La "scatola vuota": excursus della giurisprudenza sul valore probatorio della scatola nera
Filippo Rosada
04 Giugno 2025
Il presente approfondimento è volto a fare il punto sul valore probatorio della scatola nera. L'autore illustra i precedenti della giurisprudenza di merito per poi procedere alla disamina della recente ordinanza Cass. civ., sez. III, 16 maggio 2024, n. 13725.
Premessa: un po' di storia
Come evincibile da un dossier ANIA del 1° febbraio 2014, in Italia l'installazione sui veicoli dei dispositivo c.d. “scatola nera” è iniziata sin dal 2004 e nel 2014, secondo uno studio ANIA, già 2 milioni di veicoli ne erano dotati. Primeggiavamo già rispetto a Paesi quali la Gran Bretagna e gli USA.
La ragione del nostro virtuosismo, però, la si deve ricercare nel tentativo delle compagnie di assicurazione di ovviare ad un altro primato tutto italiano: le frodi assicurative.
Lo sviluppo delle scatole nere è collegato a quello tecnologico. Inizialmente, i dispositivi telematici erano dotati solo di sensori GPS che servivano ad individuare i veicoli oggetto di furto (fine anni '90).
Successivamente, dai primi anni 2000, sui predetti dispositivi iniziavano ad essere installati anche degli accelerometri, che consentivano di calcolare la velocità dell'impatto contro un ostacolo. Il dato era utile in quanto consentiva, con una evidenza scientifica, di poter valutare il nesso causale giuridico tra urto e danno (sia a cose che a persone).
Nel dicembre 2012 con il decreto «Liberalizzazioni», anche il nostro legislatore iniziò a mostrare un certo interesse al fenomeno, prevedendo, per legge, sconti agli automobilisti che installavano la scatola nera (il decreto, di fatto, non verrà mai applicato, in assenza dell'emanazione dei decreti attuativi).
Il Governo riprovò ad interessarsi del fenomeno e nel dicembre 2014, con il decreto «Destinazione Italia», previde per legge uno sconto del 7% sul costo delle polizze base.
La sollevazione di scudi da parte delle compagnie assicurative – che vedevano come un'invasione di campo del legislatore la quantificazione dello sconto – comportava un ripensamento dell'esecutivo.
In realtà, sia consentito osservare, tutte le modifiche legislative intervenute nel corso degli ultimi trent'anni sono state motivate con la finalità della diminuzione dei premi (ricordo l'introduzione del “bonus/malus”, la convenzione CARD sul valore della constatazione amichevole, la diminuzione dei risarcimenti per le lesioni micropermanenti, l'indennizzo diretto), ma non credo di poter essere smentito nel rilevare che riduzioni significative non siano state registrate (sarebbe interessante una reale verifica sul rapporto premi/riforme, anche per comprendere se i metodi applicati sono efficaci rispetto alle denunciate finalità).
Nel periodo analizzato, la giurisprudenza si era divisa in tre differenti indirizzi:
Il primo, di parziale chiusura, in quanto l'installazione della c.d. scatola nera avviene in base ad un rapporto contrattuale tra assicuratore e assicurato che in quanto tale non può essere opponibile ad un soggetto terzo, inoltre i dati si formano unilateralmente e il soggetto terzo non ha possibilità di controllo sulla loro origine. In sostanza, il dato non formandosi nel contraddittorio delle parti – principio che è a fondamento del nostro ordinamento processuale – non può avere valenza di prova, ma soltanto quello di “argomento di prova”, una sorta di indizio che unitamente ad altri elementi convergenti, può essere utile al giudice per suffragare il suo convincimento (Giudice di pace di Noci, Sent. n. 32/2011; Trib. Bari n. 145/2013; Giudice di pace Viterbo n. 2956/2006).
Il secondo, conferisce alle risultanze della scatola nera il valore di prova solo se è accertato il corretto funzionamento dell'apparecchio (Giudice di pace Viterbo, 21 settembre 2008, n. 2956);
Il terzo, consente al giudice di utilizzare le risultanze quali elementi di prova solo se la parte contro la quale questi elementi vengono opposti, non li ha formalmente disconosciuti (Trib. Sassari, 4 agosto 2015, n. 1878; Trib. Roma, 13 luglio 2015, n. 15286).
