Codice Penale art. 565 - Attentati alla morale famigliare commessi col mezzo della stampa periodica.

Maria Teresa Trapasso

Attentati alla morale famigliare commessi col mezzo della stampa periodica.

[I]. Chiunque nella cronaca dei giornali o di altri scritti periodici, nei disegni che ad essa si riferiscono, ovvero nelle inserzioni fatte a scopo di pubblicità sugli stessi giornali o scritti, espone o mette in rilievo circostanze tali da offendere la morale famigliare, è punito con la multa da 103 euro a 516 euro [57, 528].

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Si tratta di una norma sostanzialmente disapplicata, dall'incerta ratio di legittimazione, che richiama la “morale familiare”, da intendersi come comprensiva del “rispetto della dignità e personalità altrui, la reciproca tolleranza, la fedeltà, la collaborazione, la mutua assistenza economica e spirituale” (Fiandaca-Musco, 343).

Soggetti

È un delitto comune, che può essere commesso da chiunque (non occorre che si tratti di un giornalista professionista, Spena, 136). È un reato monosoggettivo, benché naturalisticamente la sua realizzazione comporti la partecipazione di più persone (es. giornalisti), quali, ad esempio, il direttore responsabile della pubblicazione, il quale, oltre a rispondere come concorrente ex art. 110 nella fattispecie in parola, potrebbe essere chiamato a rispondere della fattispecie di cui all'art. 57 (ove ricorra l'omesso controllo) (Dolcini-Gatta, 2695).

Materialità

Il delitto di cui all'art. 565 descrive una fattispecie a forma vincolata, in cui la condotta è attuata attraverso l'esposizione o la messa in rilievo di circostanze veicolate dalla cronaca, disegni, inserzioni a scopo di pubblicità riportate nei giornali o in altri scritti periodici, idonee a cagionare offesa alla morale familiare (Fiandaca-Musco, 343). Il richiamo alla circostanza è stato inteso come escludente le ipotesi di genericità della notizia riportata (Dolcini-Gatta, 2695).

In senso critico rispetto alla formulazione della norma, si è osservato come essa, attraverso la tipizzazione della condotte di realizzazione, lasci fuori dall'ambito applicativo modalità di realizzazione della condotte — libri, radio, cinema, internet — parimenti idonee alla lesione della morale familiare, ma escluse dal suo perimetro punitivo in quanto non espressamente previste (Dolcini-Gatta, 2695; Fiandaca-Musco, 344).

Quanto alla cronaca, essa implica il riferimento a vicende concretamente verificatesi, e non ad opinioni personali; i disegni sono funzionali all'illustrazione del fatto di cronaca, mentre le inserzioni pubblicitarie, alla “qualità” del messaggio, non al suo oggetto (così Dolcini-Gatta, 2696).

La fattispecie è ritenuta di difficile compatibilità con il parametro costituzionale della libertà di manifestazione del pensiero, quanto al profilo del diritto di cronaca. Mentre da taluni se ne è affermata la illegittimità costituzionale (con riguardo all'art. 21 Cost., Spena, 136); da altri ne è stata riconosciuta l'ammissibilità nei limiti di un'applicazione riguardante i casi di narrazione che, per le modalità espositive, siano idonee ad offendere la morale familiare sessuale (Fiandaca-Musco, 343).

Consumazione e tentativo

Consumazione

L'individuazione del momento consumativo è condizionato dalla qualificazione della fattispecie quale “reato di evento” ovvero “reato di pericolo”, a seconda del significato che si assegni alla locuzione “circostanze tali da offendere la morale familiare”: laddove la si intenda come descrizione del pericolo che la norma intende scongiurare, è sufficiente la pubblicazione per l'integrazione della fattispecie (così Spena, 138). Laddove invece venga intesa come evento del reato, s'imporrà la verifica della lesione del sentimento tipizzato nella fattispecie.

Tentativo

La configurabilità del tentativo

è condizionata all'adesione della ricostruzione della fattispecie quale “reato di evento”.

Elemento soggettivo

Il delitto è doloso; per la sua punibilità è richiesto il dolo generico. Anche rispetto al profilo dell'imputazione soggettiva si confrontano le due ricostruzioni interpretative della fattispecie, quale reato di danno o di pericolo: nel primo caso, oggetto della rappresentazione e volizione sarà l'offesa alla morale familiare (anche nella formula dell'accettazione del rischio); nel secondo, sarà ritenuta sufficiente la consapevolezza dell'attitudine della pubblicazione ad offendere la morale familiare (Gatta, 2697).

L'errore sull'idoneità offensiva della morale familiare della condotta è stato qualificato quale errore di fatto, come tale, escludente la punibilità (Fiandaca-Musco, 344).

Rapporti con altri reati

Quanto al rapporto del delitto di cui all'art. 566 con il reato di pubblicazioni oscene (art. 528), se ne è ammesso il concorso (l'oscenità non è carattere indefettibile della previsione di cui all'art. 566); così come con la previsione di cui all'art. 15, l. n. 47/1948 (Dolcini-Gatta, 2698; deve tuttavia osservarsi come la sostanziale affinità tra la fattispecie da ultimo indicata — quanto alle lesione della morale o l'ordine familiare — con la previsione di cui all'art. 566, renda plausibile la relazione di specialità).

Profili processuali

Il reato di cui all'art. 565 è procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale monocratico.

Per il reato di cui all'art. 565 non è consentito il fermo, l'arresto, la custodia cautelare, le altre misure cautelari personali.

Bibliografia

Si veda sub art. 564

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