Codice Penale art. 292 - Vilipendio o danneggiamento alla bandiera o ad altro emblema dello Stato (1).

Angelo Valerio Lanna

Vilipendio o danneggiamento alla bandiera o ad altro emblema dello Stato (1).

[I]. Chiunque vilipende con espressioni ingiuriose la bandiera nazionale [292 3] o un altro emblema dello Stato è punito con la multa da euro 1.000 a euro 5.000. La pena è aumentata da euro 5.000 a euro 10.000 nel caso in cui il medesimo fatto sia commesso in occasione di una pubblica ricorrenza o di una cerimonia ufficiale.

[II]. Chiunque pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde, deteriora, rende inservibile o imbratta la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la reclusione fino a due anni.

[III]. Agli effetti della legge penale per bandiera nazionale si intende la bandiera ufficiale dello Stato e ogni altra bandiera portante i colori nazionali [12 Cost.].

(1) Articolo così sostituito dall'art. 5 l. 24 febbraio 2006, n. 85, con effetto a decorrere dal 28 marzo 2006. Il testo dell'articolo era il seguente: «Vilipendio alla bandiera o ad altro emblema dello Stato. [I]- Chiunque vilipende la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la reclusione da uno a tre anni. [II]. Agli effetti della legge penale, per bandiera nazionale s'intende la bandiera ufficiale dello Stato e ogni altra bandiera portante i colori nazionali. [III]. Le disposizioni di questo articolo si applicano anche a chi vilipende i colori nazionali raffigurati su cosa diversa da una bandiera».

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Delitto compreso nel Capo Secondo del Titolo Primo del Libro Secondo del Codice (Titolo intitolato “Dei delitti contro la personalità dello Stato”), tra i delitti contro la personalità interna dello Stato. La norma è stata novellata dall'art. 5 l. n. 85/2006. La descrizione delle fattezze dell'emblema dello Stato, come approvato dall'Assemblea Costituente con deliberazione del 31 gennaio 1948, è reperibile nell'art. 1 d.lgs. n. 535/1948; la bandiera italiana è quella descritta dell'art. 12 Cost.

In ordine al bene giuridico oggetto di tutela, può qui operarsi un sostanziale rinvio al commento relativo all'art. 290. Con la precisazione che — in relazione alla fattispecie delittuosa ora in esame — vi è una simbolizzazione dei valori, i quali vengono sussunti negli elementi materiali che li rappresentano.

Difatti, la «norma tutela il valore simbolico e rappresentativo della bandiera nazionale o, secondo altra formulazione, l'onore e il prestigio dello Stato in relazione ai suoi simboli» (Alpa-Garofoli, 118).

I soggetti

 

Soggetto attivo

Il paradigma normativo è strutturato quale reato comune, visto che di esso si può rendere autore — stando al testo di legge — chiunque; e dunque sia il cittadino, sia lo straniero. Laddove però della condotta tipizzata si renda protagonista un militare, troverà applicazione il disposto dell'art. 83 c.p.mil.p.

Soggetto passivo

Questo è ovviamente lo Stato, quale titolare dei beni giuridici — attinenti alla personalità dello stesso — che sono oggetto di specifica tutela mediante la norma in esame.

La struttura del reato

Per ciò che inerisce alle categorie dogmatiche nelle quali incastonare il dettato normativo, sarà sufficiente specificare come si tratti di un reato comune (v. sopra) ed a forma libera, visto che il legislatore non offre una descrizione rigida e predeterminata della condotta punita.

Materialità

La condotta punita

Sullo specifico tema dell’elemento oggettivo (in ordine cioè alla manifestazione fenomenica della condotta), può operarsi un integrale rinvio a quanto riportato in sede di commento agli artt. 290 e 291.

Ribadendo la descrizione colà contenuta del concetto di vilipendio, ricordiamo ancora come sia unanimemente ritenuta vilipendiosa non ogni critica, censura o biasimo, pur se magari aspra, accesa(dunque forte quanto a toni e contenuti); ciò che connota il vilipendio, qualificandolo in termini di antigiuridicità, è invece il fatto di sostanziarsi in una “offesa volgare, ingiuria atroce animo iniurandi” (Gallo-Musco, 131).

Nel richiamare inoltre quanto scritto in sede di commento all'art. 290, in riferimento al rapporto tra diritto di critica e disvalore penale, sottolineiamo anche come sussista una profonda distinzione ideologica e filosofica — in ordine all'essenza stessa del concetto di vilipendio — tra i regimi totalitari da una parte e un ordinamento democratico e pluralista dall'altra. I primi, infatti, negando spazio ad ogni forma di dissenso, riconducono all'alveo del termine vilipendio ogni forma pur larvata ed embrionale di censura, critica, satira o dissenso. Un ordinamento invece fondato sui diritti di libertà, sul rispetto delle altrui posizioni e sui canoni ordinari del civile confronto democratico, restringe notevolmente il campo di ciò che conserva connotati vilipendiosi. E a tale categoria riconduce — quasi stabilendo un mero confine negativo rispetto a ciò che considera lecito — solo quelle forme espressive marcatamente e vanamente dispregiative, denigratorie ed evocative di puro dispregio (si legga, sul punto specifico, Esposizione Brancaccio-Lattanzi, 53).

