Pluralità di testi contrattuali, unica clausola compromissoria e intensità del collegamento negoziale

09 Settembre 2025

Cosa succede se ci sono più contratti tra le stesse parti, ma la clausola compromissoria è contenuta in uno solo di essi? La Corte di cassazione ritiene che la clausola compromissoria non produca effetti per il contratto diverso da quello che la contiene, a meno che tra i due contratti ci sia un collegamento così forte da far reputare che la clausola compromissoria possa (anzi debba) operare anche per il contratto che non la contiene.

Massima

È da escludersi che, tramite la clausola compromissoria contenuta in un determinato contratto, la deroga alla competenza del giudice ordinario e il deferimento agli arbitri si estendano a controversia relativa ad altro contratto, a meno che il secondo contratto – contenente la clausola compromissoria – menzioni il primo contratto, di cui rappresenta una integrazione e modifica.

Il caso

La fattispecie affrontata dalla Corte di cassazione nell’ordinanza in commento è complessa e può essere esposta come segue. Il contesto è quello delle compravendite immobiliari, nelle quali – quasi sempre – si ha la sequenza contratto preliminare/contratto definitivo. E già qui si hanno due testi contrattuali (ossia preliminare + definitivo). Nel caso concreto affrontato dalla Suprema Corte, la vicenda è ancora più complicata, in quanto vi è anche un primo definitivo notarile e un secondo preliminare di poco posteriore.

Più precisamente, vi è questa serie di contratti:

– viene concluso un contratto preliminare in data 5 febbraio 2002, che riguarda una pluralità di unità immobiliari;

– poi si arriva a un contratto definitivo, per atto di notaio, il 31 luglio 2002, per alcuni immobili oggetto del primo preliminare (rimane però fuori un secondo gruppo di immobili);

– successivamente, in data 6 agosto 2002, viene concluso un secondo preliminare, che concerne gli immobili che non sono stati venduti con il primo contratto definitivo. In questo secondo contratto preliminare si modificano e si integrano alcuni aspetti contenuti nel primo preliminare del 5 febbraio 2002. Il primo preliminare aveva difatti avuto esecuzione solo parziale il 31 luglio 2002, ossia solo per alcune delle unità immobiliari, e le parti avevano proceduto a una revisione dei contenuti del preliminare originario.

Non si arriva però a un secondo definitivo (anzi gli attori chiedono la risoluzione anche del contratto notarile del 31 luglio 2022) e nasce una controversia tra le parti. I promittenti venditori chiedono in primo luogo la risoluzione del contratto definitivo del 31 luglio 2002 e in secondo luogo l’accertamento di essere legittimamente receduti dal secondo preliminare del 6 agosto 2022, con diritto di trattenere la caparra.

In altre parole, la lite concerne:

– il contratto definitivo del 31 luglio 2002 (senza clausola compromissoria);

– il contratto preliminare del 6 agosto 2002 (con clausola compromissoria).

Siccome il contratto preliminare del 6 agosto 2002 contiene una clausola compromissoria, i promittenti acquirenti sollevano eccezione di arbitrato. Il Tribunale di Roma dichiara la improponibilità delle domande per compromissione in arbitri relativamente al contratto preliminare del 6 agosto 2002. Con riferimento invece alle domande aventi a oggetto il contratto definitivo del 31 luglio 2002, il giudice romano ritiene di essere competente e dispone l’integrazione del contraddittorio.

La questione

La questione di diritto che viene trattata dalla Corte di cassazione è se la clausola compromissoria contenuta in un contratto sia vincolante anche per altri contratti tra le medesime parti, contratti che però non contengono la clausola compromissoria.

