Codice Penale art. 442 - Commercio di sostanze alimentari contraffatte o adulterate.

Marco dell'Utri
Sergio Beltrani

Commercio di sostanze alimentari contraffatte o adulterate.

[I]. Chiunque, senza essere concorso nei reati preveduti dai tre articoli precedenti, detiene per il commercio, pone in commercio, ovvero distribuisce per il consumo acque, sostanze o cose che sono state da altri avvelenate, corrotte, adulterate o contraffatte, in modo pericoloso alla salute pubblica, soggiace alle pene rispettivamente stabilite nei detti articoli [446, 448, 452 2, 516].

Inquadramento

La norma in commento prevede il caso del soggetto che, senza essere concorso nei reati di cui agli articoli 439, 440 e 441, detiene per il commercio, pone in commercio, ovvero distribuisce per il consumo, acque, sostanze o cose da altri avvelenate, corrotte, adulterate o contraffatte, in modo pericoloso per la salute pubblica.

Per tali casi, la pena cui soggiace l'agente corrisponde a quella rispettivamente stabilita per ciascuno degli articoli richiamati.

Soggetti

Soggetto attivo

Il delitto di commercio di sostanze alimentari contraffatte o adulterate è un reato comune, potendo essere commesso da chiunque.

Bene giuridico

Il reato in esame tutela (quale bene giuridico) la salute pubblica in relazione alle condotte di soggetti che, non essendo concorsi nei reati di cui agli artt. 439, 440 e 441, detengono per il commercio, pongono in commercio, ovvero distribuiscono per il consumo, acque, sostanze o cose da altri avvelenate, corrotte, adulterate o contraffatte, così determinando un pericolo per la salute di un numero indeterminato di persone.

Si tratta di una norma di complemento, la cui applicabilità è espressamente subordinata all'assenza di una delle ipotesi criminose previste dagli artt. 439, 440 e 441.

In questi ultimi casi, infatti, il reo sarebbe chiamato a rispondere, anche a titolo di concorso, soltanto di uno dei reati sanzionati dai precedenti articoli (Bellantoni, 1973).

La norma in esame incrimina chi è a conoscenza dell'azione fraudolenta del terzo: la condotta criminosa, di per sé non fraudolenta, diventa tale quando l'oggetto materiale è qualificato come avvelenato, contraffatto, adulterato o corrotto in modo pericoloso per la salute pubblica (Sigismondi, 102). La frode consiste nel presentare le sostanze come dotate di caratteristiche (e di innocuità) che esse non possiedono (Bricola, 88). Il pericolo dunque, preesiste al reato, ma aumenta in intensità per effetto di atti prodromici alla distribuzione commerciale o a causa dell'effettiva distribuzione, a qualsiasi titolo, della cosa pericolosa (Riondato, 1109).

Sulla nozione di salute pubblica v. sub art. 439.

Il pericolo previsto dalla norma deve ritenersi concreto (Cass., III, n. 1503/1966).

Materialità

Modalità della condotta

Le condotte che integrano il reato in commento assumono rilevanza penale unicamente là dove l'agente non sia concorso nella realizzazione dei reati previsti dagli articoli 439, 440 e 441 (condizione che costituisce, pertanto, un presupposto del reato: Fiandaca e Musco, 544): l'avvelenamento, l'adulterazione, il corrompimento o la contraffazione devono perciò avvenire ad opera di soggetti diversi dall'agente, il quale non deve essersi precedentemente accordato con gli autori dei predetti fatti (Fiandaca e Musco, 544).

Secondo la giurisprudenza, la fattispecie di distribuzione di acque avvelenate o contaminate ha natura di reato di pericolo concreto, la cui offensività è incentrata non già sul potenziale evento pericoloso, bensì sulla generale attitudine della condotta a produrre danni per la salute pubblica (Cass. V, n. 52574/2017).

Le condotte incriminate consistono nel detenere per il commercio, porre in commercio o distribuire per il consumo le cose da altri avvelenate, corrotte, adulterate o contraffatte (Cass. III, n. 1503/1966).

La detenzione per il commercio consiste nel disporre di cose alle quali l'agente ha impresso l'oggettiva destinazione alla vendita (Bellantoni, 7): tale destinazione deve ritenersi desumibile, tanto dall'intenzione dell'agente, quanto dalle caratteristiche della cosa, oltre che dal luogo in cui a stessa è custodita (ad es., mediante esposizione nel locale adibito a vendita) (Fiandaca e Musco, 544).

Porre in commercio significa offrire in vendita o in permuta al pubblico la sostanza pericolosa.

La distribuzione per il consumo prescinde dall'esercizio di un commercio in senso stretto, identificandosi con ogni forma di consegna delle cose pericolose al pubblico (Fiandaca e Musco, 544).

La pericolosità per la salute pubblica richiamata nell'art 442 non può ravvisarsi nella considerazione che un medicinale contraffatto, se non arreca danno alla salute, non la favorisce, non reintegrando l'organismo malato, perché il pericolo di cui parla la legge è quello che consegue all'azione della cosa adulterata o contraffatta, e ciò in relazione a cose considerate nella norma (sostanze alimentari e medicinali) (Cass., III, n. 1503/1966).

Forma della condotta

Il reato in esame è un reato a forma vincolata, nel senso che valgono a integrarlo le sole condotte espressamente descritte dalla norma (detenere per il commercio, porre in commercio, distribuire per il consumo).

Nell'ipotesi in cui il medesimo soggetto, nello stesso contesto di azione e rispetto alle stesse cose, detenga per il consumo, metta in commercio e distribuisca per il consumo le cose, si ritiene che il reato resti unico, trattandosi di condotte previste alternativamente come modalità della medesima violazione giuridica (Assumma, 397).