In questo contesto legislativo e giurisprudenziale si inserisce il c.d. d.d.l. Concorrenza dell'agosto 2017 (l. n. 124/2017, pubblicata in GU il 14 agosto 2017); il legislatore ha ritenuto di implementare il codice delle assicurazioni private, al fine di:
contenere il fenomeno del “commercio” dei testimoni nei giudizi di risarcimento danni da circolazione stradale (art. 135 cod. ass.);
agevolare la celere definizione delle questioni collegate ai danni da RC auto;
limitare le truffe;
deflazionare il contenzioso, il tutto con l'ulteriore scopo di tentare di contenere il costo delle polizze assicurative RCA (art. 145-bis cod. ass.).
Nell'ambito della tecnologia collegata alla circolazione stradale, ha fatto, quindi, il suo ingresso la c.d. scatola nera.
art. 132-ter cod. ass.: «... Le imprese possono richiedere ai soggetti che presentano proposte per l'assicurazione obbligatoria di sottoporre volontariamente il veicolo ad ispezione, prima della stipula del contratto. Qualora si proceda ad ispezione ai sensi del periodo precedente, le imprese praticano una riduzione rispetto alle tariffe stabilite ai sensi del primo periodo. Nel caso in cui l'assicurato acconsenta all'istallazione di meccanismi elettronici che registrano l'attività del veicolo, denominati scatola nera o equivalenti, o ulteriori dispositivi, individuati con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, i costi di installazione, disinstallazione, sostituzione, funzionamento e portabilità sono a carico delle compagnie che praticano inoltre una riduzione significativa rispetto alle tariffe stabilite ai sensi del primo periodo, all'atto della stipulazione del contratto o in occasione delle scadenze successive a condizione che risultino rispettati i parametri stabiliti dal contratto»;
art. 145-bis cod. ass. (Valore probatorio delle cosiddette “scatole nere” e di altri dispositivi elettronici): «Quando uno dei veicoli coinvolti in un incidente risulta dotato di un dispositivo elettronicoche presenta le caratteristiche tecniche e funzionali stabilite ai sensi dell'articolo 132-ter, comma 1, lettere b) e c), e fatti salvi, in quanto equiparabili, i dispositivi elettronici già in uso alla data di entrata in vigore delle citate disposizioni, le risultanze del dispositivo formano piena prova, nei procedimenti civili, dei fatti a cui esse si riferiscono, salvo che la parte contro la quale sono state prodotte dimostri il mancato funzionamento o la manomissione del predetto dispositivo. …».
Sin dai primordi, alcuni commentatori avevano evidenziato come l'entrata in vigore dell'art. 145-bis cod. ass. avrebbe dovuto attendere l'emanazione del decreto del Ministero di cui all'art. 132-ter cod. ass., con l'identificazione delle caratteristiche tecniche e funzionali dei dispositivi.
Le suddette caratteristiche parrebbero previste proprio per ovviare ai problemi processuali collegati alla necessità che la prova, perché sia riconosciuta tale, debba formarsi nel contraddittorio delle parti, così da conferire valore di prova privilegiata all'estratto della scatola nera.
La parte processuale a cui il dato risultante dal dispositivo elettronico viene opposto può solo eccepire il mancato funzionamento o la manomissione del dispositivo per evitare gli effetti probatori conferiti dal legislatore.
Il Giudice di pace di Barra, con ordinanza del 30 settembre 2017, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'art. 145-bis cod. ass. La ragione è collegata proprio alla violazione del principio del contraddittorio per il fatto che la prova si forma fuori dal processo.
Non si ritiene che l'eccezione possa essere accolta della Corte Costituzionale, non foss'altro con riferimento ai precedenti approdi che hanno confermato il valore di prova privilegiata agli autovelox o ai rilevatori del mancato rispetto della luce semaforica rossa.
In ogni caso, la questione non è stata ancora affrontata dalla Consulta in considerazione del fatto che in base ad una informale indagine presso gli uffici preposti, il procedimento non risulta neppure rubricato.
Le decisioni di merito
Le decisioni di merito successive all'entrata in vigore - per quanto evincibile dalle banche dati compulsate - della norma sono state univocamente concordi nell'assegnare all'estratto della scatola nera una rilevanza probatoria privilegiata.
Si ritiene utile segnalare, sul punto, le seguenti recenti sentenze di merito.
