Costituzione della rendita vitalizia e decorrenza del termine di prescrizione

La Redazione
21 Agosto 2025

Le Sezioni Unite civili, nella sentenza 7 agosto 2025, n. 22802, hanno ritenuto di addivenire ad una soluzione che differenzi l’esordio della prescrizione dell’azione di costituzione della rendita vitalizia in relazione alle diverse azioni esercitabili e che assicuri in tal modo una tutela più piena in adesione al proposito del legislatore.

La pronuncia delle Sezioni Unite trae origine dalla constatazione, contenuta nell’ordinanza interlocutoria, dell’esistenza di un contrasto con riguardo all’interpretazione dell’art. 13 della legge n. 1338 del 1962 nella giurisprudenza della Corte di cassazione e nella conseguente sottoposizione della questione, ritenuta, intrinsecamente, di massima di particolare importanza all’organo nomofilattico.

Ed infatti pur muovendo dal presupposto che «possa ormai considerarsi assurto a diritto vivente il principio secondo cui esigenze di certezza del diritto imporrebbero di ritenere che il lavoratore possa esercitare il diritto potestativo a vedersi costituire la rendita di cui all’art. 13 legge n. 1338 del 1962, entro il termine ordinario decennale di prescrizione decorrente dalla maturazione della prescrizione del diritto al recupero dei contributi da parte dell’INPS, i giudici rimettenti hanno tuttavia ritenuto che l’orientamento consolidatosi potrebbe essere suscettibile di rimeditazione.

In particolare, una volta che si escluda l’imprescrittibilità dell’azione di costituzione della rendita vitalizia, vi sarebbero ragioni testuali, logiche, finalistiche per una interpretazione dell’art. 13 della legge n. 1338 del 1962 che ancori la decorrenza della prescrizione in danno dal lavoratore non già alla data di prescrizione dei contributi (rectius, alla data di prescrizione della facoltà del datore di lavoro di versare la riserva matematica, a sua volta decorrente da quella di prescrizione dei contributi), ma alla stessa data in cui matura il danno di cui all’art. 2116, comma 2, c.c.

Tanto premesso, le Sezioni Unite civili, nella sentenza del 7 agosto 2025, n. 22802, dopo aver ricostruito l’evoluzione della giurisprudenza, hanno ritenuto che l’orientamento che nel tempo si è consolidato, e che individua sia nei riguardi datore di lavoro che nei riguardi del lavoratore l’esordio della prescrizione del diritto alla rendita ex art. 13 nella data in cui si sono prescritti i contributi che perciò non possono essere più versati, possa solo in parte essere confermato e che allo stesso debbano essere apportati dei correttivi.

Il Collegio ha, nello specifico, ritenuto di addivenire ad una soluzione che differenzi l’esordio della prescrizione in relazione alle diverse azioni esercitabili e assicuri in tal modo una tutela più piena in adesione al proposito del legislatore, il quale ha inteso costituire un “congegno” atto a preservare per quanto possibile l’assicurato dai danni previdenziali.

Si è così affermato il seguente principio di diritto: «Ai fini dell’esercizio della facoltà di chiedere all’Inps la costituzione della rendita vitalizia riversibile disciplinata dall’art. 13, comma 1, della legge n. 1338 del 12 agosto 1962 il termine di prescrizione decorre, per il datore di lavoro, dalla intervenuta prescrizione dei contributi; la rendita chiesta dal lavoratore ai sensi dell’art. 13, comma 5, della legge citata inizia a prescriversi da quando si è prescritto il diritto del datore di lavoro di chiedere la costituzione della rendita ai sensi dell’art. 13, comma 1, della legge n. 1338 del 1962».

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