Principio di priorità della causa sospensiva e sospensione cautelare dal servizio
10 Giugno 2025
Con riferimento alla sospensione obbligatoria dal servizio, è costante l'orientamento della giurisprudenza di legittimità secondo cui lo stato di carcerazione preventiva (o di custodia cautelare) del lavoratore subordinato non rientra tra le ipotesi di impossibilità temporanea della prestazione, quale la malattia e le altre situazioni contemplate dall'art. 2110 c.c., con conseguente perdita del diritto alla retribuzione per tutto il tempo in cui si protrae la carcerazione medesima, senza che – ove la detenzione concorra con la sospensione cautelare disposto dal datore - possa essere invocato il principio della c.d. priorità della causa sospensiva della prestazione lavorativa, secondo il quale si considera prevalente, ai fini del trattamento retributivo, la causa verificatasi prima, atteso che esso si riferisce unicamente alle precitate cause legali di sospensione con diritto alla retribuzione (art. 2110 c.c.). infatti, il lavoratore in stato di carcerazione preventiva si trova, non per fatti involontari o comunque tutelati dalla legge, in condizione di non potere riprendere il lavoro, sicché alla pregressa malattia subentra un successivo fatto impeditivo della prestazione imputabile al dipendente e non suscettibile di analoga tutela. A ciò si aggiunga, in via generale, che in caso di malattia non è precluso il licenziamento per giusta causa. Tali considerazioni possono essere estese anche al rapporto tra malattia e sospensione cautelare facoltativa per pendenza di un procedimento penale, essendo ciò sempre connessa a un comportamento addebitabile al lavoratore, il che è sufficiente a impedire il rapporto sinallagmatico ed escludere l'operatività del principio della c.d. priorità della causa sospensiva (anche ove perduri lo stato di malattia). Si precisa, in punto di trattamento retributivo, che qualora la sospensione dovesse risultare ingiustificata e non sorretta dal sopravvenire di un legittimo provvedimento disciplinare, il lavoratore avrebbe diritto ai conseguenti recuperi (Cfr.: Cass., sez. lav., 20 marzo 2025, n. 7479). |