Deposito digitale degli atti ed improcedibilità del ricorso per Cassazione

05 Giugno 2025

E' procedibile un ricorso per Cassazione presentato in formato cartaceo e non telematico dopo il 1° gennaio 2023?

Massima

In forza all'art. 196-quater, comma 1, disp. att. c.p.c., applicabile, ai sensi dell'art. 35, comma 2, d.lgs. n. 149/2022, a tutti i procedimenti civili pendenti avanti la Corte di Cassazione a decorrere dal 1° gennaio 2023, il deposito degli atti processuali e dei documenti, ivi compresa la nota di iscrizione a ruolo, da parte dei difensori, ha luogo esclusivamente con modalità telematiche, salvi i casi eccezionali previsti dall'art. 196-quater, comma 4, disp. att. c.p.c. Di conseguenza, il ricorso non depositato in cancelleria in formato telematico va dichiarato improcedibile.

Il caso

In data 12 novembre 2024 perveniva all'Ufficio Protocollo della Corte di Cassazione, un ricorso a mezzo servizio postale, con il quale un avvocato impugnava la delibera adottata nella seduta del 14 settembre 2022 da parte del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Livorno, come pure la sentenza CNF n. 288/2023, che disponeva  la propria cancellazione dell'albo degli avvocati di Livorno.

La pronunzia delle Sezioni Unite che si annota evidenzia che nel ricorso sono ravvisabili molteplici ragioni di inammissibilità.

Anzitutto, l'avvocato cancellato dall'albo è privo di ius postulandi; il deposito del ricorso è stato effettuato non in modalità telematica; neppure risulta allegata la sentenza che viene impugnata, di conferma della cancellazione dell'albo degli avvocati; ancora, il ricorso non rispetta i requisiti di cui all'art. 360, n. 3, c.p.c., difettando di specificità redazionale e riassuntiva dei fatti processuali; infine,  il ricorso non risulta notificato al Procuratore Generale ed al C.O.A. di appartenenza della ricorrente.

Tuttavia, rispetto a tutte queste ragioni di inammissibilità, evidenziano le Sezioni Unite, risulta «però prevalente il vaglio di procedibilità del ricorso».

La questione

La S.C. nella sua massima composizione si chiede se sia procedibile il ricorso per Cassazione avanzato in formato cartaceo e non digitale.

Le soluzioni giuridiche

Osserva la Corte che, a far data dal 1° gennaio 2023, nell'ordinamento processuale vige l'obbligo di deposito telematico degli atti processuali, esteso anche al giudizio di legittimità e che le deroghe a tale principio sono circoscritte e limitate, non applicabili nella specie.

Da quanto precede, emerge che è escluso il deposito cartaceo di atti e documenti, con la conseguente improcedibilità del ricorso, avanzato dall'avvocato cancellato dall'albo il quale abbia depositato il ricorso in formato cartaceo.

La S.C. fonda la sanzione di improcedibilità del ricorso per cassazione essenzialmente sulla previsione di cui all'art. 196-quater, comma 1, disp. att. c.p.c., che impone a tutte le parti del processo di depositare atti processuali e documenti «esclusivamente con modalità telematiche».

Tale obbligo è stato introdotto per i procedimenti (anche pendenti) del Tribunale, della Corte d'appello e della Corte di cassazione, a far data dal 1° gennaio 2023 (art. 35, comma 2, d.lgs n. 149/2022).

Il mancato rispetto dell'innovativa modalità di deposito telematico comporta l'improcedibilità del ricorso.

Osservazioni

I. Dando attuazione alla legge delega, il d.lgs n. 149/2022 ha introdotto, a far data dal 1° gennaio 2023 (salvo che per il Giudice di pace, per quest'ultimo magistrato a far data dal 30 giugno 2023; art. 35, comma 2, d.lgs n. 149/2022), l'informatizzazione del processo civile, ritenuto fattore idoneo a garantire la velocizzazione dell'esercizio della giurisdizione ed in grado di assicurare il principio di ragionevole durata del processo.

