Compensi avvocato: come si calcola l’onorario quando l'attività difensiva riguarda più parti?
10 Settembre 2025
Un avvocato che aveva prestato la propria attività professionale in favore di due clienti in relazione ad un processo in grado di appello in materia di risarcimento dei danni, chiedeva alla Corte d'appello di liquidare il proprio compenso, separato per ciascuno dei due clienti. La Corte d'appello, tuttavia, condannava i due clienti, in solido tra loro, al pagamento di unico compenso di euro 8.385,13. Il difensore proponeva, quindi, ricorso per cassazione, sostenendo che la Corte d'Appello avesse erroneamente applicato l'art. 4, comma 2, D.M. 55/2014, in quanto dovevano essere liquidati due compensi separati, dato che la prestazione professionale nei confronti delle due parti aveva comportato l'esame di specifiche e distinte questioni di fatto e di diritto. La Corte di cassazione, nella sentenza del 5 settembre 2025, n. 24592, non ha accolto il motivo di ricorso. Secondo i giudici - che richiamano la pronuncia della Corte n. 10367/2024 - in relazione alla questione del compenso dell'avvocato che assiste più parti, vanno considerati i seguenti principi: a) per “parti aventi la stessa posizione processuale” devono intendersi coloro che siano accomunati dalla posizione di attore, di convenuto o di interventore, tanto si desume dall'art. 4, comma 4, D.M. 55/14, il quale contempla l'ipotesi dell'avvocato che assista più parti le quali abbiano sì la medesima posizione processuale, ma la cui difesa comporti l'esame di identiche questioni, così che non può condividersi quanto affermato da una parte della dottrina, secondo cui “identità di posizione processuale” vorrebbe dire identità di petitum e di causa petendi; b) l'avvocato che assiste più parti aventi la medesima posizione processuale ha diritto ad un solo compenso, ma maggiorato ex art. 4, comma 2, D.M. 55/2014, anche quando le pretese dei suoi assistiti siano esattamente coincidenti; la difesa di più parti, infatti, anche nel caso di identità di pretese comporta pur sempre l'onere di raccogliere plurime procure, fornire plurime informazioni, compilare plurime anagrafiche, ecc.; c) la suddetta maggiorazione è obbligatoria per le prestazioni professionali concluse dopo il 23 ottobre 2023, facoltativa per quelle concluse prima; d) quel che cambia tra l'ipotesi in cui vi sia identità, e quella in cui vi sia differenza tra le pretese dei vari assistiti, è la misura del compenso standard su cui applicare la maggiorazioni previste dall'art. 4, comma 2, D.M. 55/2014; e) se le pretese dei vari assistiti sono diverse, a base del calcolo va posto il compenso che si sarebbe dovuto comunque liquidare per una sola parte, maggiorato del 30% per i primi dieci clienti, e del 10% dall'undicesimo al trentesimo; e) se le pretese dei vari assistiti sono identiche in fatto ed in diritto, a base del calcolo va posto il compenso che si sarebbe dovuto comunque liquidare per una sola parte, ridotto del 30%, e quindi maggiorato come indicato sopra, sub (d). Nel caso esaminato, dunque, la Corte d'Appello aveva correttamente disposto un unico compenso, aumentandolo del 30%, così non sussistendo il vizio denunciato dal ricorrente. |