La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso non sottoscritto con firma digitale
23 Aprile 2025
Con la sentenza della Sezione II, n. 11593 del 11 marzo 2025, la Corte di cassazione ha precisato che la normativa transitoria applicabile prima dell'entrata in vigore del processo penale telematico, dettata dall'art. 87-bis del decreto legislativo 10/10/2022, n. 150, ha ricalcato la disciplina emergenziale pandemica (art. 24, comma 6-bis e ss. del decreto legislativo 28 ottobre 2020, n. 137, convertito con modificazioni dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, non più vigente), prevedendo, al comma 3, che, quando il deposito di cui al comma 1 – cioè quello che avviene mediante l'invio dell'atto all'indirizzo di posta elettronica certificata – ha ad oggetto un'impugnazione, il documento informatico è sottoscritto digitalmente secondo le modalità indicate con provvedimento della DGSIA e contiene la specifica indicazione degli allegati, che sono trasmessi in copia informatica per immagine, sottoscritta digitalmente dal difensore per conformità all'originale. L'art. 87-bis, comma 7, dello stesso decreto legislativo stabilisce che, fermo restando quanto previsto dall'art. 591 c.p.p., nel caso di presentazione dell'atto a mezzo pec, l'impugnazione inammissibile, tra l'altro, «quando l'atto di impugnazione non è sottoscritto digitalmente dal difensore». Il successivo comma 8 della medesima disposizione dispone che, nei casi previsti dal comma 7, «il giudice che ha emesso il provvedimento impugnato dichiara, anche d'ufficio, con ordinanza di inammissibilità dell'impugnazione e dispone l'esecuzione del provvedimento impugnato». La Corte, pertanto, ha rilevato che, nel caso di specie, il tribunale che ha emesso l'atto impugnato e che ha ricevuto il gravame avrebbe dovuto pronunciare una ordinanza inammissibilità del ricorso per cassazione, in quanto non sottoscritto in modo digitale. La declaratoria di inammissibilità, nondimeno, può essere emessa anche dal giudice dell'impugnazione, nella specie dalla Corte di cassazione, in ragione di quanto disposto dall'art. 591, comma 4, c.p.p. perché le cause di inammissibilità non sono soggette a sanatoria (Cass. pen., sez. III, 2 dicembre 2020, n. 20356, dep. 2021; Cass. pen., sez. III, 17 settembre 2020, n. 35715). |