Blocco dei licenziamenti durante la pandemia: non è incostituzionale l’esclusione dei dirigenti
01 Agosto 2025
Con la sentenza in analisi, la Corte Costituzionale ha sciolto i dubbi di legittimità relativi all'esclusione dei dirigenti dal cosiddetto blocco dei licenziamenti individuali per motivi economici previsto dalla legislazione emergenziale adottata durante la pandemia da Covid-19. La questione, sollevata sia dalla Corte di Cassazione che dalla Corte d'Appello di Catania, verteva sulla presunta violazione dell'art. 3 Cost., nella parte in cui i dirigenti risultavano esclusi dal divieto che, invece, proteggeva le altre categorie di lavoratori subordinati. La Corte, dopo aver disposto la riunione dei giudizi in considerazione dell'identità del petitum e del parametro costituzionale invocato, ha innanzitutto ricostruito la disciplina ordinaria: la normativa sui licenziamenti individuali per giustificato motivo oggettivo (art. 3, l. n. 604/1966) non si applica ai dirigenti, i quali sono soggetti al regime della libera recedibilità (art. 2118 c.c.), mitigato dalla nozione di “giustificatezza” elaborata dalla contrattazione collettiva. Viceversa, in materia di licenziamenti collettivi, anche i dirigenti – per effetto delle modifiche apportate dalla l. n. 161/2014 all'art. 24 della l. n. 223/1991 – rientrano nel perimetro applicativo della disciplina e, di conseguenza, nel divieto temporaneo introdotto in periodo pandemico. La pronuncia sottolinea come il legislatore emergenziale abbia ricalcato, quanto ai dirigenti, «i medesimi confini applicativi delle regole ordinarie sui licenziamenti (collettivi e individuali per motivo oggettivo)», riproponendo la stessa “asimmetria” delle tutele, che trova fondamento nelle peculiarità della posizione dirigenziale. La Corte richiama la propria giurisprudenza consolidata, secondo cui il dirigente, pur essendo lavoratore subordinato, si distingue radicalmente per autonomia e discrezionalità, assumendo il ruolo di vero e proprio “alter ego dell'imprenditore”. Tale status, unito alla natura fiduciaria del rapporto, giustifica la libera recedibilità da parte del datore di lavoro e l'esclusione dal sistema di garanzia predisposto per le altre categorie. Pur riconoscendo la natura eccezionale e temporanea delle misure adottate in risposta all'emergenza pandemica, la Corte costituzionale ha giudicato coerente e non manifestamente irragionevole la scelta normativa di escludere i dirigenti dal blocco dei licenziamenti individuali. La motivazione sottolinea che la misura del blocco, sebbene reiterata, ha conservato carattere transitorio e proporzionato, assicurando un equilibrio tra la tutela del lavoro e la libertà di iniziativa economica, senza pregiudicare oltre il necessario il potere di recesso del datore di lavoro. In definitiva, la Consulta ha dichiarato infondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate, affermando che l'esclusione dei dirigenti dal blocco dei licenziamenti individuali per motivi economici non è in contrasto con l'art. 3 Cost., in quanto sorretta da «valide ragioni atte a giustificare sul piano costituzionale il trattamento differenziato riservato alla categoria dei dirigenti», in coerenza con la disciplina ordinaria e con i precedenti giurisprudenziali della stessa Corte. (Fonte: Diritto e Giustizia) |