Truffa on line: per l’aggravante della minorata difesa occorre una valutazione caso per caso
15 Aprile 2025
Massima In tema di truffa online, è configurabile l'aggravante della minorata difesa quando l'autore del reato approfitta delle condizioni di luogo o di tempo che ostacolano la difesa della vittima. La Corte di cassazione ha stabilito che l'uso di strumenti informatici per ingannare la vittima, sfruttando la distanza fisica e la difficoltà di verifica immediata delle informazioni, costituisce un'ipotesi di minorata difesa, aggravando così la responsabilità penale dell'autore della truffa. Il caso Tizio, venditore di autovetture, aveva utilizzato un sito web per truffare diverse persone, approfittando della loro fiducia e della difficoltà di verificare l'autenticità delle informazioni fornite online. La persona offesa, ingannata dall'esibizione di documentazione in copia, aveva, dopo l'effettuazione dei bonifici, contattato ed incontrato il proprietario della vettura, visionando anche la stessa. Tizio era stato condannato in primo grado per il reato di truffa aggravata dall'approfittamento di circostanze tali da ostacolare la privata difesa. La Corte d'appello aveva confermato la sentenza del Tribunale da cui ne è conseguito il ricorso in Cassazione da parte di Tizio. Quest'ultima, nell'accogliere la tesi difensiva, secondo cui l'aggravante non era configurabile solo perché i contatti tra Tizio e l'acquirente della stessa erano stati intrattenuti via mail e anche telefonicamente, ha evidenziato come la soluzione adottata dalla Corte d'appello in relazione all'applicazione della circostanza aggravante della 'minorata difesa' appariva semplicistica, laddove individuava nel mero svolgimento delle trattative per via telematica e telefonica l'indice di meritevolezza dell'aggravamento sanzionatorio della truffa nella vendita del veicolo. La questione È configurabile l'aggravante della c.d. minorata difesa nei casi in cui il comportamento fraudolento venga realizzato attraverso l'utilizzo del web? Quali sono gli estremi che devono sussistere? Le soluzioni giuridiche La Cassazione ha stabilito che in tema di truffa online, è configurabile l'aggravante della minorata difesa quando l'autore del reato approfitta delle condizioni di luogo o di tempo che ostacolano la difesa della vittima. La Corte ha affermato che l'uso di strumenti informatici per ingannare la vittima, sfruttando la distanza fisica e la difficoltà di verifica immediata delle informazioni, costituisce un'ipotesi di minorata difesa, aggravando così la responsabilità penale di un possibile autore della truffa. Nel caso analizzato, la Corte ha esaminato il vizio di motivazione sollevato dalla difesa dell'imputato, che sosteneva che non vi fosse stato alcun artificio da parte di quest'ultimo e che si trattasse di un mero inadempimento contrattuale. La Corte ha ritenuto tale motivo inammissibile, in quanto riproponeva le stesse doglianze già esaminate e respinte nelle precedenti fasi processuali. In particolare, in base alla condotta tenuta da Tizio che si era presentato con il proprio nome, aveva fornito il proprio numero di telefono e numero di conto corrente, indicando infine correttamente gli estremi della impresa individuale di cui era titolare, era errato sostenere l'aggravante della 'minorata difesa'. La scelta della persona offesa di non visionare preliminarmente la vettura derivava esclusivamente da scelta personale, che non poteva essere ascritta all'imputato. Semmai era mancata la predisposizione, ad opera dell'imputato, di accorgimenti atti a sviare eventuali ricerche e celare la propria identificabilità, circostanza, quest'ultima, confermata dalla indicazione di dati reali (nome, attività, conto corrente) al potenziale acquirente. Al riguardo la Cassazione ha evidenziato che la soluzione adottata dalla Corte d'appello in relazione all'applicazione della circostanza aggravante della 'minorata difesa' appariva semplicistica, laddove individuava nel mero svolgimento delle trattative per via telematica e telefonica l'indice di meritevolezza dell'aggravamento sanzionatorio della truffa nella vendita del veicolo. Conseguentemente gli ermellini hanno sottolineato l'importanza di una valutazione dettagliata e specifica delle circostanze di ogni caso per applicare l'aggravante della 'minorata difesa'; l'uso di strumenti telematici o informatici non implica automaticamente l'applicazione dell'aggravante, soprattutto quando vi è trasparenza e tracciabilità delle azioni dell'imputato. A ribadire la necessità dello scrutinio caso per caso, in una vicenda simile a quella oggetto del caso esaminato