In quali ipotesi è possibile l’assegnazione parziale della casa familiare?

24 Luglio 2025

Nella pronuncia in esame i giudici di legittimità ritornano sul tema della assegnazione parziale della casa familiare individuando i presupposti necessari perché il giudice di merito possa emettere tale provvedimento e chiarendo il regime giuridico della porzione di casa non assegnata.

Massima

In tema di assegnazione della casa familiare, qualora il giudice decida, nel migliore interesse dei figli, di assegnarne solo una porzione, il potere di imporre limiti al diritto dominicale deve essere esercitato sempre nell'ambito di quanto previsto dall'art. 337-sexies c.c., trattandosi di un provvedimento in favore del genitore convivente con i figli e nell'interesse di costoro, di talché, in siffatti casi, la restante porzione della casa familiare non assegnata resta regolata dal titolo di proprietà o da eventuali diritti reali o di godimento sulla stessa, e non dal provvedimento del giudice del divorzio, con l'ulteriore conseguenza che nessun provvedimento di assegnazione di porzioni di casa familiare, ovvero di altre unità immobiliari che non costituiscono l'ambiente di vita dei figli, può essere disposto in favore del genitore non convivente con la prole, restando a tali fini estranea ogni valutazione relativa alla ponderazione degli interessi di natura solo economica o abitativa dei genitori.

Il caso

Tizio proponeva ricorso per la modifica delle condizioni di divorzio chiedendo, tra l’altro, la revoca dell’assegnazione della casa familiare in favore di Caia.

Il Tribunale rigettava le domande.

Tizio proponeva reclamo innanzi alla Corte d'Appello che, nella contumacia di Caia, accoglieva parzialmente il gravame rilevando che, pur non sussistendo le condizioni per revocare l'assegnazione della casa familiare dal momento che la figlia era ancora non autonoma economicamente, "la suddivisione in due diverse unità abitative dell'immobile adibito a residenza familiare appare condivisibile nonché atta a tutelare le esigenze della figlia Sempronia specie ove si consideri che l'originario nucleo familiare è numericamente ridotto". La Corte, quindi, assegnava il primo piano della casa coniugale a Tizio.

Avverso tale decisione Caia proponeva ricorso per Cassazione.

La questione

La questione esaminata dalla Cassazione afferisce ai presupposti necessari per poter disporre l’assegnazione parziale della casa familiare.

Le soluzioni giuridiche

Secondo la costante giurisprudenza di legittimità, la casa familiare deve essere assegnata tenendo prioritariamente conto dell'interesse dei figli minorenni e dei figli maggiorenni non autosufficienti a permanere nell'ambiente domestico in cui sono cresciuti, per garantire il mantenimento delle loro consuetudini di vita e delle relazioni sociali che in tale ambiente si sono radicate, sicché è estranea a tale decisione ogni valutazione relativa alla ponderazione tra interessi di natura solo economica dei coniugi o dei figli, ove in tali valutazioni non entrino in gioco le esigenze della prole di rimanere nel quotidiano ambiente domestico, e ciò sia ai sensi del previgente art. 155-quater c.c., che dell'attuale art. 337-sexies c.c. (Cass. civ., sez. I, 12 ottobre 2018, n. 25604).

Nonostante il silenzio del legislatore, la giurisprudenza di merito e di legittimità ritiene da tempo che, in casi particolari ed a determinate condizioni, si può disporre una assegnazione parziale, individuando come habitat domestico solo una porzione (o una unità) di un più ampio immobile che ecceda per estensione le esigenze della famiglia (cfr. Cass. civ., sez. I, 11 novembre 2011, n. 23631).

L'assegnazione parziale, comportando una divisione  della (unitaria) casa familiare, può essere disposta solo quando l'immobile sia naturalmente (e giuridicamente) divisibile (cfr. Cass. civ., sez. I, 28 aprile 2023, n. 11294; Cass. civ., sez. VI, 15 ottobre 2020, n. 22266) e quando non ricorra una situazione di conflittualità tra i coniugi talmente accentuata da rendere inopportuna una loro vicinanza abitativa (cfr. Trib. Napoli Nord, sez. I, 22 settembre 2023, n. 3799; Trib. Lamezia Terme, sez. I, 10 marzo 2023, n. 166).

Si ritiene, inoltre, che il giudice può limitare l'assegnazione della casa familiare ad una porzione dell'immobile, di proprietà esclusiva del genitore non collocatario, anche nell'ipotesi di pregressa destinazione a casa familiare dell'intero fabbricato, ove tale soluzione, esperibile in relazione del lieve grado di conflittualità coniugale, agevoli in concreto la condivisione della genitorialità e la conservazione dell'habitat domestico dei figli minori (cfr. Cass. civ., sez. VI, 11 aprile 2014, n. 8580).