Le soluzioni giuridiche 

La Corte di cassazione ritiene, come regola di base, che la clausola compromissoria rilevi solo per il singolo rapporto contrattuale che contiene la clausola compromissoria. Per i contratti non contenenti la clausola compromissoria, non vi è stata alcuna scelta a favore dell’arbitrato e rimane ferma la competenza del giudice statale. Tuttavia questa regola conosce un’eccezione laddove il nuovo contratto (con clausola compromissoria) menzioni espressamente il primo contratto (senza clausola compromissoria). In questo caso deve reputarsi che la rinegoziazione del primo contratto a opera del secondo implichi che la clausola compromissoria operi anche per i fatti controversi sottesi al primo contratto.

Osservazioni

Se le parti di due contratti sono parzialmente diverse, la clausola compromissoria contenuta nel primo di essi non è vincolante per il secondo contratto. Si avrebbe altrimenti la conseguenza che la parte del solo secondo contratto (quello che non contiene la clausola compromissoria) sarebbe assoggettata a un procedimento arbitrale, pur non avendo manifestato alcuna volontà in tal senso. Il principio, abbastanza ovvio, è stato confermato dalla Corte di cassazione (Cass., 24 luglio 2000, n. 9684). Il contesto era qui quello degli appalti. La Suprema Corte afferma che il carattere derivato del subappalto dall'appalto non implica che patti e condizioni del contratto di appalto si trasfondano nello stesso, che conserva la sua autonomia, con la conseguenza che le parti di esso ben possono regolare il rapporto in modo difforme da quello del contratto di appalto. Nel caso di specie il contratto di appalto conteneva la clausola compromissoria, mentre il contratto di subappalto non la conteneva. Dal momento che la lite è sorta tra appaltatore e subappaltatore, la clausola compromissoria “a monte” (contratto di appalto) non può produrre effetti sul contratto “a valle” (contratto di subappalto). Viene dunque esclusa la competenza arbitrale e confermata la competenza dei giudici statali.

Abbiamo così superato il primo passaggio, giungendo alla conclusione che se i contratti hanno contraenti anche solo in parte diversi, la clausola compromissoria non può operare per il contratto che non la contiene. Ma le fattispecie che possono verificarsi nella realtà sono molteplici. Potrebbe difatti capitare che vengano conclusi due distinti contratti tra le stesse parti: qui non c'è il problema del terzo rispetto alla convenzione arbitrale. Tuttavia la soluzione non può essere diversa. Se tra Tizio e Caio vengono conclusi due distinti contratti, e solo il primo contiene la clausola compromissoria, viene naturale dire che – se la lite è basata sul secondo contratto – non sussiste la competenza degli arbitri. Si tratta infatti di due rapporti contrattuali completamente diversi, accomunati solo dal fatto che le parti del contratto sono identiche.

Si arriva così al terzo passaggio. Qual è l'effetto della clausola compromissoria se tra le stesse parti sono stati conclusi più contratti, ma detti contratti contengono dei legami oggettivi, oltre che soggettivi ( = identità delle parti). Questo collegamento si ha, ad esempio, tra contratto preliminare e definitivo. Oppure potrebbe aversi nel caso in cui il costruttore vende allo stesso acquirente prima un appartamento nello stesso stabile (con un primo contratto) e poi un secondo appartamento nello stesso stabile (con un secondo e distinto contratto). Se la clausola compromissoria è contenuta solo nel primo contratto, essa opera anche per il secondo contratto (tra le stesse parti)?

Nel caso affrontato dalla Corte di cassazione in commento, il Tribunale di Roma in primo grado e la Corte di appello di Roma in secondo grado ritengono che la clausola compromissoria operi esclusivamente per il rapporto contrattuale per cui è stata espressamente inserita in contratto (si tratta dell'orientamento generale della Suprema Corte), a meno che il secondo contratto non richiami espressamente il primo e altro non sia che una integrazione/modificazione del primo. La Corte di cassazione conferma questa tesi.

