Codice Penale art. 580 - Istigazione o aiuto al suicidio 1 .Istigazione o aiuto al suicidio 1. [I]. Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima [583]. [II]. Le pene sono aumentate [64] se la persona istigata o eccitata o aiutata si trova in una delle condizioni indicate nei numeri 1 e 2 dell'articolo precedente. Nondimeno, se la persona suddetta è minore degli anni quattordici o comunque è priva della capacità d'intendere o di volere, si applicano le disposizioni relative all'omicidio [575-577]. competenza: Corte d'Assise; Trib. monocratico (seconda parte del primo comma); Tribunale collegiale (tentativo) arresto: facoltativo; obbligatorio (seconda parte del secondo comma) fermo: consentito (prima parte del primo comma, seconda parte del secondo comma) custodia cautelare in carcere: consentita altre misure cautelari personali: consentite procedibilità: d'ufficio [1] Articolo dichiarato costituzionalmente illegittimo con Corte Cost. 22 novembre 2019, n. 242, nella parte non esclude la punibilità di chi, con le modalità previste dagli artt. 1 e 2 della legge 22 dicembre 2017, n. 219 (Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento) - ovvero, quanto ai fatti anteriori alla pubblicazione della presente sentenza nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica, con modalità equivalenti nei sensi di cui in motivazione -, agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente. InquadramentoL'individuazione della ratio della previsione non è agevole, trattandosi di un'incriminazione che punisce la partecipazione ad un atto lecito, quale il suicidio viene considerato nell'attuale ordinamento. L'intento originario del legislatore era tuttavia quello di “completare la tutela del bene-vita”, punendo coloro che avessero agevolato chi ne avrebbe determinato la lesione (così Fiandaca-Musco, PS, 44). SoggettiSoggetto attivo può essere chiunque, si tratta dunque di un “reato comune”. Materialità
La condotta Le condotte descritte integrano ipotesi di partecipazione psichica e partecipazione materiale. a) Partecipazione psichica. Essa consiste nella condotta di determinazione (pressione psichica diretta a far sorgere in altri un proponimento prima inesistente, Fiandaca-Musco, 45) o di rafforzamento (volto a rendere definitivo il proposito già sorto nel soggetto che vuole darsi la morte, Fiandaca-Musco, 45, Mantovani, 129). La Corte d'assise di Milano (ordinanza 14 febbraio 2018, n. 1, caso Dj Fabo ) ha dichiarato rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costit uzionale - in relazione agl i artt. 3, 13 comma 1, 117 Cost.- dell 'art. 580 , nella parte in cui sanziona condotte di mera agevolazione materiale al suicidio, in assenza di qualunque attività finalizzata a far sorgere o rafforzare il proposito suicidiario. La Corte, dopo aver richiamato l'orientamento giurisprudenziale che afferma l'integrazione del reato anche per chi abbia fornito mezzi che abbiano agevolato sul piano materiale il suicidio, e, nel contempo , la possibilità intendere l'ambito applicativo della fattispecie limitato alle sole attività direttamente connesse all'attuazione materiale del suicidio, ha osservato come la fattispecie di cui all'art. 580 si ponga oggi in termini di difficile compatibilità sia con la centralità assegnata dalla Costituzione all 'uomo ed alla sua libertà (rispetto al principio dell'indisponibilità della vita assunta dal codice penale quale ratio di previsione), sia con la l. n. 219/2017, relativa al consenso informato e sulle disposizioni anticipate di trattamento (si v. De Marzo , Aiuto al suicidio o tutela della vita tra doveri di solidarietà e diritti di libertà , in ilpenalista.it , 2018). b) Partecipazione materiale. Ad essa può essere riferirsi la condotta di agevolazione, da intendersi quale comportamento di ausilio consistente nella fornitura di mezzi o rimozione di ostacoli alla realizzazione del proposito suicidiario (la cui signoria sull'esecuzione deve rimanere tuttavia