Assegno divorzile e quota del TFR: lo squilibrio economico tra i coniugi deve essere ascrivibile a scelte di vita condivise

28 Luglio 2025

Quali criteri e presunzioni devono essere utilizzati per accertare la contribuzione finanziaria diretta e indiretta di entrambi i coniugi alla vita familiare e al patrimonio comune, sottolineando il ruolo della rinuncia a opportunità professionali e la necessità di prove concrete in merito al sacrificio economico sostenuto?

Massima

L'assegno di divorzio, che ha funzione, oltre che assistenziale, compensativa e perequativa, presuppone l'accertamento, anche mediante presunzioni, che lo squilibrio effettivo e di non modesta entità delle condizioni economico-patrimoniali delle parti sia causalmente riconducibile, in via esclusiva o prevalente, alle scelte comuni nella vita familiare; l'assegno divorzile, infatti, deve essere anche adeguato sia a compensare il coniuge economicamente più debole del sacrificio sopportato per avere rinunciato a realistiche occasioni professionali-reddituali - che il richiedente ha l'onere di dimostrare - al fine di contribuire ai bisogni della famiglia, sia ad assicurare, in funzione perequativa, sempre previo accertamento probatorio dei fatti posti a base della disparità economico-patrimoniale conseguente allo scioglimento del vincolo, un livello reddituale adeguato al contributo fornito dal richiedente alla conduzione della vita familiare e, conseguentemente, alla formazione del patrimonio familiare e personale dell'altro coniuge, rimanendo, in tal caso, assorbito l'eventuale profilo prettamente assistenziale.

Il caso

Tizia ha impugnato dinnanzi alla Corte d'Appello di Roma la decisione del Tribunale di Roma che le aveva negato il diritto a percepire l'assegno divorzile e la quota del 40% del TFR dell'ex marito.

La Corte d'Appello ha accolto il gravame accertando la sussistenza di un divario tra la situazione economica degli ex coniugi, l'impossibilità di Tizia, data anche la sua età anagrafica, di conseguire fonti di reddito idonee a eliminare o quanto meno ridurre tale divario nonché la circostanza, pacifica in causa, del contributo, in termini di lavoro casalingo e cura dei figli, da lei dato nel corso della convivenza matrimoniale durata 27 anni.

Alla luce delle suddette circostanze la Corte d'Appello ha quindi riconosciuto a Tizia l'assegno divorzile nella misura di € 600,00 mensili nonché il diritto a percepire il 40% del TFR dell'ex coniuge.

L'ex marito ha presentato ricorso per Cassazione eccependo tra i motivi proposti:

a) la violazione e falsa applicazione dell'art. 5, comma 6, l. 898/1970 per avere i Giudici d'appello posto a suo carico l'obbligo di assegno divorzile senza che fosse stato provato da Tizia di di essersi occupata della famiglia e di aver sacrificato le proprie aspirazioni professionali, il suo stato di bisogno, le sue condizioni di salute tali non poter lavorare, i suoi redditi effettivi;

b) la violazione e falsa applicazione dell'art. 12-bis, l. 898/1970 per avere la Corte di merito riconosciuto il diritto di Tizia a percepire il TFR in assenza dei requisiti di legge posto che l'assegno divorzile avrebbe dovuto essere revocato.

La Suprema Corte, con l'ordinanza in commento, dopo aver proposto la definizione del giudizio ex art. 380-bis c.p.c. ha dichiarato l'inammissibilità delle censure sollevate e condannato anche la parte ricorrente per lite temeraria ex art. 96 c.p.c. non essendo consentito, nel giudizio di legittimità, introdurre un diverso apprezzamento delle risultanze probatorie che compete in via esclusiva al Giudice di merito.

La questione

La decisione in commento prende in esame la natura ei presupposti dell’assegno divorzile chiarendo che la prova delle circostanze che ne giustificano il riconoscimento può essere fornita anche per presunzioni.

Le soluzioni giuridiche

1) La funzione dell'assegno divorzile e i presupposti del suo riconoscimento

Nell'attribuzione dell'assegno divorzile rilievo determinante assume il contributo fornito dall'ex coniuge alla formazione del patrimonio familiare e personale degli ex coniugi, tenendo conto anche delle aspettative professionali sacrificate.

La Corte di Cassazione con l'ordinanza in commento, a supporto della declaratoria di inammissibilità del gravame proposto, richiama preliminarmente i principi elaborati dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite nella nota sentenza n. 18287/2018 secondo cui:

a) all'assegno divorzile in favore dell'ex coniuge deve attribuirsi, oltre alla natura assistenziale, anche una funzione natura perequativo-compensativa che discende direttamente dalla declinazione del principio costituzionale di solidarietà, e conduce al riconoscimento di un contributo volto a consentire al coniuge richiedente il raggiungimento in concreto di un livello reddituale adeguato al contributo fornito nella realizzazione della vita familiare, in particolare tenendo conto delle aspettative professionali sacrificate;

b) il suo riconoscimento presuppone l'accertamento di un divario economico esistente tra le parti causalmente ricollegato alla scelta di conduzione della vita familiare.

