Revoca dell’ammissione al patrocinio dello Stato: rivalutazione della manifesta infondatezza della domanda

22 Aprile 2025

Posto che l'ammissione al patrocinio dello Stato può revocarsi se la pretesa del richiedente è manifestamente infondata, è sufficiente ai fini della revoca il richiamo del giudice di merito alle ragioni del rigetto della pretesa azionata? Il collegamento tra manifesta infondatezza e revoca dell'ammissione opera automaticamente?

Massima

Costituisce motivazione sufficiente a disporre la revoca dell’ammissione al patrocinio a spese dello Stato il richiamo alle ragioni per le quali viene rigettata la domanda di merito. Il principio trova limite allorché la domanda di merito è ancora sub iudice, posto che altrimenti verrebbe a porsi una relazione di automatismo tra la revoca e la ritenuta non fondatezza della domanda sul merito, operante anche quando successivamente alla revoca la domanda di merito trova accoglimento.

Il caso

Il Tribunale di Roma rigettò l'impugnazione proposta da un cittadino straniero avverso il provvedimento della commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale che ne aveva disposto l'allontanamento dall'Italia. L'impugnazione aveva trovato motivo in asserite violazioni del diritto di difesa verificatesi nella procedura svoltasi dinanzi alla commissione. In proposito il tribunale ritenne che le denunciate violazioni erano in effetti ravvisabili, ma che esse erano state sanate, in quanto le argomentazioni difensive avevano potuto essere proposte nel  successivo giudizio di opposizione; e per tale ragione respinse, perché infondato, il ricorso dell'opponente. Contestualmente il tribunale dispose la revoca dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato cui il cittadino straniero era stato inizialmente ammesso ad opera della commissione territoriale. Era venuto a rivelarsi inesistente, fu affermato, il presupposto necessario per l'ottenimento del beneficio, costituito dalla non infondatezza della domanda, posto che questa era stata rigettata nel merito. Avverso la decisione fu proposto ricorso per Cassazione quanto al rigetto della domanda avente a oggetto l'allontanamento; avverso la revoca dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato fu proposto ricorso per Cassazione ai sensi degli artt. 122 e 136 d.P.R. n. 115/2002, Testo unico in materia di spese di giustizia.

La questione

Il ricorrente sostiene che il Tribunale non avrebbe dovuto fondare il provvedimento di revoca dell’ammissione al patrocinio a spese dello Stato sull’esito sfavorevole dell’impugnazione nel merito della decisione di allontanamento pronunciata dalla commissione. Altrimenti operando, il Tribunale aveva ingiustificatamente stabilito una equivalenza tra le ragioni del rigetto della domanda e l’apprezzamento della sua manifesta infondatezza, preclusiva dell’ammissione al detto patrocinio. L’erroneità di questa valutazione risultava evidente in causa, posto che lo stesso Tribunale aveva riconosciuto l’effettiva esistenza delle inosservanze denunciate con il ricorso avverso la pronuncia della Commissione, pur se poi le aveva ritenute sanate dalla proposizione del giudizio di impugnazione. Senza considerare che tale giudizio si era reso necessario proprio per l’accertamento della sussistenza di quelle inosservanze.

Le soluzioni giuridiche

La Corte ha ricordato che, per le controversie in materia di protezione internazionale, il d.lgs. n. 25/2008 (Norme per il riconoscimento dello status di rifugiato), richiama per quanto riguarda l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato le disposizioni della normativa generale in tema di spese processuali. Anche nel detto particolare ambito, si esclude l'ammissione al patrocinio quando la relativa domanda è proposta con mala fede o con colpa grave o se l'istanza appare manifestamente infondata. Analogamente, secondo le regole disposte dalle norme richiamate, costituisce causa di revoca del beneficio ottenuto (oltre all'aver agito con mala fede o colpa grave) la manifesta non fondatezza della pretesa, ove il giudice dell'impugnazione abbia a valutare in senso difforme l'iniziale apprezzamento prognostico favorevole alla concessione del beneficio trovandone motivo nel mancato accoglimento della domanda in opposizione. In giurisprudenza si è affermato essere sufficiente, ai fini di questa revoca, il riferimento operato dal giudice del merito alle ragioni del rigetto della pretesa azionata. E tuttavia, ha osservato la Corte, quando la domanda di merito è ancora sub iudice non può ammettersi un automatismo della revoca quale necessario effetto del respingimento della domanda pronunciato con il provvedimento ancora oggetto di esame.

Ciò implicherebbe, altrimenti, che la ritenuta infondatezza manifesta della domanda dovrebbe comportare sempre la revoca dell'ammissione al patrocinio; e ciò anche quando viene successivamente accolta l'impugnazione sul merito del provvedimento oggetto dell'opposizione al giudice. Nel caso di specie la revoca era stata disposta per effetto di un errore in diritto, cagionato dall'aver ritenuto sanate le denunciate violazioni del diritto di difesa. E la nuova considerazione da farsi trovava la sua conferma nei fatti, in quanto  il ricorso avverso l'allontanamento disposto dalla commissione territoriale aveva trovato, dopo la revoca dell'ammissione al patrocinio, finale accoglimento nel giudizio di Cassazione.