La Corte di cassazione si basa su due disposizioni concernenti l'interpretazione dei contratti. La prima di esse è l'art. 1362, comma 1, c.c., secondo cui “nell'interpretare il contratto si deve indagare quale sia stata la comune intenzione delle parti, e non limitarsi al senso letterale delle parole”. Dal momento che il contratto del 6 agosto 2002 contiene la clausola compromissoria, sostenere la tesi che non siano competenti gli arbitri in quanto altri contratti oggetto della medesima azione in giudizio non contengono la clausola compromissoria significherebbe ignorare la chiara volontà delle parti. Sostenere che il collegamento con altri contratti senza clausola compromissoria faccia venire meno l'efficacia della clausola compromissoria, significa interpretare il contratto contro l'intenzione delle parti. Lo stesso ragionamento vale nella prospettiva contraria: siccome gli altri contratti non contengono la clausola compromissoria, non è consentito interpretare gli altri contratti nel senso che le parti abbiano voluto devolvere la lite ad arbitri. La conseguenza di questa interpretazione è che i due filoni di lite devono seguire strade diverse: i profili di controversia coperti dalla clausola compromissoria finiscono sul tavolo degli arbitri; i profili di controversia non coperti dalla clausola compromissoria finiscono sul tavolo del giudice statale.

La seconda disposizione sulla quale la Corte di cassazione basa il proprio ragionamento è l'art. 1367 c.c.: “nel dubbio, il contratto o le singole clausole devono interpretarsi nel senso in cui possono avere quale effetto, anziché in quello secondo cui non ne avrebbero alcuno”. Si osservi che questa regola della tendenziale efficacia del contratto vale non solo per il contratto nella sua interezza, bensì anche per le singole clausole del contratto. Il principio vale insomma anche per la clausola compromissoria, come una delle tante clausole che possono essere inserite in un contratto. Tornando al nostro caso: siccome nel contratto del 6 agosto 2002 era contenuta la clausola compromissoria, non è consentito negare efficacia a detta clausola, pena la rimozione degli effetti del contratto. In modo simile (al contrario), dal momento che gli altri contratti oggetto di lite (quelli del 5 febbraio 2002 e del 31 luglio 2002) non contengono la clausola compromissoria, imporre l'arbitrato anche per controversie relative a questi contratti significherebbe assegnare un significato a questi contratti che non hanno.

Vi è un ultimo passaggio da svolgere. Il contratto preliminare del 6 agosto 2002 conteneva la clausola compromissoria, diversamente da tutti i precedenti contratti che non la contenevano. Il contratto del 6 agosto 2002 era però parzialmente collegato al preliminare del 5 febbraio 2002, in quanto non tutti gli immobili oggetto del primo preliminare erano stato venduti con il definitivo del 31 luglio 2002. Inoltre dovevano essere regolati alcuni aspetti che erano stati prima trascurati. In altre parole, il contratto del 6 agosto 2002 non è solo un preliminare rispetto al futuro acquisto di alcuni immobili, ma è un contratto dal contenuto più articolato, che rinegozia alcuni aspetti del rapporto tra le parti. Nel contratto del 6 agosto 2002 erano richiamati i precedenti accordi intercorsi tra le parti. Nella premessa del contratto del 6 agosto 2002 si faceva riferimento al precedente contratto preliminare del 5 febbraio 2002. Secondo la Corte di appello di Roma, essendo stati esplicitamente reiterati - seppure con alcune modifiche - nel nuovo preliminare del 6 agosto 2002 gli obblighi assunti con il primo preliminare del 5 febbraio 2002 (che non conteneva la clausola arbitrale), le domande volte ad accertare l'inadempimento di detti obblighi attengono alla cognizione di aspetti riguardanti l'interpretazione ed esecuzione del nuovo contratto preliminare del 6 agosto 2002, devoluto ad arbitrato.

