Codice Penale art. 148 - Infermità psichica sopravvenuta al condannato (1)(2).Infermità psichica sopravvenuta al condannato(1)(2). [I]. Se, prima dell'esecuzione di una pena restrittiva della libertà personale o durante l'esecuzione, sopravviene al condannato una infermità psichica [70 s. c.p.p.], il giudice, qualora ritenga che l'infermità sia tale da impedire l'esecuzione della pena, ordina che questa sia differita o sospesa e che il condannato sia ricoverato in un ospedale psichiatrico giudiziario, ovvero in una casa di cura e di custodia. Il giudice può disporre che il condannato, invece che in un ospedale psichiatrico giudiziario (3), sia ricoverato in un ospedale psichiatrico civile (4), se la pena inflittagli sia inferiore a tre anni di reclusione o di arresto, e non si tratti di delinquente o contravventore abituale o professionale [102-105] o di delinquente per tendenza [108] (5). [II]. Il provvedimento di ricovero è revocato, e il condannato è sottoposto all'esecuzione della pena, quando sono venute meno le ragioni che hanno determinato tale provvedimento. (1) Articolo dichiarato costituzionalmente illegittimo con Corte cost. 19 giugno 1975, n. 146 «nella parte in cui prevede che il giudice, nel disporre il ricovero in manicomio giudiziario del condannato caduto in stato di infermità psichica durante l'esecuzione di pena restrittiva della libertà personale, ordini che la pena medesima sia sospesa» e «nella parte in cui prevede che il giudice ordini la sospensione della pena anche nel caso in cui il condannato sia ricoverato in una casa di cura e di custodia ovvero in un manicomio comune (ospedale psichiatrico)». La stessa sentenza ha, invece, dichiarato non fondata, nei sensi di cui in motivazione, un'altra questione di legittimità del presente articolo, in riferimento all'art. 242 Cost. L'adozione dei provvedimenti in materia di ricoveri previsti dal presente articolo ed i modi di accertamento delle condizioni psichiche richieste a tale fine sono ora regolati negli artt. 678, 666, 667 c.p.p. e 207 coord. c.p.p. (2) Per la competenza del magistrato di sorveglianza a provvedere sui ricoveri previsti dal presente articolo, v. art. 69 l. 26 luglio 1975, n. 354. (3) Per la sostituzione dei manicomi giudiziari, previsti nel testo originario, con gli ospedali psichiatrici giudiziari, v. art. 62, commi 1-2, l. 26 luglio 1975, n. 354 e art. 111 d.P.R. 30 giugno 2000, n. 230. V. ora, per il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, art. 3-ter d.l. 22 dicembre 2011, n. 211, conv., con modif., in l. 17 febbraio 2012, n. 9, come da ultimo modificato dall'art. 1 d.l. 31 marzo 2014, n. 52, conv., con modif., in l. 30 maggio 2014, n. 81. In attuazione del suddetto art. 3-ter d.l. n. 211, cit., v. d.m. 1" ottobre 2012 (G.U. 19 novembre 2012, n. 270), e d.m. 28 dicembre 2012 (G.U. 7 febbraio 2013, n. 32). (4) Sulla sostituzione dei manicomi comuni con gli ospedali psichiatrici civili, v. già art. 1 l. 18 marzo 1968, n. 431, e poi l. 13 maggio 1978, n. 180; cfr. inoltre art. 64, comma 1, l. 23 dicembre 1978, n. 833, con ulteriori proroghe, al cui riguardo v. artt. 3 e 4 d.l. 30 aprile 1981, n. 168, conv., con modif., in l. 27 giugno 1981, n. 331. (5) Seguiva un originario secondo comma da ritenersi abrogato in seguito alla soppressione della pena di morte che recitava: «La disposizione precedente si applica anche nei casi in cui, per infermità psichica sopravvenuta, il condannato alla pena di morte deve essere ricoverato in un manicomio giudiziario». Per i delitti previsti nel codice penale e in altre leggi diverse da quelle militari di guerra, la pena di morte è stata soppressa e sostituita con l'ergastolo: d.lg.lt. 10 agosto 1944, n. 224 e d.lg. 22 gennaio 1948, n. 21. Per i delitti previsti dalle leggi militari di guerra, la pena di morte è stata abolita e sostituita con quella «massima prevista dal codice penale» (l. 13 ottobre 1994, n. 589). V. ora anche art. 27 4 Cost., come modificato dall'art. 1, l. cost. 2 ottobre 2007, n. 1. V. inoltre la l. 15 ottobre 2008 n. 179, di ratifica del Protocollo n. 13 del 3 maggio 2002 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'Uomo e delle libertà fondamentali, relativo all'abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza. InquadramentoSi veda il §1 del commento all’art. 146 L'art. 148 disciplina(va) il caso della “infermità psichica sopravvenuta al condannato” per il quale sia prevista o sia in corso di esecuzione una pena restrittiva della libertà personale. La regola in termini generali era quella di sospensione della esecuzione e ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario, ovvero in una casa di cura e di custodia. La disposizione è, però, risultata inattuale a seguito della riforma di cui all'art. 3-ter, comma 4, d.l. 22 dicembre 2011, n. 211, conv. con modif. in l. 17 febbraio 2012, n. 9, come modificato dal d.l. 31 marzo 2014, n. 52, conv., con modif., in l. 30 maggio 2014, n. 81: a decorrere da 31 marzo 2015, gli ospedali psichiatrici giudiziari sono chiusi e le misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario e dell'assegnazione a casa di cura e custodia sono eseguite esclusivamente all'interno delle R.E.M.S. (Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza detentive). La Corte costituzionale, con sentenza n. 99 del 2019, ha perciò dato atto dell'abrogazione implicita della disposizione in quanto “l'art. 148, primo comma, cod. pen., dedicato appunto ai casi di «[i]nfermità psichica sopravvenuta al condannato», è oggi divenuto inapplicabile, perché superato da riforme legislative che, pur senza disporne espressamente l'abrogazione, l'hanno completamente svuotato di contenuto precettivo” e, considerando che “Chiusi gli ospedali psichiatrici civili e giudiziari, non può più farsi riferimento all'art. 148 c.p., vale a dire l'unica disposizione dedicata alla condizione dei detenuti affetti da gravi patologie psichiche sopravvenute”, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 47-ter, comma 1-ter, della legge 26 luglio 1975, n. 354 “nella parte in cui non prevede che, nell'ipotesi di grave infermità psichica sopravvenuta, il tribunale di sorveglianza possa disporre l'applicazione al condannato della detenzione domiciliare anche in deroga ai limiti di cui al comma 1 del medesimo art. 47-ter”. In tale modo ha disciplinato l'area di intervento originariamente residuata dall'art. 148. Si veda Cass. I, n. 29488/2019, che prende atto di tale novum. BibliografiaBurzi, Infermità fisica, infermità psichica ed esecuzione della pena, in Giur. It. 2009, 943. |