Oltre al vilipendio verbale, cd. semplice — consistente in gesti, mimica, espressioni verbali — è tipizzata nel secondo comma la condotta che si risolva nel cd. vilipendio reale. Quest'ultimo consiste praticamente in un fatto di danneggiamento della bandiera o di altro emblema dello Stato. Tale azione è descritta nella norma — almeno parzialmente — in modo sovrapponibile rispetto alla tipizzazione rinvenibile nel testo dell'art. 635. Vi è così la previsione della condotta che consista nel distruggere, nel disperdere, nel deteriorare, nel rendere inservibile, con l'aggiunta dell'atto di imbrattare. Occorre però che tale azione venga posta in essere in maniera pubblica e sia sorretta dal dolo intenzionale.

L'oggetto su cui incide la condotta

L’azione vilipendiosa deve dirigersi nei confronti della bandiera nazionale, la cui descrizione — come sopra accennato — è contenuta nellart. 12 Cost., oppure può rivolgersi in danno di uno degli altri emblemi dello Stato (ossia dei simboli che per legge ne esplicano una funzione materialmente rappresentativa). Alla categoria «emblema dello Stato» può dunque essere ricondotto qualsiasi elemento che di questo rappresenti il simbolo materiale (si pensi ad esempio ai segnali sui quali sia apposto il nome dell’Italia e che recano lo stemma e i colori della bandiera).

Si è evidenziato che « deve trattarsi d'un simbolo materiale, non perché non si possano vilipendere anche simboli immateriali, ma in quanto la materialità, cioè la visibilità, inerisce al concetto di emblema » (Nuzzo, in Rassegna Lattanzi-Lupo 2010, 393).

Elemento psicologico

Il coefficiente psicologico postulato dalla norma è il dolo generico, con riferimento al vilipendio semplice; si esige cioè la sussistenza della coscienza e volontà di esprimere disprezzo nei riguardi dei simboli dello Stato. È invece richiesto il dolo intenzionale, in relazione al vilipendio reale di cui al secondo comma. Il requisito dell’intenzionalità della condotta postula però solo che il soggetto agente debba tenere la condotta distruttiva avendo proprio come fine la distruzione, dispersione, deterioramento o imbrattamento della bandiera. Nonostante l’inserimento di tale requisito, si è infatti da più parti sottolineato come non possa comunque desumersi la necessità che tali azioni si connotino quali espressione di spregio per la bandiera (si veda Fiandaca – Musco, P.S., 105).

Consumazione e tentativo

Il delitto giunge a consumazione nel momento e nel luogo in cui si commette — anche se ciò avvenga non in pubblico — un fatto definibile vilipendioso, in danno della bandiera o di altro emblema dello Stato. Non pone poi soverchi problemi il tema della configurabilità del tentativo.

Forme di manifestazione

Stante l'avvenuta abrogazione dell'art. 293, ad opera dell'art. 12 l. n. 85/2006, l'unica forma aggravata del delitto in esame è quella sussunta nell'ultima parte del primo comma. È qui infatti previsto un aumento sanzionatorio, nel caso in cui l'azione del vilipendio abbia luogo in occasione o di una pubblica ricorrenza, ovvero di una cerimonia ufficiale.

Casistica

Con riferimento all'oggetto materiale della condotta di vilipendio, il Supremo Collegio ha precisato come essa debba estrinsecarsi in un comportamento denigratorio direttamente indirizzato verso la bandiera italiana e non riferita ad altra cosa che riporti solo i colori nazionali (Cass. I, n. 23690/2011).

La Corte ha poi spiegato come esuli dall'ambito dell'immunità assicurata ai parlamentari l'uso del turpiloquio (Cass. I, n. 35523/2007).

Le manifestazioni esteriori significative di disprezzo prescindono dalla presenza fisica della bandiera. Questa viene infatti tutelata non nella sua materialità, bensì per il suo valore simbolicamente rappresentativo, che può essere danneggiato anche mediante mere espressioni verbali, indipendentemente dalla presenza materiale della res (Cass. I, n. 48902/2003).

Per quanto attiene ai limiti entro i quali può esplicarsi il diritto alla libera manifestazione di opinioni politiche, Il Supremo Collegio ha spiegato come integrino il delitto in commento tutte quelle espressioni che costituiscano mera manifestazione di insulto e disprezzo, che siano vanamente offensive del prestigio e dell'onore dello Stato, nonché degli emblemi e delle istituzioni dello stesso, ovvero che si risolvano in offese rozze e brutali, non evocative dell’esistenza di una analisi critica obiettiva (Cass. I, n. 1903/2017; con la medesima pronuncia, la Corte ha chiarito come la norma in esame postuli il solo dolo generico, non venendo in alcun modo in rilievo le motivazioni che possano sorreggere l’azione del reo).

Profili processuali

Il reato in esame è reato procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale in composizione monocratica; si procede mediante citazione diretta a giudizio.

Per esso:

a) non è possibile disporre intercettazioni;

b) l'arresto in flagranza non è consentito; il fermo non è consentito;

c) non è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali.

Bibliografia

Alesiani, I reati di opinione. Una rilettura in chiave costituzionale, Milano, 2006; Alpa-Garofoli, Manuale di Diritto Penale - Parte speciale, t. I, Roma, 2015; Alesiani, I reati di opinione. Una rilettura in chiave costituzionale, Milano, 2006; Gallo-Musco, Delitti contro l'ordine costituzionale, Bologna, 1984;  Pelissero, Delitti di vilipendio, in Palazzo, Paliero, Trattato teorico-pratico di diritto penale, IV, (Reati contro la personalità dello Stato e contro l'ordine pubblico), Torino, 2010.

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