Sezioni Unite: l’Inps non può richiedere la restituzione dell’indennità di mobilità in assenza di effettiva reintegrazione lavorativa

La Redazione
22 Agosto 2025

Le Sezioni Unite della Cassazione si pronunciano sulla restituzione dell’indennità di mobilità da parte dei lavoratori reintegrati, chiarendo i presupposti della legittima erogazione e gli effetti dei contrasti giurisprudenziali.

La Suprema Corte a Sezioni Unite è intervenuta su una questione di particolare rilievo in materia di diritto del lavoro: la restituzione dell’indennità di mobilità percepita dal lavoratore successivamente reintegrato, la Corte ha valutato che nonostante il dipendente non fosse più disoccupato a seguito del reintegro nella seconda azienda, l'erogazione dell'indennità fosse giustificata data la mancanza di retribuzione a causa del mancato rispetto dell'ordine di reintegrazione. a seguito dell’annullamento del licenziamento. La controversia nasceva dalla richiesta, da parte dell’Inps, di restituzione delle somme erogate a titolo di mobilità, in ragione dell’esistenza di una pronuncia di reintegrazione. La Corte territoriale aveva escluso l’obbligo restitutorio, valorizzando l’oggettiva persistenza dello stato di disoccupazione, determinata dall’inottemperanza all’ordine di reintegrazione, nonostante la teorica ricostituzione del rapporto. Le Sezioni Unite, rilevando il contrasto giurisprudenziale tra l’efficacia ex tunc della reintegrazione e la necessità di effettività del rientro al lavoro, hanno affermato che il diritto all’indennità permane finché il lavoratore non sia concretamente reintegrato e retribuito, richiamando i principi costituzionali di tutela della disoccupazione involontaria. L’Inps viene pertanto condannata alle spese, rafforzando la funzione protettiva degli ammortizzatori sociali.

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