Giudice di Pace di Trapani, 16 gennaio 2024: In «tema di sinistro stradale, deve essere riconosciuta efficacia probatoria agli estratti della scatola nera in relazione alla tipologia di rilevamento, nonostante la contraria dinamica emersa in sede testimoniale. Infatti, l'unica modalità per controbattere ai dati della scatola nera è quella di provarne il malfunzionamento o la manomissione (Nella fattispecie il teste, estraneo al sinistro, aveva affermato che il veicolo di parte attrice, al momento dell'incidente, si trovava fermo, in quanto il suo conducente aveva notato il sopraggiungere di altro veicolo, mentre dalle risultanze della scatola nera, posta all'interno del veicolo di parte attrice, si evinceva che il mezzo procedeva contromano ad una velocità di 14 Km/h. Per questo motivo il giudice ha attribuito al conducente del veicolo di proprietà dell'attrice un concorso di colpa nella misura del 70% nella causazione del sinistro)» (In Arch. giur. circ. ass. e resp., novembre 2024).
La sentenza di cui alla precedente massima assume un particolare rilievo in quanto, nella parte motiva, il Giudice di Pace, richiamando un precedente del Giudice di pace di Palermo (12 ottobre 2021, n. 2611, in Arch. giur. circ. ass. e resp., novembre 2021), argomenta in merito al valore di prova privilegiata dell'estratto della scatola nera e ciò anche in ipotesi di contraria circostanza emersa in sede di prova testimoniale. Infatti, prosegue il Giudice di pace., rifacendosi al precedente richiamato, «l'unica modalità per controbattere ai dati della scatola nera è quella di provarne il malfunzionamento o la manomissione, onde – nonostante il teste escusso avesse confermato di avere assistito al sinistro secondo la dinamica prospettata dal danneggiato – i dati scaricati dal satellitare risultano idonei a destituire di ogni fondamento la pretesa attorea».
Come si può notare, nel caso esaminato è stata data piena applicazione all'art. 145-bis cod. ass., tanto da non tenere in considerazione le diverse risultanze della prova testimoniale.
Si segnala, altresì, la sentenza del Tribunale di Milano n. 4039 del 17 maggio 2023 (in Giustizia a Milano, 2023, 5), ove il giudice meneghino ha utilizzato i dati dalla scatola nera per confutare la fondatezza della domanda di indennizzo attorea. In particolare, il sistema satellitare incorporato nell'apparecchio elettronico aveva rilevato, diversamente da quanto affermato dall'attore, che il veicolo era stato utilizzato da quest'ultimo in un orario incompatibile con quanto dichiarato nella denuncia di sinistro, ovverossia successivamente all'asserita sottrazione del mezzo.
Il Tribunale, al fine di dare valore ai dati della scatola nera, così argomenta: «Per quanto riguarda l'efficacia probatoria della scatola nera, la legge n. 124/2017 ha modificato l'art. 145-bis cod. ass., che dispone espressamente che “...le risultanze del dispositivo formano piena prova, nei procedimenti civili, dei fatti a cui esse si riferiscono, salvo che la parte contro la quale sono state prodotte dimostri il mancato funzionamento o la manomissione del predetto dispositivo”. Trattandosi di valore probatorio pieno, non è possibile che tali prove vengano sconfessate attraverso l'escussione di testimoni, ma neppure tramite disconoscimento o querela di falso. L'unica modalità possibile, come indicato dallo stesso art. 145-bis cod. ass., consiste nel provare il malfunzionamento o la manomissione del dispositivo».
Anche nella segnalata decisione, pertanto, l'estensore del provvedimento non rileva alcun problema giuridico nell'assegnare pieno valore probatorio all'applicazione dell'art. 145-bis cod. ass. anche in mancanza dell'emanazione del regolamento di cui all'art. 132-ter cod. ass.
La prima sentenza di legittimità
In questo contesto di unanime applicazione del primo comma dell'art. 145-bis cod. ass., si inserisce l'ordinanza di legittimità Cass. civ., sez. III, 16 maggio 2024, n. 13725.
Si tratta di un incidente stradale in cui la compagnia di assicurazione convenuta ex art. 149 cod. ass. (assicuratore della RCA del veicolo attoreo) eccepisce il concorso di colpa del danneggiato, in considerazione di quanto risulta dall'estratto della scatola nera inserita nel veicolo del suo assicurato/attore. In particolare, l'accelerometro rileva una velocità superiore a quella massima consentita.
