Cass. n. 11319/2025: in un obiter dictum l'applicazione analogica della T.U.N. ex art. 138 cod. ass. e D.P.R. n. 12/2025
16 Maggio 2025
In un obiter inserito in contesto ultroneo (un danno differenziale da aggravamento di una patologia preesistente con pacifica applicazione della tabella di Milano invocata dalle parti e coperta quindi da giudicato interno) il supremo Collegio ha ritenuto di intervenire (Cass. civ., sez. III, 29 aprile 2025, n. 11319) sul dibattito già avviato con oggetto il perimetro di applicazione cogente o volontaria della nuova tabella legislativa. Si legge nella decisione qui segnalata che «al riguardo mette conto avvertire che, quanto ai valori da porre a base del calcolo a punto, il giudice di rinvio resta vincolato all'applicazione delle Tabelle di Milano nella versione più aggiornata. Per effetto del giudicato interno sul punto formatosi in mancanza di impugnazione incidentale, la Corte territoriale non potrebbe infatti comunque fare applicazione della Tabella approvata con D.P.R. n. 12/2025 ("Regolamento recante la tabella unica del valore pecuniario da attribuire a ogni singolo punto di invalidità tra dieci e cento punti, comprensivo dei coefficienti di variazione corrispondenti all'età del soggetto leso, ai sensi dell'articolo 138, comma 1, lettera b) del codice delle assicurazioni private di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209"), pubblicato nella GU n. 40 del 18 febbraio 2025 ed entrato in vigore il 5 marzo 2025». Nonostante il barrage determinato dal giudicato interno che consolida l'uso unico della Tabella di Milano per la determinazione del danno alla persona nel caso di specie, la Corte ritiene di poter mettere un chiaro sigillo sul tema della applicazione anche retroattiva e per analogia nella generalità dei casi, ove si ponga necessità di identificare il criterio di riferimento per la liquidazione del danno alla persona. Si legge quindi – nella chiara affermazione di indirizzo - circa l'applicazione generalizzata della recente Tabella di legge, che non sarebbero di ostacolo «né il riferimento ai soli danni derivanti da sinistri stradali, né la previsione contenuta nell'art. 5, D.P.R. n. 12/2025 circa l'applicabilità delle disposizioni ai sinistri verificatisi successivamente alla data della sua entrata in vigore». Il discrimine legislativo temporale rappresentato da quanto disposto dall'art. 5, D.P.R. n. 12/2025 varrebbe infatti per «escludere solo un'applicazione diretta delle dette tabelle ma non anche un loro utilizzo indiretto quale parametro di riferimento nella ricerca di valori il più possibile idonei ad assicurare quella uniformità di giudizio a fronte di casi analoghi che costituisce indispensabile declinazione della regola equitativa di cui all'art. 1226 cod. civ. (Cass. n. 12408 del 07/06/2011)». Ancor più della esplicita indicazione interpretativa e di sistema orientata a indirizzare i risarcimenti futuri (indistintamente per materia o data di accadimento si badi bene) verso la nuova TUN, ci pare dirimente ed incontrovertibile l'esplicito e diretto richiamo all'esigenza di uniformità ed equità (di rilevanza costituzionale) che già nel 2011 aveva indotto la stessa Corte ad elevare la tabella di Milano a parametro normativo nazionale (la nota sentenza “Amatucci”, Cass. civ., sez. III, 7 giugno 2011, n. 12408), decisione che all'epoca venne salutata come ineludibile valorizzazione della Tabella meneghina che da quel momento divenne parametro di pressoché assoluta applicazione equitativa nella liquidazione dei danni alla salute. Non pensiamo insomma che l'odierna indicazione della Corte – che certamente attiene ad una valorizzazione di un dato tecnico privilegiato pur nell'esercizio discrezionale rimesso al giudice di merito – potrà avere minor impatto di quella che allora, nel lontano 2011, fu indicata come l'imprimatur della Cassazione al metodo compensativo pretorio milanese. Del resto, ad una prima ricognizione, sempre più giudici di merito sul territorio stanno dando già segnali di privilegiare, anticipando di fatto l'orientamento emerso oggi presso la suprema Corte, la Tabella nazionale per ogni situazione oggetto delle loro decisioni, indipendentemente dalla data di accadimento del fatto generatore del danno. Così, ad esempio, ha deciso il tribunale di Palmi (sentenza del 7 marzo 2025, n. 124 ove viene applica la TUN in riferimento a un sinistro stradale avvenuto in data 23 febbraio 2022) e quello di Avellino (sentenza del 20 marzo 2025 che ha applicato la TUN in riferimento ad un vecchio caso di Med Mal). Ancora, con motivazione articolata, ha deciso in questi termini il tribunale di Perugia (sentenza n. 424 del 31 marzo 2025, il quale applica la TUN in riferimento ad un sinistro stradale avvenuto addirittura in data 29 agosto 2015). Si legge nella motivazione di quest'ultima decisione che «non si pongono, sul punto, questioni di diritto intertemporale, dal momento che, a rigore, non si è verificata alcuna novella legislativa soggetta, salvo deroghe espresse, al disposto dell'art. 11 delle Preleggi». Peraltro, «il fatto che la Tabella Unica preveda un risarcimento del danno non patrimoniale più contenuto rispetto a quelle del Tribunale di Milano allo scopo di “razionalizzare i costi gravanti sul sistema assicurativo e sui consumatori” non appare un elemento decisivo per escluderne l'utilizzazione anche a fatti precedenti alla loro entrata in vigore, perché l'equità del giudice si manifesta al momento della decisione e non prima (in termini si veda la questione del resto analoga al rapporto tra il sistema tabellare ed il meccanismo di liquidazione del danno di cui alla l. 8 marzo 2017, n. 24: cfr. Cass. civ. sez. III, 11 novembre 2019, n. 28990)». La decisione appena riferita si inserisce, anticipandolo di fatto, nel principio ora espresso dalla Corte che non potrà, riteniamo, non avere riflessi applicativi diretti nel sistema di risarcimento del danno alla persona, non solo in ambito RC auto e medica, ma anche in altri contesti della responsabilità civile (infortuni sul lavoro, cadute accidentali e così via) indipendentemente dalla data di accadimento. Proprio per effetto del perimetro disciplinare di cogenza normativa previsto nella TUN, ci sia consentito di osservare che i margini di discrezionalità e di valorizzazione del caso di specie non vengono, per ciò solo, pregiudicati o limitati, essendo gli stessi di converso ampliati dalla disciplina novellata, in quanto a margini di personalizzazione (art. 138 comma 3, cod. ass.), valorizzazione della sofferenza (con le tre fasce di liquidazione del danno morale da fare oggetto di idonea allegazione e prova) e, soprattutto, con la necessità di ampliare gli orizzonti di indagine e risarcitori verso gli aspetti patrimoniali da lucro cessante e da danno emergente), talvolta relegati in posizione subalterna nel dibattito dominante sul criterio equitativo e compensativo più idoneo a risarcire il danno biologico e non patrimoniale. |