sempre in capo all'aspirante sucida: diversamente si configurerebbe infatti la fattispecie di “omicidio del consenziente”, ex art. 579,Fiandaca-Musco, PS, 45). L'agevolazione può consistere anche in un'omissione, laddove in capo al soggetto attivo sussista un obbligo di garanzia (come nel caso del genitore o del tutore, Mantovani, 128). Nei casi di suicidio di coppia con sopravvivenza di uno dei soggetti, il sopravvivente risponderà: del delitto di cui all'art. 579 ove sia stato l'esecutore o il coesecutore dell'uccisione dell'altro; del delitto di cui all'art. 580 nel caso in cui abbia istigato o agevolato il suicidio altrui; di nessun reato laddove sia stato mero succube dell'altro non istigandone o agevolandone il suicidio (Mantovani, 129). Il suicidio Dalle condotte di partecipazione morale o materiale deve conseguire come evento la morte (il suicidio) o le lesioni gravi o gravissime (tentativo di suicidio), qualificate condizioni obiettive di punibilità da dottrina risalente, attualmente invece considerate elementi costitutivi del reato. La qualificazione nei termini di “elementi costitutivi” del reato imporrà la necessità di accertamento del nesso di causalità tra i detti elementi (morte, lesioni gravi o gravissime) e le condotte di istigazione o agevolazione, che, dunque, dovranno porsi quali condizioni senza le quali il suicidio o le lesioni non si sarebbero verificate (Fiandaca-Musco, PS, 46; include anche il contributo agevolatore, Mantovani, 131; Pulitanò, 74 s.). Il verificarsi del suicidio è elemento di fattispecie; la lesione grave o gravissima è elemento di fattispecie nell'ipotesi attenuata, di cui alla seconda parte dell'art. 580 (Pulitanò, 74). Quanto all'istigazione o agevolazione in incertam personam, cioè rivolte a persone indeterminate, con comunicazioni rivolte al pubblico di esaltazione del suicidio o di descrizione di sua modalità realizzative, la dottrina ritiene di escludere l'integrazione della fattispecie di cui all'art. 580, in ragione dell'esplicita riferibilità della fattispecie alle condizioni di “persone determinate” (Pulitanò, 75; le condotte potranno tuttavia rilevare exartt. 14 l. n. 47/1948 e 30, comma 2, l. n. 223/1990). Elemento psicologicoIl delitto è punito a titolo di dolo generico (Cass. V, n. 39245/2006). Si ritiene che il dolo possa anche essere eventuale, sia rispetto alle ipotesi di istigazione, che di agevolazione (Mantovani, 132). Quanto all' ipotesi di errore “sulla capacità” della persona istigata o aiutata, in sede interpretativa si è stabilita per esso la medesima rilevanza che ai fini dell'art. 579 è stata assegnata all'errore sul consenso: benché il fatto realizzato sia obiettivamente un omicidio comune, la circostanza che l'errore cada su un elemento essenziale del fatto esclude il dolo di omicidio (Pulitanò, 75). Nessun rilievo ex art. 580 deve riconoscersi all'agevolazione colposa (mentre la giurisprudenza, in talune ipotesi concernenti soggetti che rivestono una posizione di garanzia, con riguardo alla responsabilità per omesso impedimento del suicidio altrui — come nei casi dello psichiatra per il suicidio del pazien ha riconosciuto la responsabilità per “omicidio colposo”, la dottrina è invece più cauta sulla configurabilità di regole cautelari volte a prevenire l'altrui suicidio, Pulitanò, 75). Consumazione e tentativo
Consumazione Il reato si consuma al verificarsi della morte del soggetto passivo. Quanto alle ipotesi in cui l'evento lesivo consista nelle lesioni gravi o gravissime, la dottrina si divide tra coloro che qualificano le ipotesi predette quali circostanze e coloro che invece ritengono trattarsi di fattispecie autonome (in cui la verificazione dell'evento lesivo segna la consumazione del reato, così Fiandaca-Musco, 46). La Corte costituzionale (Corte cost. 16 novembre 2018, n. 207, caso DJ Fabo), con riguardo alla questione sollevata dalla Corte di Assise di Milano (ordinanza 14 febbraio 2018, n. 1, avente ad oggetto la sospetta