surrogatoria di oneri processuali di parte non assolti (nel caso di specie, in giudizio erano stati prodotti soltanto gli stralci di tali conversazioni via chat: considerato che le stampe dei messaggi prodotti sono state espressamente contestate dalla ricorrente e che non sono state dunque utilizzabili come mezzo di prova, è risultata dimostrata l'insussistenza del fatto contestato). Alla stessa conclusione è giunto la medesima Corte di merito in un altro giudizio, nel quale sono state considerate prive di qualsiasi valore probatorio le conversazioni WhatsApp e Sms estratte dall'utenza telefonica e prodotte con trascrizioni su fogli Word(Trib. Milano, 6 giugno 2017). Quanto al licenziamento intimato via WhatsApp, partendo dalla circostanza che in tema di forma scritta del licenziamento prescritta a pena di inefficacia, non sussiste per il datore di lavoro l'onere di adoperare formule sacramentali, potendo la volontà di licenziare essere comunicata al lavoratore anche in forma indiretta purché chiara, si è ritenuto che il recesso intimato a mezzo WhatsApp assolva l'onere della forma scritta trattandosi di documento informatico che parte ricorrente ha con certezza imputato al datore di lavoro, tanto da provvedere a formulare tempestiva impugnazione stragiudiziale. Il messaggio inviato via WhatsApp è stato pertanto considerato un documento informatico che, laddove ricevuto, ha piena validità di prova, a maggior ragione se il dipendente impugna il licenziamento cosi avvenuto nel caso in esame, dimostrando in modo inequivocabile di aver ricevuto e di aver imputato il messaggio con certezza al datore di lavoro (Trib. Catania, 27 giugno 2017; conf. Corte app. Firenze, sez. lav., 5 luglio 2016, n. 629 ma lo strumento impiegato era lo SMS). Tuttavia per Cass. civ., sez. lav., 8 marzo 2018, n. 5523 deve ritenersi illegittimo il licenziamento fondato su e-mail prive di firma digitale; per Cass. civ., sez. lav., 12 dicembre 2017, n.29753 è legittimo il licenziamento effettuato tramite posta elettronica ordinaria durante il periodo di prova. A completamento del quadro finora illustrato va aggiunto che la giurisprudenza di merito (Trib. Ravenna, 20 marzo 2017) ha ritenuto:
Resta da dire che la più recente giurisprudenza di legittimità ha affermato che i messaggi whatsapp e gli sms conservati nella memoria di un telefono sono utilizzabili quale prova documentale e, dunque, possono essere legittimamente acquisiti mediante la mera riproduzione fotografica, con la conseguente piena utilizzabilità dei messaggi estrapolati da una chat di whatsapp mediante copia dei relativi screenshot, tenuto conto del riscontro della provenienza e attendibilità degli stessi (Cass. civ., sez. II, 18 gennaio 2025, n. 1254). A sostegno di tale principio, la S.C. ha considerato che i messaggi whatsapp, al pari dei messaggi di posta elettronica, rappresentano dei documenti elettronici che contengono la rappresentazione di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti; nonostante tali documenti informatici siano privi di firma e non abbiano l'efficacia della scrittura privata ex art. 2702 c.c., rientrano tra le riproduzioni informatiche e le rappresentazioni meccaniche ai sensi dell'art. 2712 c.c. Pertanto, qualora il soggetto contro cui vengono prodotti non ne disconosca la conformità, formano piena prova dei fatti e delle cose rappresentate. In altre parole, le prove digitali rientrano nel novero delle c.d. riproduzioni meccaniche di cui all'art. 2712 c.c., per cui le riproduzioni fotografiche, informatiche o cinematografiche, le registrazioni fonografiche e, in genere, ogni altra rappresentazione meccanica di fatti o di cose formano piena prova dei fatti e delle cose rappresentate, se colui contro il quale sono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti o alle cose medesime. Pertanto, il riconoscimento del valore probatorio dei messaggi whatsapp è subordinato alla condizione che risulti pacifica tanto la autenticità della provenienza del messaggio quanto l'integrità del suo contenuto.Resiste un orientamento minoritario che riconduce le prove digitali non sottoscritte nell'ambito della disciplina del documento informatico, definito dall'art. 1, lett. p), d.lgs. n. 82/2005 (il c.d. CAD), quale documento elettronico che contiene la rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti. L'art. 20, comma 1-bis dello stesso decreto stabilisce che il documento informatico soddisfa il requisito della forma scritta e ha l'efficacia di cui all'art. 2702 c.c. quando vi è apposta una firma digitale o, comunque, è formato con modalità tali da garantire la sicurezza, integrità e immodificabilità del documento nonché la sua riconducibilità all'autore; in tutti gli altri casi, precisa il legislatore, l'idoneità del documento informatico a soddisfare il requisito della forma scritta ed il suo valore probatorio sono liberamente valutabili in giudizio, in relazione alle caratteristiche di sicurezza, integrità e immodificabilità. Ora, aderendo ad una siffatta impostazione, si finisce inevitabilmente per attribuire al messaggio whatsapp un'efficacia probatoria maggiore rispetto a quella prevista per il documento informatico munito di firma digitale che, stante il rinvio contenuto al richiamato art. 20, comma 1-bis, d.lgs. n. 82/2005, fa piena prova della provenienza delle dichiarazioni da chi l'ha sottoscritto se colui contro il quale è prodotto ne riconosce la sottoscrizione o se non è legalmente riconosciuta. Riferimenti Oltre agli autori ed alla giurisprudenza citata nel testo, vedi:
|