Sia il Giudice di Pace che il Tribunale - nella veste di giudice del gravame - condannano la compagnia di assicurazione a risarcire il danno; in particolare, il giudice del gravame disconosce il valore di prova legale ai dati forniti dal dispositivo satellitare.
L'assicuratore ricorre in Cassazione, eccependo l'errata disapplicazione del disposto dell'art. 145-bis cod. ass.
La Suprema Corte rigetta il ricorso, confermando le decisioni di merito.
Nello specifico, gli Ermellini evidenziano come sarebbe «contro ogni logica e senza alcuna previsione che lo evidenzi attribuire all'art. 145-bis del codice delle assicurazioni private il valore di conservare validità ai dispositivi già installati a prescindere dall'emanazione dei decreti». I Giudici delle leggi rafforzano la loro tesi osservando come sia palese che la disposizione dell'art. 132-ter cod. ass. – richiamata dall'art. 145-bis cod. ass. – che fa «salvi, in quanto equiparabili, i dispositivi elettronici già in uso alla data di entrata in vigore delle citate disposizioni, implichi la necessaria emanazione dei decreti, perché solo essi possono evidenziare le caratteristiche per ravvisare nei vecchi dispostivi la c.d. “equiparabilità”».
Da quanto osservato, i Supremi giudici traggono il seguente principio di diritto: Poiché «l'art. 145-bis cod. ass. è rimasto privo di attuazione in quanto i relativi decreti, previsti dall'art. 132-bis, non sono mai stati emanati, non è possibile attribuire valore legale ad un dato raccolto da uno strumento prodotto da un privato per un privato senza che sia assoggettato a qualsivoglia forma di controllo o al rispetto di determinati parametri».
In conclusione
Non pare di poter essere smentiti se si osserva che sia le univoche sentenze dei Tribunali di merito, che hanno applicato il disposto dell'art. 145-bis cod. ass., sia la prima sentenza di legittimità, che ha ritenuto di non concedere valore di prova privilegiata al dato estratto dalla scatola nera, pecchino di estrema sinteticità.
Se, però, i Tribunali di merito non hanno neppure ritenuto di affrontare il problema circa l'incidenza, sull'applicabilità della norma, della mancata emanazione dei decreti attuativi, si deve dare atto che gli Ermellini, seppur succintamente, abbiano espresso la ragione che li ha portati a ritenere «palese e contrario ad ogni logica» ritenere che gli estratti dei dispositivi installati facciano piena prova prima che siano state chiarite, dai decreti, le caratteristiche tecniche delle scatole nere.
Difficile dare torto a quanto osservato dai Supremi Giudici.
Del resto, a suffragio dell'approdo degli Ermellini, può richiamarsi la recente decisione di legittimità (Cass. civ., sez. II, 18 aprile 2024, n. 10505) circa le caratteristiche tecniche degli autovelox perché siano idonei all'elevazione della contravvenzione da parte dei pubblici ufficiali.
Giova, in proposito, riportare un estratto della parte motiva: «L'omologazione, quindi, consiste in una procedura che - pur essendo amministrativa (come l'approvazione) - ha anche natura necessariamente tecnica e tale specifica connotazione risulta finalizzata a garantire la perfetta funzionalità e la precisione dello strumento elettronico da utilizzare per l'attività di accertamento da parte del pubblico ufficiale legittimato, requisito, questo, che costituisce l'indispensabile condizione per la legittimità dell'accertamento stesso, a cui pone riguardo la norma generale di cui al comma 6 dell'art. 142 c.d.s. (funzionalità che, peraltro, a fronte di contestazione del contravventore, deve essere comprovata dalla P.A. dalla quale dipende l'organo accertatore, secondo l'ormai univoca giurisprudenza di questa Corte: cfr., da ultimo, Cass. civ., sez. II, 26 maggio 2021, n. 14597)».
Detto in altri termini, perché il giudice possa dare valore di prova privilegiata ad un documento estratto da un apparecchio elettronico quale è la cd. “scarola nera”, è necessario che detto strumento possegga determinate caratteristiche tecniche che ne certifichino la perfetta funzionalità e precisione.
Riguardo a dette prerogative, il legislatore ha previsto che debbano essere individuate «con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico». In mancanza del predetto decreto, non sussistendo le garanzie di funzionalità e precisione dello strumento, pare irragionevole e lesivo del principio che vuole la prova formarsi all'interno del processo civile concedere valore di prova privilegiata all'estratto della “scatola nera”.
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