illegittimità costituzionale dell'art. 580 nella parte in cui incrimina le condotte di aiuto al suicidio in alternativa alle condotte di istigazione e, quindi, a prescindere dal loro contributo alla determinazione o rafforzamento del proposito di suicidio; nonché, in subordine, la porzione della medesima disposizione che prevede il trattamento sanzionatorio (della reclusione da 5 a 12 anni) anche per le condotte di agevolazione dell'esecuzione del suicidio che non incidano sul processo deliberativo dell'aspirante suicida, senza distinguere rispetto alla pena prevista per le condotte di istigazione. (si v. De Marzo, Aiuto al suicidio o tutela della vita tra doveri di solidarietà e diritti di libertà, in ilpenalista.it, 2018) , ha rilevato che l' attuale assetto normativo concernente il fine vita lascia prive di adeguata tutela determinate situazioni costituzionalmente meritevoli di protezione e da bilanciare con altri beni costituzionalmente rilevanti; per consentire in primo luogo al Parlamento di intervenire con un'appropriata disciplina, la Corte ha deciso di rinviare la trattazione della questione di costituzionalità dell'art. 580 all'udienza del 24 settembre 2019. La Corte costituzionale, con sentenza 22 novembre 2019, n. 242, Pres. Lattanzi, Rel. Modugno, si è pronunciata sulla legittimità costituzionale del divieto penale dell' “aiuto al suicidio” di cui all'art. 580 c.p. (c.d. caso Cappato/DJ Fabo, ordinanza n. 207/2018). La Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 580 nella parte in cui non esclude la punibilità di chi, con le modalità previste dalla legge sulle disposizioni anticipate di trattamento (c.d. D.A.T., l. n. 219/2017) o con modalità equivalenti (relativamente ai fatti precedenti la pubblicazione della sentenza in commento sulla Gazzetta Ufficiale), agevola l'esecuzione del proposito di suicidio in presenza delle seguenti condizioni: che tale proposito si sia formato liberamente ed autonomamente; che la persona sia tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale; che sia affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che la persona ritenga intollerabili; che sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; che tali condizioni e modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del “servizio sanitario nazionale”, previo parere del comitato etico territorialmente competente. Tali conclusioni sono l'esito di una valutazione articolata nei seguenti passaggi argomentativi: la compatibilità con la Costituzione della fattispecie di “aiuto al suicidio”, giustificata dall'intento di protezione del diritto alla vita dei soggetti più deboli o vulnerabili; tale compatibilità viene meno in presenza delle condizioni sopra descritte; l'ordinamento ammette la possibilità che una persona nelle condizioni predette possa lasciarsi morire (l. n. 219/2017, sulle D.A.T.) chiedendo l'interruzione dei trattamenti di sostegno vitale e la sottoposizione a sedazione profonda fino al sopraggiungere della morte. L'ordinamento non ammette strumenti diretti non ad eliminare la sofferenza, ma a determinare la morte, così che il paziente si trova costretto a “subire un processo più lento e più carico di sofferenze per le persone che gli sono care”. L'ordinamento, benché sollecitato dalla Corte a disciplinare normativamente tale materia, non è intervenuto; pertanto si è reso necessario da parte della Corte concludere nel senso dell'illegittimità costituzionale della norma nei termini indicati, richiamando le previsioni della normativa sulle D.A.T. quale requisiti procedimentali integranti le condizioni per la non punibilità dell'aiuto al suicidio (Corte cost., 22 novembre 2019, n. 242).. Con riferimento all'obiezione di coscienza del personale sanitario, si è precisato come la declaratoria di illegittimità costituzionale si limiti ad escludere la punibilità dell'aiuto al suicidio nei casi considerati, senza creare un obbligo in capo ai medici di procedere a tale aiuto. Più di