L’assegnazione della casa familiare in caso di figlia maggiorenne disabile

La Redazione
19 Agosto 2025

Nella pronuncia n. 23443/2025, ci si trova di fronte a una giovane maggiorenne affetta da una grave disabilità. In considerazione di questa circostanza, l'assegnazione della casa familiare a uno dei genitori richiede un'analisi approfondita del legame esistente tra il figlio, l'abitazione familiare e il genitore che risiede lì con il figlio, fornendogli assistenza. Questa valutazione deve essere condotta in maniera concreta e attuale, senza considerare eventuali futuri assetti abitativi.

In materia di divorzio, la Suprema Corte conferma che l'assegnazione della casa familiare al genitore convivente con figlia maggiorenne portatrice di handicap grave richiede la sussistenza, al momento della decisione, di un concreto e attuale collegamento tra la figlia, l'immobile e il genitore stesso. Non assumono rilievo, ai fini dell'assegnazione, mere prospettive future ed eventuali di rientro del figlio nella casa familiare. Viene così ribadito che la disciplina prevista per i figli minori (art. 337-sexies c.c.) si applica anche ai figli maggiorenni disabili gravi, in quanto la legge prevede l'estensione delle stesse tutele in tema di mantenimento, frequentazione e assegnazione della casa.

In particolare la Corte ha sostenuto che anche in caso di disabilità grave, l'accertamento deve essere concreto: non vi è spazio per attribuire l'immobile sulla base di esigenze eventuali e non attuali o possibili risvolti futuri che potrebbero risultare da valutazioni mediche ancora da svolgere.

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