Quantificazione del risarcimento del danno per tardiva assunzione da parte della p.a.
17 Giugno 2025
Con riferimento al risarcimento dovuto in caso di ritardata assunzione da parte della P.A. del candidato in posizione utile in graduatoria, costituisce principio consolidato della Suprema Corte di Cassazione quello secondo cui non sussiste il diritto del lavoratore al pagamento delle retribuzioni relative al periodo di mancato impiego che non siano state riconosciute nei successivi atti di assunzione, in quanto tali voci presuppongono l'avvenuto perfezionamento "ex tunc" del rapporto di lavoro. Tuttavia, il lavoratore può agire, in ragione della violazione degli obblighi gravanti in capo all'Amministrazione, ed in presenza di mora della medesima, per il risarcimento del danno ex art. 1218 c.c., ivi compreso, per il periodo anteriore a quello per il quale vi sia stata retrodatazione economica, il mancato guadagno da perdita delle retribuzioni fin dal momento in cui si accerti che l'assunzione era dovuta (detratto l'aliunde perceptum qualora risulti, anche in via presuntiva, che nel periodo di ritardo nell'assunzione l'interessato sia rimasto privo di occupazione o sia stato occupato, ma a condizioni deteriori). Pertanto, la quantificazione del danno risarcibile non può essere orientata dalle retribuzioni non percepite. (Cfr.: App. Potenza, sez. lav., 17 marzo 2025, n. 24; Cass., sez. lav., 05 giugno 2017, n. 13940). |