Codice Penale art. 436 - Sottrazione, occultamento o guasto di apparecchi a pubblica difesa da infortuni.

Marco dell'Utri
Sergio Beltrani

Sottrazione, occultamento o guasto di apparecchi a pubblica difesa da infortuni.

[I]. Chiunque, in occasione di un incendio, di una inondazione, di una sommersione, di un naufragio, o di un altro disastro o pubblico infortunio, sottrae, occulta o rende inservibili materiali, apparecchi o altri mezzi destinati all'estinzione dell'incendio o all'opera di difesa, di salvataggio o di soccorso, ovvero in qualsiasi modo impedisce, od ostacola, che l'incendio sia estinto, o che sia prestata opera di difesa o di assistenza, è punito con la reclusione da due a sette anni [451].

competenza: Trib. monocratico (udienza prelim.)

arresto: facoltativo

fermo: consentito

custodia cautelare in carcere: consentita

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

La norma in esame punisce la condotta del soggetto che, in occasione della verificazione di un incendio, di un'inondazione, di una sommersione, di un naufragio, o di un altro disastro o pubblico infortunio, sottrae, occulta o rende inservibili materiali, apparecchi o altri mezzi destinati all'estinzione dell'incendio o all'opera di difesa, di salvataggio o di soccorso, ovvero in qualsiasi modo impedisce, od ostacola, che l'incendio sia estinto, o che sia prestata opera di difesa o di assistenza.

Si tratta di condotte che, ostacolando o impedendo la prestazione di soccorsi in occasione di fatti o evenienze di carattere disastroso, determinano o aggravano il pericolo per la sicurezza di un numero indeterminato di persone, conseguentemente ponendo in pericolo il bene della pubblica incolumità.

Soggetti

Soggetto attivo

Il delitto di sottrazione, occultamento o guasto di apparecchi a pubblica difesa da infortuni è un reato comune potendo essere commesso da chiunque, compreso il proprietario dei materiali, apparecchi, e altri mezzi destinati alla difesa dal pericolo o dal danno cagionato dal disastro (Alessandri, 190).

Bene giuridico

La norma in esame si pone l'obiettivo di integrare la tutela dell'incolumità pubblica, attraverso la punizione di condotte che, in occasione di fatti di carattere disastroso (incendio, inondazione, sommersione, naufragio, etc.), valgono a impedire o a ostacolare l'efficacia dei mezzi e delle forze impiegati per attenuare le conseguenze di un disastro. Costituisce un esplicito presupposto per la commissione del delitto, l'avvenuta verificazione un evento disastroso e, insieme, il perdurare delle condizioni di comune pericolo atte a giustificare l'utilizzazione dei mezzi difensivi elencati dal legislatore (Fiandaca e Musco, 528).

L'art. 436 estende dunque la tutela della pubblica incolumità con riferimento alle apparecchiature e a tutta l'organizzazione di uomini e mezzi destinati a prevenire od attenuare gli effetti di eventi disastrosi o a soccorrere le persone che ne sono colpite (Alessandri, 189).

È dibattuto se il delitto integri un'ipotesi di reato di pericolo presunto, non essendo necessario che la condotta aggravi o cagioni un pericolo per l'incolumità pubblica (Ranieri, 356), o se invece la lesività deve ritenersi una specifica qualità dell'azione, siccome insita nella destinazione dei materiali, degli apparecchi o degli altri mezzi, ovvero implicata dalle condotte di impedimento o di ostacolo che, per essere a forma libera, si definiscono tramite il risultato (Zagrebelsky, 196).

Materialità

 

Modalità della condotta

Le condotte che integrano il reato in esame consistono, da un lato, nell'impedire l'utilizzazione delle cose e degli oggetti adibiti a difesa, a salvataggio o a soccorso (scale, apparecchi estintori, attrezzi eccetera) e, dall'altro, nell'ostacolare l'espletamento stesso dell'opera di assistenza o di soccorso (Fiandaca e Musco, 528).

Il semplice rifiuto di porre a disposizione, o di prestare, i mezzi di cui taluno disponga per impedire la calamità, ovvero il rifiuto di prestare l'opera di soccorso o di assistenza eventualmente richiesta, non integra il reato in esame, potendo in tali casi trovare applicazione, sussistendone i presupposti, altre fattispecie incriminatrici (Fiandaca e Musco, 528).

Per pubblico infortunio deve intendersi un accadimento che, senza avere i caratteri, più gravi, del disastro, esponga a concreto pericolo l'incolumità pubblica (Battaglini, Bruno, 557). Il nesso di occasionalità descritto nella fattispecie postula la contemporaneità ma non l'identità topografica tra il disastro occasionante e il fatto occasionato (cfr. Bricola, 609).

Per le nozioni di incendio, inondazione e sommersione, naufragio, disastro v. gli artt. 423, 426, 427, 428).

Oggetto materiale del reato sono i materiali, gli apparecchi e gli altri mezzi destinati alla pubblica o privata difesa dal pericolo o dal danno cagionato dal disastro. L'elencazione contenuta nella norma è generica, siccome informata dallo scopo cui servono tali mezzi (Battaglini, Bruno, 557).