recente, con sentenza 24 luglio 2024, n. 135, la Corte costituzionale è tornata ad affrontare la questione della legittimità costituzionale della norma incriminatrice, in relazione all'agevolazione dei trattamenti di fine vita, dichiarando tuttavia infondate le questioni sollevate dal giudice a quo per violazione degli artt. 2,3,13,32 e 117, comma 1, Cost., in relazione agli artt. 8 e 14 CEDU, nella parte in cui richiede che la non punibilità di chi agevola l'altrui suicidio operi solo se la condotta è realizzata nei confronti di persona "tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale". In particolare, è stata ravvisata una violazione del principio di uguaglianza a fronte del diverso trattamenti di persone comunque affette da una malattia irreversibile, con sofferenze intollerabili, che però non necessitino di trattamenti di sostegno vitale, così compromettendo, nel contempo, la dignità degli stessi e la libertà di autodeterminazione del malato nella "scelta delle terapie, comprese quelle finalizzate a liberarlo dalle sofferenze", evidenziando che al paziente non sarebbe consentito, proprio perché non dipende da trattamenti vitali, porre fine alle proprie sofferenze semplicemente interrompendoli. Tale limitazione del diritto di auto-determinazione del paziente, in quanto ingiustificata e sproporzionata, è stata ritenuta violativa anche del diritto convenzionale, chiedendo pertanto alla Consulta una integrazione dei principi affermati con la su citata sentenza n. 242/2019. La Corte costituzionale ha tuttavia disatteso le censure di incostituzionalità sollevate, riaffermando la necessità di una puntuale verifica delle condizioni già dettate in sentenza n. 242/2019 e rinnovando l'auspicio di un intervento organico da parte del legislatore, cui è demandata l'individuazione di un equilibrio, frutto di discrezionalità politica, tra le esigenze contrapposte. Tentativo La configurabilità del tentativo viene esclusa, in quanto non è neppure punibile il fatto dell'istigare o agevolare un tentativo di suicidio laddove non si siano verificare almeno lesioni gravi o gravissime (Fiandaca-Musco, 47; Mantovani, 132). Una particolare ipotesi di tentativo, tipizzata dal legislatore, viene riconosciuta nella previsione riguardante la determinazione delle lesione gravi o gravissime, come effetto della condotta, nel caso in cui il suicidio non avvenga (Ramacci, 152). Si è esclusa la configurabilità del tentativo nell'ipotesi in cui all'istigazione non segua un suicidio consumato o tentato con lesioni gravi o gravissime. (così Cass. V, n. 57503/2017, relativamente al caso di invio di messaggi telefonici ad un minore nell'ambito del gioco noto come "Blue Whale Challenge", pur se contenenti l'invito a compiere atti potenzialmente pregiudizievoli). Forme di manifestazioneÈ previsto un aggravamento di pena —art. 580, comma 2 — nel caso in cui il soggetto istigato (o aiutato) sia un minore degli anni diciotto o una persona inferma di mente o in condizioni di deficienza psichica (per un'altra infermità o per abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti). Si applicano le disposizioni sull'omicidio nel caso in cui il soggetto passivo sia un minore degli anni quattordici o una persona priva della capacità d'intendere o volere (in sintesi; l'art. 580 cp trova applicazione nel caso di capacità piena; l'art. 575 nel caso di incapacità totale; l'art. 580 aggravato, nel caso di capacità relativa, Mantovani, 132). Rapporti con altri reatiQuanto al rapporto con la fattispecie di “omicidio del consenziente”, la distinzione è stata ravvisata nella partecipazione o meno del soggetto attivo all'azione esecutiva: solo per l'ipotesi di cui all'art. 579 il colpevole vi deve prendere parte. Si avrà infatti omicidio del consenziente nel caso in cui colui che provoca la morte si sostituisca in pratica all'aspirante suicida, seppure con il consenso di questi, sia sul piano della esecuzione materiale che su quella della generica