TSO: occorre informare e ascoltare l’interessato
11 Giugno 2025
Massima È incostituzionale l'art. 35 l. n. 833/1978 nella parte in cui non prevede che il provvedimento del sindaco, che dispone il trattamento sanitario obbligatorio, in condizioni di degenza ospedaliera, sia comunicato alla persona sottoposta al trattamento, che la stessa sia sentita dal giudice tutelare prima della convalida, e che il relativo decreto di convalida sia a quest'ultima notificato. Il caso La Corte di cassazione, adita nell'ambito di un giudizio di opposizione avverso il decreto di convalida di un provvedimento sindacale che aveva disposto un trattamento sanitario obbligatorio in condizioni di degenza ospedaliera, ha sollevato, in riferimento agli artt. 2,3,13,24,32,111 e 117, primo comma, Cost., quest'ultimo in relazione agli artt. 6 e 13 CEDU, questioni di legittimità costituzionale degli artt. 33,34 e 35 della legge n. 833 del 1978, “nella parte in cui non prevedono che il provvedimento motivato con il quale il sindaco dispone il trattamento sanitario obbligatorio in condizioni di degenza ospedaliera sia tempestivamente notificato all'interessato, o al suo eventuale legale rappresentante, con l'avviso che il provvedimento sarà sottoposto a convalida del giudice tutelare entro le 48 ore successive e con l'avviso che l'interessato ha diritto di comunicare con chiunque ritenga opportuno e di chiedere la revoca del suddetto provvedimento, nonché di essere sentito personalmente dal giudice tutelare prima della convalida; nonché nella parte in cui non prevedono che l'ordinanza motivata di convalida del giudice tutelare sia tempestivamente notificata all'interessato, o al suo eventuale legale rappresentante, con l'avviso che può presentare ricorso ai sensi dell'art. 35 della legge 833/1978”. Quanto alla rilevanza, la Suprema Corte ne afferma la sussistenza in quanto, il motivo di ricorso su cui è chiamata a decidere, attiene all'assenza di garanzie nel procedimento che ha disposto il trattamento; la legittimità costituzionale di tale procedimento costituirebbe, quindi, questione preliminare e centrale per stabilire se il trattamento sanitario sia stato disposto legalmente o abbia comportato una illegittima privazione della libertà personale e della facoltà di autodeterminarsi in materia di salute. Relativamente, invece, alla non manifesta infondatezza, la Corte ritiene che quello disciplinato dagli artt. 33,34 e 35 della legge n. 833 del 1978 sia un trattamento sanitario coattivo, ai sensi degli artt. 32 e 13 Cost., e che, in quanto tale, dovrebbe rispettare le garanzie richieste da entrambe le disposizioni costituzionali; la mancata previsione, però, della comunicazione alla persona interessata del provvedimento sindacale che dispone il trattamento e della notificazione alla stessa del decreto di convalida del giudice tutelare, nonché la sua mancata audizione da parte del giudice prima della convalida determinerebbero, sempre a detta della S.C., una lesione dell'art. 13 Cost., considerato insieme all'art. 24 Cost., in relazione al diritto di azione e di difesa in giudizio, e all'art. 111 Cost., per cui è giusto solo il processo che si svolge nel contraddittorio. La questione La persona sottoposta a TSO in condizione di degenza ospedaliera per malattia mentale deve essere messa a conoscenza del provvedimento restrittivo della libertà personale e partecipare al procedimento di convalida? Le soluzioni giuridiche La questione affrontata dalla pronuncia in esame impone una breve digressione in merito alla tematica della disciplina legislativa del trattamento sanitario obbligatorio in condizioni di degenza ospedaliera e del suo inquadramento nel sistema delle garanzie costituzionali. La misura oggetto di attenzione è regolata dagli artt. 33,34 e 35 della legge n. 833/1978 i quali ne disciplinano i presupposti sostanziali e le condizioni procedimentali. Quanto ai primi, il trattamento può essere adottato ex art. 34, quarto comma, della citata legge, solo al ricorrere di tre presupposti: l'esistenza di alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici; la mancata accettazione degli stessi da parte dell'infermo; l'assenza di condizioni e circostanze per l'adozione di tempestive e idonee misure extraospedaliere. Le garanzie procedimentali, invece, precedono l'adozione del provvedimento sindacale e consistono in un duplice parere medico. Il provvedimento è adottato su proposta motivata di un medico (art. 33, terzo comma) sottoposta a «convalida» di un secondo medico dell'unità sanitaria locale, dunque appartenente al servizio sanitario nazionale (normalmente uno specialista in psichiatria). Il sindaco adotta il provvedimento che dispone il trattamento entro quarantotto ore dalla convalida da parte dello specialista (art. 35, primo comma), motivando espressamente in ordine all'esistenza dei tre presupposti sostanziali sopra richiamati, tra cui la ricerca dell'alleanza terapeutica e l'assenza di soluzioni per ovviare al ricovero ospedaliero (art. 34, quarto comma, ultimo periodo). A tali garanzie procedimentali, inoltre, si aggiungono il diritto della persona, nel corso del trattamento sanitario obbligatorio, di comunicare con chi