La dematerializzazione del processo è un fenomeno ad ampio spettro, avendo riguardo a molteplici adempimenti: il deposito di atti e la pronunzia dei provvedimenti del giudice (su cui l'art. 196-quater disp. att. c.p.c.), la tenuta del fascicolo informatico (art. 168 c.p.c.), le notificazioni e comunicazioni tramite PEC (v. artt. 149-bis e 170 c.p.c., come novellati) e lo svolgimento dell'udienza, che può essere cartolarizzata (art. 127-ter c.p.c.).

La rivoluzionaria innovazione del deposito degli atti e documenti in telematico è prevista dalla norma di attuazione: «il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione, il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione» (art. 196-quater, comma 1, disp. att. c.p.c., come innovato dal d.lgs n. 164/2024).

Questo significa che tutti gli atti del processo sono digitali, come pure i documenti (sono documenti digitali) che le parti producono e depositano nel corso del giudizio nei rispettivi fascicoli di parte.

Il salto tecnologico rispetto al passato è stato notevole, epocale, per quanto, come emerge trasparente dalla pronunzia sul caso in oggetto, non ancora da tutti completamente metabolizzato.

Per effetto della previsione recata dalla norma di attuazione, nel processo civile ormai tutto il processo è digitalizzato, anche con riguardo alle attività della giurisdizione (quali, verbali di udienza e provvedimenti del giudice: si veda l'art. 196-quater, comma 2, disp. att. c.p.c.) e la carta è stata completamente bandita, essa è tamquam non esset.

Vecchie e sedimentate prassi ed una datata mentalità vanno rimodellate ab imis, in applicazione di questo cruciale principio che ha posto il processo civile al passo con l'innovazione tecnologica.

Le Sezioni Unite hanno individuato la sanzione processuale scaturente dalla violazione della regola che impone il deposito telematico degli atti di parte nel processo civile.

In tal caso, si precisa che il ricorso va dichiarato improcedibile (Cass. civ., sez. I, 20 aprile 2023, n. 10689; Cass. civ., sez. un., 24 luglio 2023, n. 22074; Cass. civ., sez. trib., 8 aprile 2025, n. 9269; Cass. civ., sez. un., 16 maggio 2025, n. 13056, che si annota), ovvero, è inammissibile (Cass. civ., sez. un., 5 dicembre 2023, n. 33959).

II. Si è notato che, a far data dal 1° gennaio 2023, gli atti processuali ed i documenti vanno obbligatoriamente depositati tramite utilizzo del canale informatico (art. 196-quater disp. att. c.p.c.) ed è completamente bandito dal processo civile l'utilizzo della carta (c.d. processo paperless).

L'opzione è ormai irreversibile ed è stata conservata dal Correttivo n. 164/2024 che anzi l'ha implementata. Lo stesso è intervenuto in due significativi luoghi di questa disposizione di  attuazione (pure richiamati dalla pronunzia in commento).

Il formato da utilizzare per il deposito telematico degli atti di parte è il formato PDF digitale, generato dalla trasformazione di un file di testo (non il formato PDF immagine o scansione) (art. 11 D.M. n. 44/2011).

Per quanto si ritenga che anche l'utilizzo dell'atto in formato PDF scansione non determini nullità dell'atto, avendo l'atto raggiunto lo scopo ai sensi dell'art. 156 c.p.c. (Trib. Trani, 31 ottobre 2014 e Trib. Livorno, 25 luglio 2014, in Giur. it., 2015, 367, con nota adesiva di POLI).

Il Correttivo di cui al d.lgs n. 164/2024 ha ristretto le ipotesi eccezionali nelle quali è derogabile l'obbligo di deposito telematico di atti e provvedimenti.

Da un parte, si richiede una valutazione certificata da parte del Direttore Generale dei servizi informatici automatizzati del Ministero della Giustizia, e non più solo da parte del Presidente del Tribunale: «Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informativi automatizzati del Ministero della giustizia certifica che i sistemi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici del Ministero della giustizia. Il ripristino del corretto funzionamento è comunicato con le medesime modalità».

Dall'altra, il correttivo n. 164/2024 è intervenuto riformulando la parte finale del comma primo della norma di attuazione (l'art. 196-quater disp. att. c.p.c.), dettando una previsione significativa: «quando è necessario ai fini della decisione, il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione».