determinazione volitiva; ricorre invece l' istigazione al suicidio tutte le volte in cui la vittima abbia conservato il dominio dell'azione, nonostante la presenza di una condotta di determinazione o aiuto alla realizzazione del suo proposito, e lo abbia realizzato, anche materialmente, di mano propria (Cass. I, n. 3147/ 1998). Come precisato in sede dottrinale, nell'omicidio del consenziente “è il terzo che controlla fino all'ultimo il decorso causale”, nell'istigazione al suicidio “il dominio della situazione resta in mano al suicida, che attua volontariamente liberamente di propria mano l'azione suicida”, Pulitanò, 75). Quanto ai rapporti con il delitto di maltrattamenti, nel caso in cui siano tali condotte all'origine della determinazione al suicidio deliberato dal soggetto passivo, si è operata una distinzione a seconda che il suicidio sia o meno voluto dal maltrattatore: nel primo caso, si ritiene doversi applicare il concorso dei reati di cui agli artt. 572, comma 1, e 580; nel secondo caso, mentre parte della dottrina afferma l'applicazione dell'art. 572, comma 2, (maltrattamenti aggravati dalla morte della vittima); altri ritengono ricorra l'ipotesi base dell'art. 572, non aggravata (facendo riferimento l'ipotesi aggravata al solo omicidio involontario, cioè ai casi in cui la morte derivi direttamente dai maltrattamenti, non già ai casi di istigazione involontaria al suicidio, Mantovani, 133). CasisticaPerché vi sia il rafforzamento dell'altrui proposito suicida, è necessario, accanto al dolo generico, anche la consapevolezza nell'agente dell'obiettiva serietà del proposito criminoso (Cass. V, n. 3924/2006). Ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 580 sotto il profilo del rafforzamento dell'altrui proposito suicida, occorre sia la dimostrazione dell'obiettivo contributo all'azione altrui di suicidio, sia la prefigurazione dell'evento come dipendente dalla propria condotta (in applicazione di tale principio la S.C. ha censurato la decisione con cui il giudice di merito ha affermato la responsabilità dell'imputato, in ordine al reato di cui all'art. 580 “presumendo una speculare intelligenza del rapporto reciproco dell'autore del reato e del suicida in termini di azione-reazione così assorbendo la prova del dolo in quella della causalità”, Cass. V, n. 22782/ 2010). Il reato di istigazione al suicidio si concretizza, sotto l'aspetto soggettivo, quando l'attività dell'agente sia rivolta ad istigare o rafforzare l'altrui proposito suicida. Quando l'attività sia stata rivolta semplicemente a maltrattare e quindi a provocare sofferenze morali o materiali e la morte si sia realizzata quale ulteriore conseguenza non voluta, trova invece applicazione l'art. 572. Profili processualiIl delitto è procedibile d'ufficio; la competenza è della Corte d'Assise; nell'ipotesi di cui alla seconda parte del 1° comma, è competente il Tribunale monocratico; nel caso di tentativo, il Tribunale collegiale. L'arresto è obbligatorio solo nell'ipotesi descritta dalla seconda parte del comma 2 (soggetto passivo minore degli anni quattordici o persona incapace di intendere o di volere); il fermo è consentito nei casi descritti dalla prima parte del comma 1° e dalla seconda parte del comma 2. È consentita sia la custodia cautelare in carcere, che le altre misure cautelari. 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Mantovani, Suicidio assistito: aiuto al suicidio o omicidio del consenziente, in Iustitia, 2017, 123; Pulitanò, L'omicidio, in Pulitanò, Diritto penale, Parte speciale, I, Tutela penale della persona, Torino, 2014, 73; Ramacci, I delitti di omicidio, Torino, 1997; Sclafani-Giraud-Balbi, Istigazione o aiuto al suicidio, Napoli, 1997; Romano, Aiuto al suicidio, rifiuto o rinuncia a trattamenti sanitari, eutanasia (sulle recenti pronunce della Corte costituzionale), in sistema penale.it, 8 gennaio 2020; Seminara, Riflessioni in tema di suicidio e di eutanasia, in Riv. it. dir. proc. pen. 1995, 670. |