Ciò significa che lo squilibrio patrimoniale-reddituale tra i coniugi non rileva di per sé ma solo ove esso sia riconducibile alle scelte condivise dei coniugi in merito alla conduzione della vita familiare e all'assunzione di diversi ruoli e compiti all'interno della famiglia.

Condizione per l'attribuzione dell'assegno divorzile in funzione compensativa non è il fatto in sé che uno dei coniugi si sia dedicato prevalentemente alle cure domestiche e dei figli, né di per sé il divario o lo squilibrio reddituale tra gli ex coniugi o l'elevata capacità economica di uno dei due. Bisogna, infatti, indagare sulle ragioni e conseguenze della scelta di uno dei coniugi, seppure condivisa con l'altro, di dedicarsi prevalentemente all'attività familiare.

Ai fini della funzione compensativa dell'assegno divorzile, quella scelta assume rilievo nei limiti in cui sia all'origine di “aspettative professionali sacrificate” e della rinuncia a realistiche occasioni professionali e reddituali che il richiedente l'assegno ha l'onere di dimostrare in concreto.

Il Giudice è quindi chiamato ad accertare la necessità di compensare il coniuge economicamente più debole per il particolare contributo dato, durante la vita matrimoniale, alla formazione del patrimonio comune o dell'altro coniuge, nella constatata sussistenza di uno squilibrio patrimoniale tra gli ex coniugi che trovi ragione nelle scelte fatte durante il matrimonio, idonee a condurre l'istante a rinunciare a realistiche occasioni professionali-reddituali, che il richiedente ha l'onere di dimostrare (cfr., ex plurimis, Cass. n. 9144/2023, Cass. n. 23583/2022, Cass. n. 38362/2021).

Quel che rileva, dunque, è che il coniuge richiedente si trovi rispetto all'altro in condizioni economico-patrimoniali deteriori per aver rinunciato, in funzione della contribuzione ai bisogni della famiglia, ad occasioni reddituali ed abbia sopportato un sacrificio economico-professionale, a favore dell'altro, tale da meritare un intervento compensativo-perequativo in considerazione della durata del matrimonio e dell'età del richiedente (Cass. civ., 9 agosto del 2019, n. 21228).

Nel caso sub iudice, la Corte d'Appello di Roma, aveva accertato:

- lo squilibrio tra gli ex coniugi (posto che il marito godeva di un trattamento pensionistico ed era proprietario della casa coniugale senza oneri di locazione mentre la moglie aveva lasciato la casa familiare in cui vivevano i figli e svolgeva attività lavorativa precaria incompatibile con l'età avanzata e la sua invalidità);

- il contributo della moglie dato alla famiglia seguendo i figli e svolgendo lavoro casalingo nel corso di un matrimonio di lunga durata;

- l'impossibilità della moglie percepire fonti di reddito idonee per colmare il divario e mantenere una vita dignitosa.

I Giudici di legittimità nella ordinanza in commento hanno evidenziato la correttezza della decisione della Corte d'Appello di riconoscere l'assegno a Tizia sia per consentirle di far fronte alle proprie necessità di sostentamento perché priva di mezzi adeguati (c.d. funzione assistenziale), sia per compensarla dei sacrifici e delle rinunce fatte (c.d. funzione compensativa) sia per assicurale un livello reddituale adeguato al contributo offerto alla famiglia in costanza di matrimonio (c.d. funzione perequativa).

2) Il percorso logico argomentativo del Giudice ai fini dell'accertamento del diritto

Il percorso logico giuridico compiuto del Giudice si articola nei seguenti passaggi:

  • In primo luogo, occorre accertare l'esistenza di un'eventuale disparità tra le posizioni economiche complessive di entrambi i coniugi avuto riguardo ai redditi e al patrimonio tenendo conto altresì «di ogni altra utilità» di cui entrambi dispongano (Cass. civ., sez. VI, 10 giugno 2014, n. 13026; Cass. civ., sez. VI, 27 maggio 2014, n. 11797).

Detta disparità, come chiarisce la Corte nella pronuncia in commento, deve essere “rilevante”.

In secondo luogo, occorre accertare l'esistenza di un nesso causale tra lo squilibrio tra le posizioni dei coniugi e le scelte di conduzione della vita familiare adottate e condivise in costanza di matrimonio in relazione alla durata del matrimonio e all'età del richiedente.

Si ricorda che la durata del matrimonio è elemento da valutarsi ai fini della spettanza dell'assegno divorzile e della relativa quantificazione (Cass. civ. n. 20507/2024).