ritenga opportuno e il diritto, esercitabile da chiunque, di chiedere al sindaco la revoca o la modifica del provvedimento che ha disposto il trattamento o della sua proroga (art. 33, commi sesto e settimo). Sempre sul piano processuale, l'art. 35 disciplina la convalida giurisdizionale, prevedendo che il provvedimento sindacale debba essere notificato, entro quarantotto ore dal ricovero, tramite messo comunale, al giudice tutelare nella cui circoscrizione rientra il comune; il giudice tutelare, entro le successive quarantotto ore, assunte le informazioni e disposti gli eventuali accertamenti, provvede con decreto motivato a convalidare o meno il provvedimento e ne dà comunicazione al sindaco. In caso di mancata convalida, il sindaco dispone la cessazione del TSO in condizioni di degenza ospedaliera. Non è previsto un termine massimo di durata del trattamento e la persona sottoposta a TSO e chiunque vi abbia interesse possono proporre ricorso contro il provvedimento sindacale convalidato avanti al tribunale competente per territorio. Guardando, poi, più da vicino le garanzie costituzionali, il trattamento sanitario in degenza ospedaliera, costituendo un vero e proprio trattamento sanitario coattivo, in quanto disposto contro la volontà dell'interessato e incidente sulla sua libertà fisica, si pone così sul crinale tra la libertà di autodeterminazione in materia di salute e la regola del consenso, da un lato, e l'esigenza di protezione della salute della persona stessa, dall'altro, così da giustificare in via d'eccezione un trattamento contro la sua volontà imposto mediante coazione fisica. In tale ottica, quindi, le garanzie dell'art. 32, secondo comma, Cost., si aggiungono a quelle dell'art. 13 Cost., relative alla tutela della libertà personale e determinano il carattere eccezionale dell'istituto. Ciò premesso, nell'esaminare la questione di costituzionalità sollevata, la Consulta sottolinea dapprima che, a fronte della discrezionalità del legislatore nel modulare le forme di tutela giurisdizionale, l'art. 35 della legge n. 833/1978 determina una significativa compressione del diritto di difesa e al contraddittorio, cioè dei contenuti minimi della tutela giurisdizionale, la quale assume particolare rilievo perché attiene a provvedimenti amministrativi adottati in assenza del consenso dell'interessato, in violazione del principio di libertà di cura, e incidenti sulla sua libertà fisica, quindi sul nucleo primario della protezione costituzionale della libertà personale. Peraltro, il diritto di ricevere comunicazione dei provvedimenti restrittivi della libertà personale non è inficiato dalla condizione di alterazione psichica in cui versa la persona sottoposta a trattamento sanitario coattivo: la stessa, infatti, sebbene affetta da infermità fisica o psichica, non è per tale ragione privata dei diritti costituzionali, compreso il diritto di agire e di difendersi in giudizio. Di conseguenza, la comunicazione all'interessato del provvedimento del sindaco con il quale è disposto nei suoi confronti un trattamento sanitario coattivo e la notificazione del relativo decreto motivato del giudice tutelare non trovano ostacolo nella condizione di possibile incapacità naturale nella quale il destinatario si trovi al momento della comunicazione o della notificazione. Tuttavia, la condizione di alterazione psichica momentanea in cui versa la persona interessata, può essere di ostacolo all'effettiva comprensione del contenuto delle richiamate comunicazioni, le quali benché necessarie, non sono sufficienti a garantire i diritti costituzionali di difesa e al contraddittorio. Per l'effettività di tali diritti assume, dunque, particolare rilievo l'audizione della persona interessata da parte del giudice tutelare prima della convalida, essendo non solo necessaria per la verifica in concreto dei presupposti sostanziali che giustificano il trattamento, ma anche funzionale alla sua convalida, atteso che la mancanza di quest'ultima conduce alla cessazione della restrizione della libertà personale. Ne consegue, in conclusione, che l'omessa previsione della comunicazione del provvedimento sindacale e della notificazione del decreto di convalida alla persona interessata o al suo legale rappresentante, ove esistente, nonché l'omessa previsione dell'audizione della stessa persona interessata prima della convalida, determinano la violazione degli artt. 13,24,32 e 111 Cost. Osservazioni La pronuncia si presenta interessante anche nella parte in cui la Corte costituzionale ricorda come, con riferimento alle persone fragili, sono previste misure di protezione differenti (interdizione, inabilitazione e amministrazione di sostegno), modulate sulle condizioni concrete del destinatario, le quali, pur nella diversità dei presupposti, sono accomunate dalla centralità assegnata al diritto della persona di essere sentita prima dell’adozione di provvedimenti che la riguardano, in quanto, solo grazie all’audizione, l’autorità giudiziaria è grado di conoscere le reali condizioni in cui versa l’interessato, anche dal punto di vista dell’esistenza di una rete di sostegno familiare e sociale, e di assumere provvedimenti provvisori di protezione. |