Provando a riassumendo i risultati raggiunti:

– in caso di due contratti con parti diverse (il primo contratto con clausola compromissoria, il secondo contratto senza clausola compromissoria): indipendenza dei contratti;

– in caso di due contratti tra le medesime parti che non presentano collegamenti oggettivi (il primo contratto con clausola compromissoria, il secondo senza clausola compromissoria): indipendenza dei contratti;

– in caso di due contratti tra le medesime parti che presentano collegamenti oggettivi (il primo contratto con clausola compromissoria, il secondo senza clausola compromissoria, oppure viceversa): se i contratti possono considerarsi sufficientemente collegati (o addirittura il medesimo contratto), la clausola compromissoria potrebbe operare anche per il contratto che non la contiene.

Tra i precedenti che si sono occupati di questa tematica può essere menzionata un'ordinanza della Corte di cassazione di un paio di anni fa (Cass., 5 luglio 2023, n. 18973). Tra le stesse parti vengono conclusi due contratti: un preliminare di compravendita e un mutuo. Il preliminare di vendita contiene la clausola compromissoria, mentre il mutuo non la contiene. Le parti litigano in relazione al contratto di mutuo. La Suprema Corte ritiene che la clausola compromissoria non possa operare, in primo luogo in quanto non è contenuta nel contratto di mutuo e in secondo luogo in quanto non vi è un sufficiente collegamento tra il preliminare di compravendita e il mutuo. Il principio di diritto enunciato è che la clausola compromissoria contenuta in un determinato contratto non estende i propri effetti alle controversie relative ad altro contratto, ancorché collegato a quello asseritamente principale. Il Tribunale di Torino si era dichiarato incompetente, in quanto il contratto di mutuo era stato qualificato dalle parti come integrativo dell'atto preliminare di compravendita. Il giudice torinese aveva ritenuto che le due scritture private fossero non solo collegate, ma parti di un unico accordo complessivo. Sicché – questa l'argomentazione del Tribunale di Torino – attesa la volontà di configurare l'operazione economica come unica, mediante la stipulazione di un contratto integrativo dell'altro, alla stessa avrebbero dovuto essere applicate le medesime regole previste nel contratto principale, quello di cui il mutuo aveva rappresentato un'integrazione. Come detto, la Corte di cassazione non accoglie però questa tesi e ritiene invece i due contratti non collegati in modo sufficiente.

Volendo tirare le fila delle osservazioni svolte, pare che la soluzione dell'ordinanza della Corte di cassazione in commento del 2025 si collochi in contrasto con la soluzione dell'ordinanza del 2023. Le differenze tra le due fattispecie consistono nel fatto che nel caso trattato nel 2025 il primo e il secondo contratto non erano di tipo diverso, bensì si trattava sempre di un contratto preliminare. I due preliminari riguardavano inoltre in parte gli stessi immobili. Infine, nel secondo preliminare dell'agosto 2002 era espressamente richiamato il primo preliminare del febbraio 2002 ed era indicato che il secondo preliminare integrava il primo. A queste condizioni, la Suprema Corte si è sentita di affermare che il collegamento negoziale era stretto. Anzi, si potrebbe forse dire che il secondo contratto preliminare è una rinegoziazione del primo contratto preliminare, con inserimento – tra l'altro – della clausola compromissoria.

La Corte di cassazione non evoca l'art. 808-quater c.p.c., secondo cui “nel dubbio, la convenzione d'arbitrato si interpreta nel senso che la competenza arbitrale si estende a tutte le controversie che derivano dal contratto o dal rapporto cui la convenzione si riferisce”. Qui il riferimento testuale non è al solo “contratto” inteso staticamente, bensì anche al “rapporto” contrattuale, con la possibilità di ricomprendere nell'ambito di applicazione della clausola compromissoria  un secondo testo contrattuale (purché riferito al medesimo rapporto contrattuale). Il tema trattato rimane complesso e non possono escludersi in futuro altri interventi della Suprema Corte sul punto. Il tema è di diritto, ma anche di approccio: quanto si vuole favorire l'arbitrato?

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