Rinuncia al mandato difensivo

30 Aprile 2025

La rinuncia al mandato difensivo non comporta l'obbligo per il giudice di nominare all'imputato – che non abbia provveduto alla nomina di un difensore di fiducia – un difensore d'ufficio, in quanto il difensore rinunciante è onerato della difesa fino all'intervento di una nuova nomina.

Il caso e la questione controversa

La Corte di appello di Roma confermava la sentenza di condanna per il reato di truffa ed il difensore, attraverso il ricorso per cassazione – tra l'altro – censurava la decisione impugnata là dove non aveva dichiarato la nullità assoluta per difetto di effettiva rappresentanza processuale dell'imputato. In particolare, in primo grado, dopo la rinuncia al mandato del difensore di fiducia, non sarebbe stato nominato un difensore di ufficio, ma solo un sostituto ai sensi dell'art. 97, comma 4 c.p.p.

Il tema oggetto dalla sentenza è quello dell'individuazione delle conseguenze derivanti dalla rinuncia al mandato difensivo e quali sono le modalità di individuazione del nuovo difensore chiamato ad assistere, nel corso del giudizio, l'imputato medio tempore rimastone privo.

Il principio di diritto
Cass. pen., sez. II, 8 gennaio 2025, n. 7313

Consapevole dell'esistenza di un orientamento contrario, ritiene di confermare l'interpretazione secondo cui la rinuncia al mandato difensivo non comporta l'obbligo per il giudice di nominare all'imputato – che non abbia provveduto alla nomina di un difensore di fiducia – un difensore d'ufficio, in quanto il difensore rinunciante è onerato della difesa fino all'intervento di una nuova nomina.

Il contrasto

Effetti della rinuncia al mandato difensivo 

  • Secondo un primo orientamento, a cui aderisce la Corte di appello, in capo al difensore di fiducia rinunciatario sussiste un perdurante onere di provvedere alla difesa fino alla nuova nomina, così come emerge chiaramente dal disposto dell'art. 107, comma 3 c.p.p., secondo cui «la rinuncia non ha effetto finché la parte non risulti assistita da un nuovo difensore di fiducia o di ufficio», ovvero non sia decorso il termine eventualmente concesso ai sensi dell'art. 108 c.p.p. Di conseguenza, la chiara opzione codicistica non consente di orientare l'interprete – qualora il nuovo difensore non venga immediatamente nominato – nel senso di una automatica nullità, tantomeno assoluta (Cass. pen., sez. V, 19 novembre 2015, n. 3094, Rv. 266052; Cass. pen., sez. I, 13 settembre 2019, n. 46435, Rv. 277795; Cass. pen., sez. III, 1° ottobre 2024, n. 41233, Rv. 287167).
  • Di contro, secondo altra impostazione seguita in numerose sentenze, la rinuncia al mandato difensivo comporta l'obbligo per il giudice, a pena di nullità, di nominare all'imputato, che non abbia provveduto a una nuova nomina fiduciaria, un difensore d'ufficio, posto che l'eventuale designazione temporanea di un sostituto, ai sensi dell'art. 97, comma 4, c.p.p., avendo natura episodica, è consentita nei soli casi di impedimento temporaneo del difensore di fiducia o di quello di ufficio (tra le altre, Cass. pen., sez. VI, 30 aprile 2024, n. 27637, Rv. 286756; Cass. pen., sez. II, 7 luglio 2023, n. 37875, Rv. 285025; Cass. pen., sez. I, 12 settembre 2019, n. 39570, Rv. 276872).
  • In questa prospettiva è stato evidenziato che una diversa soluzione finirebbe per differire a tempo indeterminato gli effetti della rinuncia, non nella prospettiva temporalmente limitata e funzionale al fisiologico svolgimento del processo, bensì in virtù di una decisione del giudice. Tale ordine di idee, in definitiva, rischierebbe di pregiudicare l'effettività del diritto di difesa là dove impedirebbe all'imputato, in situazione di sostanziale minorata difesa in quanto ritenuto ancora difeso dal difensore rinunciante, di effettuare delle scelte processuali soggette a termini perentori.
  • In ogni caso, la nullità generale che consegue alla mancata designazione del difensore di ufficio, non è assoluta, ma a regime intermedio e va, dunque, eccepita entro i termini di cui all'art. 182, comma 2, c.p.p.

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