Natura della condotta

Le condotte dirette a integrare la fattispecie criminosa de qua possono essere tanto attive, quanto omissive: in tal ultimo caso, ai sensi dell'art. 40, co. 2, il reo risponde del delitto là dove, avendone l'obbligo giuridico, abbia consapevolmente e volontariamente omesso di impedire i fatti di detenzione per il commercio, di offerta commerciale, o di distribuzione per il consumo descritte dalla norma.

Evento

Il reato in esame è un reato di mera condotta, consistente nel compimento delle condotte di detenzione per il commercio, di offerta commerciale, o di distribuzione per il consumo delle cose richiamate dalla norma.

Elemento soggettivo

Il dolo

Il delitto in esame richiede il dolo generico, ossia la coscienza e volontà di realizzare le condotte descritte dal legislatore, unitamente alla consapevolezza che le cose descritte dalla norma in esame sono state da altri rese pericolose per la salute pubblica (Fiandaca e Musco, 544; conf. Cass. III, n. 1503/1966).

Si sostiene in dottrina che la consapevolezza della pericolosità per la salute non è richiesta rispetto alle cose avvelenate, perché in questo caso, ex art. 439, il pericolo è presunto (Battaglini, Bruno, 564).

La colpa

Per l'esame del reato in forma colposa v. art. 452.

Consumazione e tentativo

 

Consumazione

l reato si consuma nel momento in cui si compiono le condotte di detenzione, di offerta o di distribuzione delle cose descritte dalla legge in modo pericoloso per la salute pubblica (Battaglini, Bruno, 565; secondo Barbalinardo, 573, nel caso della detenzione il reato ha carattere permanente).

Tentativo

Può configurarsi il tentativo in caso di compimento di atti idonei diretti in modo non equivoco a detenere per il commercio, porre in commercio o distribuire per il consumo le cose da altri avvelenate, corrotte, adulterate o contraffatte.

Concorso di reati

Integra il concorso dei reati di cui agli artt. 442 e 648 la detenzione per il commercio, o la distribuzione per il consumo, di sostanze contraffatte (nella specie, prodotti farmaceutici protetti da brevetto), se l'agente ha ricevuto o acquistato le stesse nella consapevolezza della loro provenienza delittuosa (Cass. II, n. 23543/2014).

Casistica

La condotta del gestore di un bar che somministri, per mero errore, al posto di un bicchiere d'acqua, uno contenente liquido per lavastoviglie, custodito in una bottiglia recante l'etichetta di una nota acqua minerale, non integra alcuna ipotesi di reato di comune pericolo mediante frode (artt. 439, 440, 441, 442, 444) in quanto manca la condotta tipica consistente nell'attività di avvelenamento, contraffazione o messa in commercio di sostanze alimentari, trattandosi invece di somministrazione per mero errore di fatto di una sostanza nociva per la salute ma non destinata all'alimentazione (Cass. I, n. 20391/2005).

Profili processuali

V. subartt. 439,440,441.

La Suprema Corte ha ritenuto manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 33-bis c.p.p., laddove non prevede che il reato in esame, benché punito con la medesima pena prevista per il reato di cui all'art. 440, non sia di competenza, come quest'ultimo, del Tribunale in composizione collegiale (Cass. I, n. 46946/2004).

Bibliografia

Angioni, Il pericolo concreto come elemento della fattispecie penale, Milano, 1994; Assumma, Avvelenamento, adulterazione o contraffazione in danno alla salute pubblica, in Dig. pen., I, Torino, 1987; Barbalinardo, sub art. 440, in Comm. Lattanzi, Lupo, IX; Battaglini, Bruno, Incolumità pubblica (delitti contro la), in Nss. D.I., VIII, Torino, 1965; Bellantoni, Il diritto penale degli alimenti, Padova, 1973; Bricola, Tipologia delle frodi nella normativa penale sugli alimenti, in Problemi penali in tema di frodi alimentari, Milano, 1971; Canestrari, Reato di pericolo, in Enc. giur., XXVI, Roma, 1991; Custodero, Rilievi in ordine alla tutela penale della salute pubblica, in Riv. trim. dir. pen. ec., 2000, 65; Donini, Castronuovo (a cura di), La riforma dei reati contro la salute pubblica. Sicurezza del lavoro, sicurezza alimentare, sicurezza dei prodotti, Padova, 2007; Donini, Reati di pericolo e salute pubblica. Gli "illeciti di prevenzione alimentare" al crocevia della riforma penale, in Riv. trim. dir. pen. ec., 2013, 1-2, 45; Fiandaca e Musco, Diritto penale. Parte speciale, Bologna, 2012; Lombardi, Commercio di sostanze alimentari contraffatte o adulterate, in Enc. forense, II, Milano, 1958, 295; Madeo, La tutela penale della salute dei consumatori, Torino, 2006; Marini, Incolumità pubblica (delitti contro la), in Nss. D.I., IV, Torino, 1983, 152; Parodi Giusino, I reati di pericolo tra dogmatica e politica criminale, Milano, 1990; Pica, Illeciti alimentari, in Enc. dir., VI, Milano, 2002, 443; Piccinino, Diritto penale alimentare (Dottrina e giurisprudenza), I e II, Torino, 1988; Riondato, sub art. 442, in Comm. Crespi, Forti, Zuccalà; Sigismondi, Frode alimentare, in Enc. dir., XVIII, Milano, 1969; Stea, Elementi per un'analisi del reato alimentare, in Rivista di Diritto Alimentare, 2018, 2, 30; Urbani, Il concorso tra i reati di cui agli artt. 442 e 648 c.p., in Cass. pen., 2015, 2, 596.

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