Codice Penale art. 505 - Serrata o sciopero a scopo di solidarietà o di protesta (1).Serrata o sciopero a scopo di solidarietà o di protesta (1). [I]. Il datore di lavoro o i lavoratori, che, fuori dei casi indicati nei due articoli precedenti, commettono uno dei fatti preveduti dall'articolo 502 soltanto per solidarietà con altri datori di lavoro o con altri lavoratori ovvero soltanto per protesta, soggiacciono alle pene ivi stabilite [510-512]. (1) Cfr. Corte cost. n. 123 del 1962, citata sub art. 504. InquadramentoLa sent. Corte cost. n. 123/1962, ha precisato che sono inapplicabili le sanzioni previste a carico dei lavoratori che scioperino per solidarietà con altri enti lavorativi scioperanti ove l'affinità delle esigenze che motivano l'agitazione degli uni e degli altri sia tale da fare fondatamente ritenere che senza l'associazione di tutti in uno sforzo comune esse rischiano di rimanere insoddisfatte. Ha, quindi, ritenuto legittimo lo sciopero posto in essere per fini di proteste o di solidarietà. Dall'attuale art. 505 esula la serrata di solidarietà o di protesta attuata per fini contrattuali. Questioni di legittimità costituzionaliL'art. 505, pur presentando aspetti di incostituzionalità, non può essere dichiarato costituzionalmente illegittimo, in quanto le norme consacrate in tale articolo, data la genericità della loro formulazione, racchiudono ipotesi di abbandono del lavoro allo scopo di turbarne la continuità e regolarità, le quali, non rivestendo i caratteri propri dello sciopero economico, non sono sufficienti a sottrarre gli scioperanti alle sanzioni penali nelle norme stesse previste. Sicché compete al giudice di merito disapplicare tali norme in tutti quei casi rispetto ai quali l'accertamento degli elementi di fatto conduca a far ritenere che lo sciopero costituisca valido esercizio del diritto garantito dall'art. 40, ed a rendere in conseguenza possibile l'applicazione dell'esimente di cui all'art. 51. Non è contestabile la sussistenza di interessi comuni a intere categorie di lavoratori; interessi che, appunto per questo loro carattere diffusivo, non potrebbero non risultare compromessi, sia pure in modo potenziale, per tutti coloro che ne sono titolari, allorché abbiano subito offesa anche solo in confronto a rapporti di lavoro di singoli o di gruppi limitati di lavoratori. Pertanto, la sospensione dal lavoro la quale venga effettuata in appoggio a rivendicazioni di carattere economico cui si rivolge uno sciopero già in via di svolgimento, ad opera di lavoratori appartenenti alla stessa categoria dei primi scioperanti, non può non trovare giustificazione ove sia accertata l'affinità delle esigenze che motivano l'agitazione degli uni e degli altri, tale da fare fondatamente ritenere che senza l'associazione di tutti in uno sforzo comune, esse rischiano di rimanere insoddisfatte. È poi questione di apprezzamento, da rilasciare al giudice di merito, la verifica della sussistenza dei requisiti menzionati, dovendosi argomentare, nei singoli casi, dalla situazione di fatto la specie ed il grado del collegamento fra gli interessi economici di cui si invoca la soddisfazione e, in relazione ad esso, determinare l'ampiezza da assegnare al complesso categoriale formato dai titolari degli interessi stessi; ampiezza che potrà risultare maggiore o minore a seconda della natura delle rivendicazioni avanzate e delle circostanze di tempo e di luogo in cui sono fatte valore. Bene giuridico protettoIl reato tutela l'interesse dello Stato che riguarda l'economia nazionale. Soggetto attivoSono esclusivamente il datore di lavoro, italiano o straniero, la cui attività è rilevante per l'economia nazionale e il lavoratore dipendente cioè il soggetto che presta la sua attività sulla base di un rapporto di lavoro subordinato. Poiché si tratta di reato plurisoggettivo occorrono tre o più lavoratori ma il fatto può essere commesso anche da un solo datore di lavoro. Elemento oggettivoLa condotta di detto reato consiste nel fatto, per i lavoratori, di astenersi collettivamente dal lavoro o nel fare ostruzionismo, cioè prestare lavoro in modo da turbare la continuità o la regolarità (Fiandaca-Musco, 637). Per i datori di lavoro, invece, consiste nel fatto di sospendere, in tutto o in parte, il lavoro negli stabilimenti, nelle aziende o negli uffici. Si tratta di reato permanente e, pertanto, è indifferente che la sospensione sia definitiva o provvisoria. La Corte costituzionale ha riconosciuto la legittimità dello sciopero a scopo di protesta cioè fatto per reagire a comportamenti o provvedimenti che si ritengono illegittimi e a scopo di solidarietà cioè fatto per dare appoggio a proteste già in atto. Elemento soggettivoL'elemento soggettivo è costituito dal dolo generico che è caratterizzato dalla coscienza e volontà dell'azione e dal dolo specifico consistente nel fine di solidarietà o di protesta. Per fini di protesta si deve intendere l'assunzione di una posizione di principio in relazione ad atti o provvedimenti diretti contro i datori di lavoro; per fini di solidarietà, invece, deve intendersi l'adesione alle finalità perseguite da altri datori di lavoro con la serrata. Consumazione e tentativoConsumazione Il delitto si consuma nel momento e nel luogo in cui viene compiuto lo sciopero cioè nel momento in cui il lavoro viene abbandonato senza la necessità che si verifichi alcun evento. Tentativo Il delitto è punibile anche a titolo di tentativo. Circostanze aggravantiL'art. 510 prevede una circostanza aggravante quando i fatti sono commessi in tempo di guerra o hanno determinato dimostrazioni, tumulti o sommosse popolari. Rapporto con altri reatiI reati di violenza connessi, concorrono con l'art. 505 in quanto per la sua configurazione non è richiesta la violenza. Cause di non punibilitàIn relazione all'entità della pena, è possibile applicare la causa di non punibilità prevista dall'art. 131-bis, salvo la verifica in concreto degli altri parametri previsti dalla norma. Non si applica, invece, nel caso in cui si tratti di capi, promotori e organizzatori poiché l'art. 511 prevede una circostanza aggravante ad effetto speciale (art. 131-bis, comma 4). BibliografiaBerenini, Delitti contro l'economia pubblica, l'industria e il commercio: Titolo VIII del libro II del Codice penale, Milano, 1937; di Amato, Codice di diritto penale delle imprese e delle società, Milano; Fiandaca - Musco, Diritto penale parte speciale, 2005; Gallo, Sciopero e repressione penale, 1981; Guariniello, Codice della sicurezza degli alimenti, Milano; Lattanzi, Codice penale commentato, Milano. |