A questo riguardo, spiega la Relazione Illustrativa (p. 43) che: «la norma vigente prevede che per ragioni specifiche il giudice possa ordinare il deposito di "copia cartacea" di singoli atti e documenti, il cui originale può essere tanto cartaceo quanto informatico».

Continua laRelazione: «a ben vedere, tuttavia, in determinate occasioni è necessario acquisire al processo non la copia, bensì l'originale cartaceo di specifici atti o documenti: si pensi, ad esempio, all'ipotesi della scrittura privata disconosciuta o del testamento olografo impugnato per difetto di olografia, in cui è necessario svolgere specifiche verifiche proprio sull'originale».

In tali ultimi casi, il codice prevede il deposito in cancelleria dell'atto in originale in formato cartaceo (ex artt. 217 e 223 c.p.c. ed art. 100 disp. att. c.p.c.).

Tali documenti vanno inseriti nel fascicolo cartaceo di parte, di cui all'art. 169, comma 1, c.p.c.

Come opportunamente precisa la Relazione, l'esigenza di disporre il deposito del documento in formato cartaceo «potrebbe porsi anche in altre occasioni che non è possibile prevedere a priori, stante la estrema varietà dei casi concreti che possono verificarsi».

L'ipotesi che potrebbe ipotizzarsi è, ad esempio, quella della richiesta rivolta alle parti di deposito di copie di cortesia di atti e documenti di causa, in quanto il loro esame mediante lettura sul supporto cartaceo, non a video, può rivelarsi utili per la decisione di cause complesse.

In tal caso, la lettura a video di atti particolarmente corposi ed estesi, oltreché il loro studio, collazione ed analisi, in presenza di una molteplicità di produzione di documenti, rende doverosa la disamina di atti in formato cartaceo.

Una produzione quest'ultima che, evidentemente, non altera i principi con riguardo alla valenza probatoria e processuale del documento informatico ma che, nei congrui casi, serve a fornire al magistrato un proficuo ausilio nella difficile arte del giudicare.

In tali casi potrebbe risorgere il fascicolo cartaceo (di cortesia), il quale contenga le produzioni richieste.

III. Dato che ormai nel processo civile tutte le attività e gli adempimenti procedurali sono divenuti digitali, è naturale approdo l'eliminazione del fascicolo cartaceo.

A questo riguardo, il cancelliere, all'atto della costituzione della parte, si limita a formare il (solo) «fascicolo informatico d'ufficio» (art. 168, comma 2, c.p.c.).

Resta, formalmente e sostanzialmente, bandita la formazione del fascicolo cartaceo d'ufficio, che in passato, nella prassi, veniva predisposto dalla cancelleria che predisponeva la copertina del fascicolo d'ufficio, recante i nomi delle parti, l'oggetto della causa, il numero di r.g., contenente copia dell'atto di citazione.

In seguito alle modifiche recate dal Correttivo n. 164/2024, la formazione del fascicolo cartaceo a cura del cancelliere è divenuto adempimento privo di supporto normativo, cosicché in alcuni uffici la cancelleria non procede più alla sua materiale formazione

Non va, però, sottaciuto che la scelta dell'eliminazione completa di ogni parvenza di supporto cartaceo al fascicolo d'ufficio nella prassi potrebbe rivelarsi rischiosa.

Se il giudice o il suo assistente (U.P.P. ex art. 58-bis c.p.c.) non hanno provveduto a diligentemente trascrivere ed annotare il numero di ruolo della causa, indicando a quale udienza la stessa sia stata rimessa, il fascicolo potrebbe risultare, nella sostanza, smarrito, difficilmente reperibile; fino a quando il difensore della parte non avanzi, a distanza di tempo dall'ultimo evento, istanza di sollecito, per nuovamente movimentarlo; sempreché il giudice, per scrupolo, non verifichi giornalmente i fascicoli privi di indicazione di udienza o di nuova assegnazione, in apposita finestra dell'applicativo consolle del magistrato, aprendo la stringa relativa ai «fascicoli di nuova assegnazione».

Riferimenti

  • BIAVATI, Argomenti di diritto processuale civile, Bologna, 2023, VI° ed., 115-117;

  • CARRATTA, Le riforme del processo civile, Torino, 2023, 232-236.

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