Se il matrimonio è di brevissima durata difficilmente potrà apprezzarsi un concreto apporto alla conduzione familiare e alla creazione del patrimonio personale e comune.

I Giudici di legittimità hanno addirittura escluso il diritto all'assegno divorzile, qualora la breve durata del matrimonio non abbia consentito l'effettiva realizzazione di una comunione di vita tra i coniugi, che costituisce, secondo quanto previsto dall'art. 1, l. 898/1970, l'essenza stessa del matrimonio (Cass. civ. sez. I, 5 agosto 2024, n. 21955).

  • Qualora lo squilibrio economico sia rilevante è causalmente connesso alle scelte e ai sacrifici fatti in costanza di convivenza nell'interesse della famiglia, il Giudice dovrà poi accertare se il divario possa essere superato dal coniuge richiedente l'assegno ad esempio tramite attività lavorativa. Dovrà quindi essere fatto un giudizio prognostico anche in considerazione dell'età del richiedente.

  • Da ultimo si dovrà procedere alla quantificazione da stabilirsi tenendo conto dei sacrifici delle aspettative professionali ed economiche fatte in ragione della realizzazione del supremo e comune interesse familiare.

3) L'onere della prova

Ai fini del riconoscimento dell'assegno divorzile è ineludibile l'assolvimento dell'onere probatorio da parte di chi lo richiede delle circostanze che ne giustificano il riconoscimento (Cfr. Cass. n. 14179/2024; Cass. civ., sez. I, ord. 20 aprile 2023 n. 10614; Cass. n. 40791/2021)

La Corte di cassazione, nella pronuncia in commento, precisa, in ogni caso, che tale onere probatorio può essere assolto anche mediante presunzioni (cfr. anche Cass. civ., sez. i, ord. 16 marzo 2025, n. 7011; Cass. civ. 18506/2024), atteso che l'accordo sull'organizzazione della vita familiare difficilmente avviene tramite la forma scritta.

Il contributo dei coniugi alle esigenze della famiglia passa spesso attraverso impegni e sacrifici i quali talvolta attengono alla vita professionale di uno solo dei due.

Questa situazione esprime una decisione di comune indirizzo della vita famigliare, la quale tuttavia non necessariamente assume la forma di un espresso accordo di rinuncia ad occasioni professionali che proietterebbero l'impegno del coniuge al di fuori della famiglia; molto spesse si tratta di scelte condivise in modo tacito.

Anche queste scelte, penalizzanti sul piano economico in capo ad uno soltanto dei coniugi, come in ipotesi di conduzione univoca della vita famigliare, al momento dello scioglimento del vincolo coniugale meritano tutela attraverso l'istituto dell'assegno divorzile, anche ove esse siano state condivise in modo tacito.

La pronuncia in commento pare in linea con altro provvedimento della Suprema Corte che ha ribadito come le presunzioni, per fondare il riconoscimento dell'assegno divorzile, debbano essere fondate su fatti storici chiari e non contestati, come il contributo prevalente del coniuge economicamente più debole alla gestione familiare e alla cura dei figli, in combinazione con una sensibile disparità economico-patrimoniale tra le parti (Cfr. Cass. civ. sez. I, 19 febbraio 2024, n. 4328Cass. civ. sez. I, 19 agosto 2024, n. 22942)

È intuitivo infatti come la decisione assunta dai coniugi di contribuire al benessere ed alla crescita della famiglia, mediante un contributo che passa attraverso il sacrificio di uno di essi, avvenga plasticamente in un contesto relazionale che non prende neppure in minima considerazione l'ipotesi di dovere, in futuro, provare l'accordo stesso e, quindi, con ogni probabilità avviene in forma tacita proprio perché espressione dell'armonia, talmente forte tra i coniugi, da portarli a condividere il sacrificio di uno di essi evidentemente ritenuto conveniente ad entrambi (G. Mazzotta, Il diritto all'assegno divorzile egli elementi necessari alla prova in giudizio, in Ius Famiglie).

Osservazioni

L'ordinanza in commento merita certamente attenzione non solo per avere il pregio di fornire, allineandosi ai noti principi delle S.U. n. 18287/2018, indicazioni molto chiare non solo sul percorso logico argomentativo che il Giudice è chiamato a seguire nella valutazione dei presupposti per il riconoscimento dell'assegno divorzile e conseguentemente anche del 40% del TFR ai sensi dell'art.12-bis, l. 898/1970 ma anche sotto il profilo dell'onere probatorio.

La sentenza riconosce infatti l'importanza delle presunzioni nel processo di riconoscimento dell'assegno divorzile alleggerendo così il “carico probatorio” del coniuge economicamente più debole nell'organizzazione della vita familiare.

La presunzione fondata su fatti storici ed oggettivi (es. la dedizione alla famiglia e alla cura dei figli, in sostanza mai contestata, la durata del matrimonio, 27 anni), possono costituire prova sufficiente per giustificare l'assegno.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.