La condotta consiste nella sottrazione, nell'occultamento o nel rendere inservibili i mezzi di difesa, salvataggio o soccorso indicati, ovvero nell'impedimento od ostacolo delle opere di estinzione, di difesa o di assistenza: la realizzazione cumulativa delle condotte non dà luogo a concorso di reati, stante l'identità del bene offeso (Zagrebelsky, 196).

La sottrazione implica eliminazione, privazione dell'altrui disponibilità sulla cosa, anche con riferimento alla disponibilità per il pubblico o, comunque, per una pluralità di persone.

L'occultamento è qualunque nascondimento idoneo della cosa, indipendentemente dall'amozione.

L'inservibilità dei mezzi, relativa o assoluta, postula l'impossibilità che la cosa sia efficacemente e tempestivamente adoperata per lo scopo cui è destinata, senza che rilevi che l'attività altrui abbia anche immediatamente provveduto alla riparazione.

La norma incrimina anche chi impedisce o ostacola la difesa o l'assistenza, quale che sia l'entità del danno recato a tali attività, purché questo sia apprezzabile.

Forma della condotta

La condotta in esame integra un reato a forma libera (Zagrebelsky, 196), nel senso che assume rilevanza penale qualunque attività di impedimento o di ostacolo all'adozione delle difese contro gli effetti dei disastri descritti dalla norma.

Natura della condotta

Le condotte dirette a integrare la fattispecie criminosa in esame, oltre che attive, possono essere anche omissive, là dove l'agente, avendone l'obbligo giuridico, ometta consapevolmente e volontariamente che sia consentito l'accesso alle cose e agli oggetti adibiti a difesa, a salvataggio o a soccorso, ovvero ostacoli detto accesso attraverso la propria condotta omissiva antigiuridica.

Evento

Il delitto è un reato di mera condotta, valendo a integrarlo le semplici condotte di impedimento o di ostacolo all'adozione delle misure di difesa o di assistenza contro gli eventi disastrosi descritti dalla norma e i relativi effetti. In tal senso deve ritenersi irrilevante, ai fini della consumazione del delitto, la circostanza che la condotta di impedimento o di ostacolo sia stata superata con il ricorso a forme alternative di soccorso o di salvataggio, e che gli effetti lesivi resi possibili dalla condotta pericolosa dell'agente non si siano verificati.

Elemento soggettivo

Il dolo

Il delitto in esame richiede il dolo generico consistente nella volontà di sottrarre, occultare, etc., i mezzi difensivi, con la consapevolezza della loro funzione preventiva e dell'attualità della situazione di comune pericolo (Fiandaca e Musco, 529; Alessandri, 191, Alborghetti, 150; Battaglini, Bruno, 558).

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il reato si consuma nel momento in cui l'agente impedisce o ostacola l'adozione delle misure di difesa o di assistenza contro gli eventi disastrosi descritti dalla norma.

Tentativo

È ipotizzabile la configurazione di atti idonei diretti in modo non equivoco a impedire od ostacolare l'adozione delle misure di difesa o di assistenza di cui all'art. 436 (Zagrebelsky, 197).

Rapporti con altri reati

Il reato di danneggiamento (art. 635 C.P.) è assorbito con riguardo ai “mezzi”, qualora i “mezzi” siano altrui (Alessandri, 191).

Il furto di mezzi altrui non concorre con il delitto in esame (Alessandri, 191) che, viceversa, concorre con i reati di disastro (Alborghetti, 150; contra Alessandri, 192).

Vi è contrasto in dottrina riguardo al concorso materiale con i reati di disastro (per l’affermativa Alborghetti, 150; contra Alessandri, 192, secondo il quale rileva soltanto l'aggravante di cui all'art. 61, n. 8).

Profili processuali

Gli istituti

Il reato di sottrazione, occultamento o guasto di apparecchi a pubblica difesa da infortuni è reato procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale monocratico.

Per tale reato:

a) l' arresto in flagranza è facoltativo;

b) il fermo è consentito;

c) l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali è consentita.

Le misure di prevenzione

V. sub art. 423.

Bibliografia

Alborghetti, Sottrazione occultamento o guasto di apparecchi a pubblica difesa da infortuni, in Enc. forense, VII, Milano, 1962, 149; Alessandri, Apparecchi a pubblica difesa da infortuni, in Dig. pen., I, Torino, 1987, 188; Angioni, Il pericolo concreto come elemento della fattispecie penale. La struttura oggettiva, Milano, 1994; Battaglini, Bruno, Incolumità pubblica (delitti contro la), in Nss. .D.I., VIII, Torino, 1962; Bricola, Danneggiamento (dir. pen.), in Enc. dir., XI, Milano, 1962; Canestrari, Reato di pericolo, in Enc. giur., XXVI, Roma, 1991; Fiandaca Musco, Diritto penale. Parte speciale, Bologna, 2012; Ranieri, Manuale di diritto penale. Parte speciale, vol. II, Padova, 1962; Parodi Giusino, I reati di pericolo tra dogmatica e politica criminale, Milano, 1990; Zagrebelsky, Sottrazione, occultamento o guasto di apparecchi a pubblica difesa da infortuni, in Enc. dir., XLIII, Milano, 1990.

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