dalla Cassazione, la stessa giurisprudenza di legittimità aveva ribadito che è configurabile l'aggravante della minorata difesa, con riferimento all'approfittamento delle condizioni di luogo, solo quando l'autore abbia tratto, consapevolmente e in concreto, specifici vantaggi dall'utilizzazione dello strumento della rete, negando la ricorrenza dell'aggravante in concreto, avendo rilevato che l'imputato aveva fornito la propria reale identità e che la vettura offerta in vendita era esistente e visionabile in un salone, anche se appositamente allestito per la perpetrazione delle truffe. La giurisprudenza ha avvertito che non si deve generalizzare l'applicazione dell'aggravante a tutti i casi di truffe online. È sempre necessaria la prova che il colpevole abbia concretamente e consapevolmente approfittato delle opportunità ingannevoli offerte dalla rete. Non si può escludere che, in alcuni casi, la truffa sia realizzata online senza che ciò comporti un reale vantaggio specifico per l'autore. Sarà, dunque, necessario dimostrare che l'imputato ha consapevolmente approfittato delle opportunità ingannevoli offerte dalla rete. Di conseguenza se l'imputato agisce in modo trasparente, fornendo i propri dati identificativi e mantenendo contatti tracciabili, l'aggravante potrebbe non essere applicata. Il Provvedimento analizzato contribuisce a rafforzare la giurisprudenza in materia di cybersicurezza e reati informatici, poiché il n. 2-ter al secondo comma dell'art. 640 c.p. (rafforzamento della cybersicurezza nazionale e reati informatici) delimita il perimetro della aggravante, escludendo implicitamente che laddove vi siano contatti 'reali' (cioè telefonici) o trasparenza di informazioni (fornendo i propri dati identificativi) vi possa essere la minorata difesa. La Corte di cassazione ha altresì dichiarato manifestamente infondato il terzo motivo di ricorso, relativo alla richiesta di applicazione delle circostanze attenuanti generiche; la stessa ha ritenuto che la valutazione della pena rientri nella discrezionalità del giudice di merito e che non vi fosse spazio per interventi della Corte di cassazione in assenza di motivazioni contraddittorie o illogiche. In conclusione, la Corte di cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente all'aggravante della 'minorata difesa' e ha rinviato il caso ad altra sezione della Corte d'Appello territoriale per la determinazione della pena. La Corte di cassazione ha ritenuto, dunque, che l'imputato non abbia approfittato consapevolmente delle opportunità decettive offerte dalla rete, poiché ha agito in modo trasparente e tracciabile. Osservazioni La Corte di cassazione, con il provvedimento analizzato, ha ribadito l'importanza di una valutazione dettagliata e specifica delle circostanze di ogni caso, evitando generalizzazioni che potrebbero portare a decisioni ingiuste. La trasparenza e la tracciabilità delle azioni dell'imputato sono state considerate elementi chiave per escludere l'aggravante della 'minorata difesa'. In tema di reati contro il patrimonio, è configurabile tale aggravante con riferimento all'approfittamento delle condizioni di luogo, solo quando l'autore abbia tratto, in concreto, specifici vantaggi dall'utilizzazione dello strumento della rete, laddove la ricorrenza dell'aggravante deve essere negata ove manchi la prova del concreto e consapevole approfittamento, da parte del colpevole, delle opportunità decettive offerte dalla rete, non potendosi escludere che nel singolo caso la truffa sia realizzata con lo strumento on line, ma senza che ciò comporti una reale, specifica situazione di vantaggio per l'autore. Già in passato la Corte di cassazione si è trovata ad analizzare dei casi simili aventi ad oggetto l'aggravante della minorata difesa nei quali ha costantemente sottolineato l'importanza di una valutazione caso per caso delle circostanze aggravanti e attenuanti, evitando generalizzazioni che potrebbero portare a decisioni ingiuste. La trasparenza e la tracciabilità delle azioni dell'imputato sono elementi chiave per escludere l'aggravante della 'minorata difesa'. Un esempio è la sentenza n. 40045/2018 (Onnis), nella quale la Corte di cassazione ha stabilito che l'aggravante della 'minorata difesa' non può essere applicata automaticamente a tutte le truffe online; occorre dimostrare che l'imputato ha consapevolmente approfittato delle opportunità decettive offerte dalla rete. Con la sentenza n. 28070/2021 (Poropat), la Corte di cassazione aveva escluso l'aggravante poiché l'imputato aveva fornito la propria reale identità e la vettura offerta in vendita era esistente e visionabile. |