Osservazioni

L'art. 136, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 (recante le norme generali in tema di spese processuali) detta le disposizioni riguardanti la revoca dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato richiamate anche nell'ambito delle procedure relative alle istanze di protezione internazionale proposte da cittadini stranieri. Una delle regole applicabili per estensione nella detta particolare materia impone al giudice del procedimento di opposizione avverso il provvedimento della commissione territoriale di revocare l'ammissione al patrocinio quando, nel rigettare integralmente l'impugnazione, reputa manifestamente infondata la domanda. Infatti, come evidenzia l'art. 126 dello stesso provvedimento, l'ammissione anticipata è soltanto provvisoria e consente, dunque (se non, più propriamente, impone), una rivalutazione successiva delle condizioni cui essa è subordinata. Ovviamente, poiché la pronuncia di rigetto della domanda tiene conto degli elementi accertati nel corso del procedimento, sono questi elementi a costituire l'oggetto di una contestuale riconsiderazione della sussistenza del presupposto richiesto per godere dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Il più ovvio tra tali elementi è costituito dallo stesso rigetto nel merito della domanda: se questa viene disattesa, è conseguente affermare che la domanda debba essere ritenuta non fondata sin dall'origine, per tal modo risultando palese che l'ammissione al patrocinio non avrebbe potuto essere ammessa.

Conferma, con argomento a contrario, queste considerazioni il disposto dell'art. 35-bis, comma 17, d.lgs. n. 25/2008 (Norme per il riconoscimento dello stato di rifugiato) per la particolare fattispecie esaminata dalla Corte: se il giudice rigetta integralmente il ricorso ma, ciononostante, non ritiene le pretese del ricorrente manifestamente infondate, di questo convincimento deve esporre le ragioni nello stesso decreto di rigetto. Questo vale a confermare che il rigetto della domanda comporta di per sé la revoca dell'ammissione al patrocinio che sia stata precedentemente concessa; e che se la revoca non viene, per contro, disposta, di questa circostanza deve essere spiegata la ragione.

Nel senso di queste conseguenze necessitate si è espressa la giurisprudenza. Si è affermato, infatti, che la disciplina del patrocinio a spese dello Stato nei giudizi in materia di protezione internazionale è regolata dal principio generale per cui costituisce motivo di revoca dell'ammissione sia l'aver agito o resistito in giudizio con dolo o colpa grave sia la rivalutazione giudiziale dell'iniziale giudizio prognostico sulla manifesta infondatezza della pretesa; la specifica previsione di cui all'art. 35-bis, comma 17, d.lgs. n. 25/2008 va intesa, pertanto, nel senso che, se una motivazione è richiesta solo quando l'ammissione al patrocinio non viene revocata, è da ritenere sufficiente, ai fini di giustificare la revoca, il richiamo operato dal giudice del merito alle ragioni del rigetto della domanda (Cass. civ., sez. VI, 24 settembre 2020, n. 20002). In senso conforme si è pronunciata Cass. civ., sez. VI, 27 novembre 2020, n. 27203.

Nel caso in esame, il ricorrente ha denunciato alla Corte di cassazione proprio l'inaccettabilità di un principio che si concreta nell'automatico collegamento causale tra il rigetto della domanda nel merito e la valutazione della domanda come manifestamente infondata. E' stato l'evolversi della vicenda processuale a dimostrare la correttezza della denuncia. Era accaduto che l'opposizione avverso il provvedimento di allontanamento disposto dalla pertinente commissione era stata dal tribunale rigettata, con contestuale revoca dell'ammissione del ricorrente al patrocinio a spese dello Stato. In seguito era stata accolta l'impugnazione  del decreto del Tribunale relativo al provvedimento di allontanamento, con la sua conseguente cassazione e con rinvio per un nuovo giudizio. Il cittadino straniero aveva dunque viste accolte le proprie ragioni di contrasto al suo allontanamento ma rimaneva revocata la sua ammissione al patrocinio disposta dal Tribunale per la ritenuta manifesta infondatezza della domanda. La contraddizione derivava da una formalmente ineccepibile applicazione della normativa ad opera degli organi variamente competenti; ma come rimediare alla situazione venutasi a creare tra l'accoglimento della pretesa perché fondata e la revoca del beneficio per la manifesta infondatezza della domanda?

La Corte ha colto le conseguenze di intima contraddizione denunciate dal ricorrente e ha riveduto il principio della correlazione di sostanziale automaticità tra il rigetto della domanda e la sua pronuncia quale ragione sufficiente di revoca dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Il principio non poteva essere smentito, in quanto in linea generale fondato sull'inequivoco disposto normativo. Né era consentito scendere al sindacato sugli apprezzamenti di fatto discrezionali rimessi al giudice del merito in ordine alla sussistenza, o meno, dei presupposti per la revoca. Essa ha ravvisato un errore di diritto nella pretesa del Tribunale di considerare sanate le violazioni del diritto di difesa, denunciate con l'opposizione al provvedimento di allontanamento, per il fatto stesso che avessero costituito oggetto di esame in quel giudizio: e per tale strada ha posto rimedio alla contraddizione che essa stessa aveva dovuto rilevare. La decisione ha cassato il decreto di revoca del beneficio e ha rimesso gli atti ad altro giudice per una nuova valutazione.

Tutto bene, quindi, ma non sempre potrà esistere una via di uscita del genere di quella utilizzata nel caso in esame

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