L’assenza per Covid non si computa nel periodo di comporto: la Cassazione annulla il licenziamento e dispone la reintegra

La Redazione
07 Agosto 2025

Le assenze dovute al Covid-19 non possono essere computate ai fini del comporto, pertanto è nullo il licenziamento intimato per il presunto superamento del periodo massimo di assenza.

La vicenda trae origine dal licenziamento di un lavoratore, avvenuto l’8 luglio 2022, per superamento del periodo di comporto a causa di reiterate assenze dal lavoro, alcune delle quali dovute a Covid-19. La Corte d’Appello di Milano, in riforma della decisione di primo grado, aveva dichiarato la nullità del licenziamento, ordinando la reintegra del dipendente e la corresponsione di un’indennità risarcitoria pari all’ultima retribuzione utile per il calcolo del TFR, oltre al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, dal giorno del licenziamento alla reintegra

La Cassazione, con l’ordinanza n. 22552/25, conferma la decisione dei giudici d’appello, ribadendo che il periodo di assenza dal lavoro dovuto a Covid-19 non deve essere conteggiato ai fini del superamento del periodo di comporto. La decisione si fonda sull’art. 26, comma 1, d.l. 18/2020, convertito con modificazioni dalla l. 27/2020, che stabilisce: «il periodo trascorso in quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva è equiparato a malattia ai fini del trattamento economico previsto dalla normativa di riferimento e non è computabile ai fini del periodo di comporto».

Il Supremo Collegio ha riconosciuto la possibilità di dimostrare la natura delle assenze tramite presunzioni semplici ex art. 2729 c.c., attribuendo rilievo probatorio alle risultanze istruttorie raccolte in giudizio, sul punto, la giurisprudenza e la dottrina hanno più volte ribadito che la prova per presunzioni non richiede l’unicità della fonte, essendo sufficiente un insieme di elementi gravi, precisi e concordanti, anche dedotti da dati di comune esperienza, purché rapportati al caso concreto .

In applicazione di tali principi, la Cassazione ha ritenuto che le assenze dovute al Covid-19 non possano essere computate ai fini del comporto, dichiarando di conseguenza la nullità del licenziamento intimato per il presunto superamento del periodo massimo di assenza. Ne consegue la reintegra del lavoratore e il diritto a percepire l’indennità risarcitoria e i contributi dal licenziamento alla riassunzione.

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