L'impugnazione del diniego da parte del notaio dell'autorizzazione di volontaria giurisdizione
01 Agosto 2025
Bisogna, innanzitutto, evidenziare la lacunosità della nuova disposizione legislativa, nella specie il quinto comma dell'art. 21 del d.lgs. n. 149/2022 (come modificato dal successivo correttivo, il d.lgs. n. 164/2024) che prevede che “l'autorizzazione può essere impugnata innanzi all'autorità giudiziaria secondo le norme del codice di procedura civile applicabili al corrispondente provvedimento giudiziale”. La stessa norma prevede, poi, che la cancelleria dia immediata comunicazione al notaio dell'impugnazione proposta e del provvedimento che definisce il giudizio. Il rinvio alle norme del codice di rito si riferisce al reclamo camerale esperibile nei confronti del corrispondete provvedimento giudiziale: si tratta degli artt. 739 e 740 c.p.c.; queste norme prevedono il reclamo ad opera della o delle parti e del Pubblico ministero. La norma di riferimento (comma 5 dell'art. 21 del detto d.lgs.) prevede la reclamabilità della sola autorizzazione ma nulla dice in merito ad un eventuale diniego della stessa da parte del notaio: il notaio, infatti, potrebbe certamente non emettere un'autorizzazione positiva. In tal caso il diniego consisterà nell'emissione di un provvedimento ove venga negata l'autorizzazione alla stipulazione dell'atto motivandone le ragioni e le circostanze Anche il provvedimento di diniego sarà un vero e proprio provvedimento alla stregua dell'analogo provvedimento che si avrebbe in sede giudiziale, come tale certamente reclamabile. Pertanto, anche nel silenzio della legge, non pare che esistano ragioni per negare la reclamabilità del provvedimento di diniego dell'autorizzazione emesso dal notaio anche se, in materia di volontaria giurisdizione, l'istanza potrà sempre essere riproposta: non ci sono, infatti, in quella sede, le preclusioni del giudicato. Si deve ritenere, quindi, sempre nel silenzio della nuova normativa, che anche il diniego vada comunicato sia alla cancelleria che al Pubblico Ministero anche se la comunicazione è prevista per la sola autorizzazione (art. 21, comma 4 del citato d.lgs.) dato che, ai fini di quanto oggetto del quesito, anche il diniego, in ipotesi, potrebbe essere impugnato dal Pubblico Ministero stante l'applicazione dell'art. 740 c.p.c. Infine, sia il diniego (come l'autorizzazione), sempre nel silenzio della legge, pare opportuno sia comunicato anche alla o alle parti richiedenti, non solo come naturale adempimento ma anche ai fini del reclamo sulla base del disposto dell'art. 739 c.p.c. che ne sottende, appunto, la comunicazione. |