Revoca giudiziale dell’amministratore di condominio già cessato: domanda inammissibile per assenza di interesse

La Redazione
10 Giugno 2025

«In tema di condominio negli edifici, è inammissibile, per carenza di interesse, la domanda dell'assemblea o di ciascun condomino, ex art. 1129 comma 11 c.c., diretta ad ottenere la revoca dell'amministratore cessato dall'incarico per la decorrenza di due anni dalla nomina, essendo questi tenuto, ai sensi dell'ottavo comma dello stesso articolo, soltanto ad eseguire le attività urgenti al fine di evitare pregiudizi agli interessi comuni senza diritto ad ulteriori compensi».

Questo il principio di diritto enunciato dalla Suprema Corte, chiamata a pronunciarsi sulla revoca giudiziale dell'amministratore di condominio, sottolineando i limiti dell'azione esperibile ex art. 1129, comma 11, c.c.

La vicenda trae origine da un giudizio promosso da alcuni condomini per la revoca dell'amministratore uscente per gravi irregolarità, in un momento in cui lo stesso aveva già rassegnato le dimissioni e l'assemblea aveva nominato un nuovo amministratore.

La Corte d'Appello, accogliendo il reclamo, aveva condannato l'ex amministratore al pagamento delle spese di giudizio, applicando il principio della soccombenza virtuale, in ragione delle irregolarità contestate. Tuttavia, la Cassazione ribadisce che il procedimento di revoca ex art. 1129, comma 11, c.c. costituisce un rimedio eccezionale e urgente, destinato a situazioni in cui l'amministratore sia ancora in carica e vi sia un concreto pregiudizio per la gestione condominiale. Quando l'incarico cessa automaticamente per decorso del biennio (art. 1129, comma 10, c.c.) - continuano i giudici - l'amministratore perde ogni potere gestorio e rimane obbligato unicamente alle attività urgenti e alla consegna della documentazione, senza diritto ad ulteriori compensi. In tale ipotesi, viene meno un interesse giuridicamente tutelabile a promuovere la revoca giudiziale, poiché la funzione sostitutiva del giudice rispetto all'assemblea condominiale si esaurisce con la cessazione dell'incarico.

I condomini, quindi, dovranno eventualmente agire per la nomina di un amministratore o, in caso di inerzia, rivolgersi al giudice per la nomina, ma non possono più contestare per questa via condotte pregresse dell'amministratore cessato.

Alla luce delle suddette considerazioni, la Suprema Corte accoglie il ricorso, cassa l'ordinanza impugnata e annulla il provvedimento nella parte in cui statuisce sulle spese (compensando tra le parti i costi processuali dell'intero giudizio).

(fonte: dirittoegiustizia.it)

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