Codice Penale art. 173 - Estinzione delle pene dell'arresto e dell'ammenda per decorso del tempo.Estinzione delle pene dell'arresto e dell'ammenda per decorso del tempo. [I]. Le pene dell'arresto e dell'ammenda si estinguono nel termine di cinque anni. Tale termine è raddoppiato se si tratta di recidivi, nei casi preveduti dai capoversi dell'articolo 99, ovvero di delinquenti abituali [102-103], professionali [105] o per tendenza [108]. [II]. Se, congiuntamente alla pena dell'arresto, è inflitta la pena dell'ammenda, per l'estinzione dell'una e dell'altra pena si ha riguardo soltanto al decorso del termine stabilito per l'arresto. [III]. Per la decorrenza del termine si applicano le disposizioni del terzo, quarto e quinto capoverso dell'articolo precedente. InquadramentoLa prescrizione della pena rientra tra le cause di estinzione delle pene. La medesima ratio sottesa alla estinzione della pene della reclusione e della multa per decorso del tempo, sta alla base della estinzione delle pene dell'arresto e dell'ammenda per decorso del tempo: il venir meno della necessità dell'esecuzione, sotto l'incalzare del tempo e dell'oblio. Diversamente da quanto previsto nell'art. 172, la condizione di recidivo (nei casi previsti dall'art. 99 cpv. c.p.), delinquente professionale, abituale e per tendenza, anziché impedire l'estinzione della pena, comporta il raddoppio del termine ordinario di prescrizione, determinato in cinque anni (Dolcini-Marinucci, Codice, I, 1556). Decorso del tempo in caso di pena congiuntaLe pene dell'arresto e dell'ammenda si estinguono nel termine di cinque anni. Anche la norma in esame, come l'omologa dell'art. 172, considera nel secondo comma l'ipotesi in cui «congiuntamente alla pena dell'arresto, è inflitta la pena dell'ammenda», disponendo che «per l'estinzione dell'una o dell'altra pena, si ha riguardo soltanto al decorso del termine stabilito per l'arresto». La lettura coordinata delle due norme porta a concludere che la vicenda estintiva della pena pecuniaria (multa o ammenda) è strettamente legata alla vicenda estintiva della pena detentiva (reclusione o arresto). La giurisprudenza ha osservato che «fino a quando la pena detentiva non si è estinta, non si estingue neppure la pena pecuniaria. Come dire che le due pene, detentiva e pecuniaria, sono legate a uno stesso destino (simul stabunt, simul cadent)» (Cass. I, n. 37442/2006). In altri termini, la pena dell'ammenda si prescrive se è prescritta la pena congiunta dell'arresto e, viceversa, non si può ritenere prescritta qualora l'esecuzione della pena dell'arresto sia iniziata nel termine previsto. Si è dunque osservato che gli artt. 172, comma 3, e 173, comma 2, hanno stabilito per le pene pecuniarie un decorso più ampio, e collegato al decorso della pena detentiva, allorché esse siano state inflitte congiuntamente a quella detentiva, e non da sole (ipotesi nella quale la pena solo pecuniaria si prescrive nei termini rispettivamente stabiliti per la multa e l'ammenda, decorrenti dal passaggio in giudicato della sentenza: Cass. I, n. 37442/2006). La condizione di recidivo, delinquente abituale, professionale, o per tendenza. RinvioA differenza di quanto previsto dall'art. 172, la condizione di recidivo, delinquente abituale, professionale, o per tendenza, non preclude l'estinzione della pena per decorso del tempo, ma solo determina il raddoppio del termine ordinario di prescrizione. Diversamente rispetto a quanto stabilito dall'art. 172, comma 7 (che l'art. 173, comma 3, non richiama), in tema di estinzione delle pene non perpetue previste per i delitti (reclusione e multa), l'art. 173 non prevede che la commissione, da parte del condannato, di una contravvenzione della medesima indole durante il tempo necessario all'estinzione della pena comporti conseguenze deteriori per il condannato quanto alla prescrizione della relativa pena, ciò all'evidenza in considerazione della minore gravità degli illeciti contravvenzionali. Per il resto, la disciplina è in larga parte analoga (lo stesso art. 173, comma 3, rinvia espressamente alle disposizioni del quarto, del quinto e del sesto comma dell'articolo precedente): può, pertanto, in proposito rinviarsi a quanto osservato sub art. 172 in relazione alle richiamate disposizioni. Profili processualiNella pratica si è posto il problema del significato da riconoscere — ai fini dell'impedimento dell'estinzione della pena per decorso del termine — alla conversione della pena pecuniaria per insolvibilità del condannato. Detta conversione — ancorché la pena non sia poi concretamente eseguita — costituisce un atto vero e proprio di esecuzione penale, ove si consideri che si configura come un provvedimento giudiziario che concretizza il rapporto punitivo stabilito nella condanna, modificandone soltanto la modalità esecutiva (Cass. III, n. 11464/2001). D'altro canto, la conversione, lungi dall'indicare una rinunzia all'esercizio della potestà punitiva, configura al contrario proprio la concreta volontà dello Stato di dare esecuzione alla pena; inoltre, il fatto che la competenza a disporla sia attribuita ex art. 660 c.p.p. al magistrato di sorveglianza, conferma che si tratta di un atto di esecuzione penale. CasisticaA differenza delle pene principali, le pene accessorie conseguenti di diritto alla condanna ai sensi dell’art. 20, non sono soggette a prescrizione (Cass. I, n. 33541/2016). In tema di esecuzione, ai fini della decisione in merito all'estinzione della pena pecuniaria, demandata alla competenza esclusiva del giudice dell'esecuzione penale, non rileva l'eventuale annullamento della relativa cartella esattoriale disposto, per prescrizione del credito, dal giudice civile ai sensi dell'art. 615 e ss. c.p.p. (Cass., I, n. 18702/2017). BibliografiaStortoni, voce Estinzione del reato e della pena, in Dig. d. pen., IV, Torino, 1990. |