Poiché l'assegnazione della casa familiare va operata nell'esclusivo interesse dei figli, il giudice deve invece escludere l'assegnazione parziale della casa se essa sia chiesta dal genitore che non vive con il minore al solo scopo di riottenere la piena disponibilità di una parte del suo patrimonio e per risparmiare sulle spese abitative (cfr. Trib. Salerno, sez. I, 19 febbraio 2024, n. 919; App. Catania, 29 novembre 2017).

I giudici di legittimità nella pronuncia in commento hanno evidenziato che, anche qualora il giudice decida, previa valutazione del miglior interesse dei figli, di assegnarne solo una porzione (o una singola unità abitativa), il potere di imporre limiti al diritto dominicale si esercita pur sempre nell'ambito dato dall'art. 337-sexies c.c., trattandosi di un provvedimento in favore del genitore convivente con i figli e nell'interesse di costoro. In siffatti casi, la restante porzione della casa familiare, quella cioè non assegnata, resta pertanto regolata dal titolo di proprietà o da eventuali diritti reali o di godimento sulla stessa, e non dal provvedimento del giudice della crisi familiare, che può incidere sui diritti dominicali solo in quanto vi sia un interesse del figlio minore o maggiorenne non economicamente autosufficiente da tutelare.

Di conseguenza, nessun provvedimento di assegnazione di porzioni di casa familiare, ovvero di altre unità immobiliari che non costituiscono habitat dei figli, può rendersi in favore del genitore non convivente con la prole, restando estranea, nella fattispecie, ogni valutazione relativa alla ponderazione degli interessi di natura solo economica o abitativa dei genitori.

In applicazione di tali principi la S.C., nella pronuncia in esame, ha accolto il ricorso e revocato l'assegnazione del primo piano della casa coniugale al padre in quanto il provvedimento di merito aveva assegnato al genitore non convivente con la prole una parte dell'immobile in considerazione unicamente delle sue esigenze abitative, riducendo senza alcun motivo collegato all'interesse diretto della figlia all'habitat domestico.

Osservazioni 

Non appare inopportuno ricordare che la qualificazione giuridica di un immobile come "casa familiare", postula, laddove non risulti in modo inequivoco che, prima del conflitto familiare, vi fosse una stabile e continuativa utilizzazione dello stesso da parte del nucleo costituito da genitori e figli, che la destinazione suddetta sia stata impressa dalle parti non solo in astratto (con l'acquisto in comunione), ma anche in concreto, mediante la loro convivenza nell'immobile (cfr. Cass. civ., sez. I, 19 febbraio 2016, n. 3331).

Va, inoltre, ricordato che nel silenzio dell’art. 337-sexies c.c. risulta pacifico in giurisprudenza che l'assegnazione della casa familiare comprende, se non espressamente esclusa, ogni sorta di pertinenza collegata direttamente o funzionalmente all’abitazione stessa (cfr. Cass. civ., sez. I, 13 novembre 2009, n. 24104).

Com’è noto, ai fini della sussistenza del vincolo pertinenziale tra bene principale e bene accessorio è necessaria la presenza del requisito soggettivo dell'appartenenza di entrambi al medesimo soggetto, nonché del requisito oggettivo della contiguità, anche solo di servizio, tra i due beni, ai fini del quale il bene accessorio deve arrecare una utilità al bene principale e non al proprietario di esso. In base a tali principi la S.C. ha ritenuto che l'assegnazione della casa coniugale deve intendersi estesa al box, quale pertinenza della cosa principale, qualora questo sia oggettivamente al servizio dell'appartamento, essendo situato sullo stesso palazzo, ed entrambi gli immobili appartengano ad un solo coniuge (cfr. Cass. civ., sez. I, 13 novembre 2009, n. 24104).

Riferimenti

E. Ravot, La tutela dell'habitat domestico dei figli nell’assegnazione della casa familiare in caso di separazione o divorzio, in IUS Famiglie (ius.giuffrefl.it), 16 giugno 2025;

C. Diquattro, L’assegnazione della casa familiare tra interesse del minore alla stabilità abitativa e tutela del genitore proprietario, in Fam. e dir., 2023, 3, 267;

R. Marini, Assegnazione parziale della casa familiare e potere del giudice, in Giustizia civile, 2010, 10, 2172;

F. Dell’Anna Misurale, Vicini per amore o per forza. Riflessione sul potere del giudice di assegnazione parziale della casa coniugale, in GiustiziaCivile.com, 9 marzo 2014.

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