Codice Penale art. 518 - Pubblicazione della sentenza.InquadramentoL'art. 518 prevede la pena accessoria, che consegue automaticamente alla condanna, della sentenza ai sensi dell'art. 36 esclusivamente per i delitti di rialzo e ribasso fraudolento dei prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio (art. 501), di frodi contro le industrie nazionali (art. 514), di frode nell'esercizio del commercio (art. 515), di vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine (art. 516) e vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art. 517) ed consegue automaticamente alla condanna. Questioni di legittimità costituzionaleÈ manifestamente infondata, in relazione agli artt. 3 e 25 Cost., la questione di legittimità costituzionale dell'art. 518, nel senso che tale disposizione, nel prevedere obbligatoriamente in caso di condanna per taluni delitti di frode la pubblicazione della sentenza, non tiene conto della gravità o della particolare lievità della violazione. La determinazione delle ipotesi nelle quali alla pena principale debba seguire una pena accessoria rientra, infatti, nel potere discrezionale del legislatore, il cui apprezzamento di politica criminale non può formare oggetto di censura in riferimento al principio di uguaglianza, mentre l'esigenza della individualizzazione della pena, che si fa discendere dal principio di legalità stabilito dall'art. 25, comma 2 Cost. resta soddisfatta dalla discrezionalità prevista nel trattamento sanzionatorio globale e dalla possibilità di diversa applicazione della stessa pena accessoria (Cass. VI, n. 10943/1986). TentativoLa pena accessoria va disposta anche con riferimento alle ipotesi di tentativo. La pubblicazione della sentenza di condanna per il reato di cui all'art. 515 (frode nell'esercizio del commercio), prevista dall'art. 518, va disposta anche con riferimento all'ipotesi del tentativo, atteso che la disposizione de qua, come quella di cui all'art. 36 c.p.p non differenzia quest'ultimo dal reato consumato (Cass. III, n. 24190/2005). Profili processualiAlla omissione dell'ordine di pubblicazione della sentenza, pena accessoria prevista dall'art. 518 per le condanne per i delitti indicati dalla norma , può rimediarsi mediante la procedura di cui all'art. 130 c.p.p., poiché la predetta non è discrezionale per la applicazione e le modalità. Ciò non comporta, pertanto, la violazione del principio del divieto di reformatio in peius perché trattasi di pubblicazione obbligatoria (Cass. III, n. 7843/1998). BibliografiaBerenini, Delitti contro l'economia pubblica, l'industria e il commercio: Titolo VIII del libro II del Codice penale, Milano, 1937; Di Amato, Codice di diritto penale delle imprese e delle società, Milano, 2011; Guariniello, Codice della sicurezza degli alimenti, Milano, 2015. |