Danni da emotrasfusioni infette: il coniuge superstite non ha diritto all’indennizzo se non dimostra la “vivenza a carico”

La Redazione
27 Agosto 2025

L’assegno “una tantum” previsto per un soggetto affetto da insufficienza epatica a seguito di trasfusioni infette e successivamente deceduto, non viene riconosciuto de plano al coniuge superstite: quest’ultimo, infatti, deve dimostrare il requisito della “vivenza a carico”, ossia di essere stato economicamente a carico del defunto.

È quanto stabilito dalla Corte di Cassazione con l'ordinanza in esame.

Nello specifico, una donna aveva chiesto al Ministero della Salute il pagamento dell'assegno una tantum previsto dall'art. 2, comma 3, legge n. 210/1992, dopo la morte del marito già titolare dell'indennizzo per patologie da trasfusione. Tuttavia, il Tribunale di Roma respingeva la domanda, rilevando che la donna non aveva né allegato né provato il requisito della “vivenza a carico”, richiesto dalla normativa citata.

La donna impugnava la decisione sostenendo che il giudice aveva sollevato la questione senza darne preventiva comunicazione alle parti, ma la Corte d'Appello confermava il rigetto: di qui, il ricorso in Cassazione.

La Suprema Corte ha ribadito che «in materia di indennizzi ai soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie, il riconoscimento dell'assegno “una tantum” in favore dei superstiti, anche a seguito della modifica apportata all'art. 2, comma 3, della legge n. 210 del 1992 ad opera dell'art. 1, comma 3, della legge n. 238 del 1997, presuppone la sussistenza del requisito della “vivenza a carico” della vittima, giacché il diritto al ristoro poggia su una concezione di famiglia intesa quale comunità di reciproco sostentamento» (Cass. n. 11407/2018).

Inoltre, i Giudici sottolineano che «la precisazione del requisito della "vivenza a carico" in termini di dipendenza, anche solo parziale, del congiunto dal reddito della persona deceduta, esclude la possibilità di ritenere tale requisito insito nel mero fatto della convivenza, anche con riferimento alla peculiare posizione del coniuge superstite, giacché la sussistenza degli obblighi di assistenza, collaborazione nell'interesse della famiglia e coabitazione, che derivano dal rapporto di coniugio ai sensi dell'art.143 c.c.non è di per sé bastevole a certificare una situazione di non autosufficienza dei mezzi di sussistenza autonoma di ciascun coniuge rispetto all'altro».

Il ricorso, pertanto, viene dichiarato inammissibile.

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