Codice Penale art. 586 - Morte o lesioni come conseguenza di altro delitto.

Maria Teresa Trapasso

Morte o lesioni come conseguenza di altro delitto.

[I]. Quando da un fatto preveduto come delitto doloso [43] deriva, quale conseguenza non voluta dal colpevole, la morte o la lesione di una persona, si applicano le disposizioni dell'articolo 83, ma le pene stabilite negli articoli 589 e 590 sono aumentate [64, 280 4, 289-bis 2, 438 2, 439 2, 571 2, 572 2, 584, 588 2, 591 3, 593 3, 630 2]1.

[1] Per una particolare ipotesi di riduzione della pena, v. art. 81 d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309.

Inquadramento

La fattispecie costituisce al contempo “norma generale” con funzione sussidiaria, “di chiusura” e di “rafforzamento” del sistema di tutela dei beni della vita e dell'incolumità fisica, Fiandaca-Musco, 29), per le ipotesi non rientranti nelle fattispecie speciali aggravate dall'evento morte o lesioni, o in quella dell'omicidio preterintenzionale (Mantovani, 163, es. violenza sessuale con morte della donna per lo spavento).

L'art. 586 viene qualificata come norma speciale rispetto all'art. 83, comma 2 (aberratio delicti plurilesiva), che ha in comune con questa: una condotta-base dolosa e la produzione non voluta di un'offesa ulteriore (penalmente rilevante); e, quali elementi specializzanti, la previsione del solo delitto (delitto o contravvenzione, per l'art. 83 cp), come reato-base, e la morte o le lesioni, quale conseguenza non voluta (qualsiasi fatto preveduto dalla legge come delitto colposo, per l'art. 83). (Cass. I, n. 11486/1986; in dottrina Mantovani, 162; Dolcini-Gatta, 3056).

Soggetti

Soggetto attivo è l'autore della condotta dolosa da cui è derivata la morte o le lesioni.

Quanto al soggetto passivo della condotta di omicidio e lesioni, si è osservato come esso possa non coincidere col soggetto passivo del delitto doloso (Mantovani, 165, come nell'esempio della morte o lesione del genitore per infarto, di fronte alla violenza sul figlio; principio che ha trovato applicazione in giurisprudenza: Cass. IV, n. 603/1967, nel caso in cui il soggetto passivo ha subito una lesione a seguito di spavento per esecuzione di un reato, ingiuria, a danno di altro soggetto).

Il caso concorso colposo della vittima nella causazione dell'evento morte o lesioni dalla stessa subito, non esclude la prevedibilità, dunque la responsabilità ex art. 586, per l'autore del delitto base (l'accertamento del concorso della vittima incide sia sugli effetti civili sia su quelli penali, in termini di riduzione della pena, Cass. V, n. 1795/2006).

Materialità

La fattispecie si compone di due elementi: la realizzazione del delitto-base e la verificazione della morte o lesioni quale conseguenza non voluta.

Delitto-base

Deve trattarsi di un delitto consumato o tentato (in tal senso l'orientamento prevalente che qualifica il tentativo come titolo autonomo di reato, Stile, 148). Laddove la condotta base sia realizzata in presenza di una causa di giustificazione, la previsione non potrà trovare applicazione (così che le condotte realizzata assumeranno rilievo quale omicidio o lesioni colpose, Stile, 152). Quanto alle ipotesi di non punibilità del delitto base per l'operatività di una causa di non punibilità o di estinzione del reato, l'applicabilità dell'art. 586 cp è controversa (viene negata da chi ritiene la punibilità quale elemento del reato, la cui assenza determina la mancata integrazione del “fatto preveduto come delitto” quale condotta-base, si v. Dolcini-Gatta, 3057). Tuttavia, la non perseguibilità del delitto-base per assenza di una condizione di procedibilità non impedisce l'applicazione della fattispecie di cui all'art. 586.

Se il delitto-base è rappresentato da lesioni o percosse, trova applicazione l'art. 584.

Si discute se tale delitto debba o meno possedere una potenzialità lesiva nei confronti dei beni della vita o dell'incolumità personale (Dolcini-Gatta, 3056). Autorevole dottrina lo esclude motivando sulla scorta di rilievi diversi, tra i quali, la lettera della legge, che non autorizza la richiesta di tale attitudine da parte del delitto base e la difficoltà nell'individuarla nei delitti-base (Mantovani, 164).

Morte o lesioni quali conseguenze della condotta

La morte o le lesioni rappresentano la conseguenza non voluta del delitto base, ad esso legato da un nesso di derivazione causale (il richiamo al criterio della c.d. causalità adeguata, al fine di limitare gli effetti dell'imputazione a titolo di responsabilità oggettiva dell'evento morte o lesioni, è stato respinto, sostenendo come tale obiettivo sia più correttamente raggiungibile attraverso una adeguata interpretazione del nesso psicologico relativo ai detti eventi, Dolcini-Gatta, 3059).

Il suicidio

Nel caso di suicidio della vittima del delitto-base, ci si è interrogati sulla ricorrenza del nesso di causalità. Benché la questione non conosca una soluzione univoca, nei casi di suicidio della vittima di delitti dolosi, si è affermata la necessità di ricollegare l'applicabilità della fattispecie al riscontro della sussistenza di un trauma fisico e morale prodotto dal delitto base (Dolcini-Gatta, 3060).

Quanto all'imputazione dell'evento non voluto sotto il profilo soggettivo, la si è ancorata alla prevedibilità in concreto del rischio connesso alla carica di pericolosità per i beni delle vita e dell'incolumità personale, intrinseca alla consumazione del delitto doloso di base (Cass. I, n. 11055/1998 ; Cass.VI, n. 8097/2021, secondo la quale, in tema di maltrattamenti, l'imputazione soggettiva dell'evento aggravatore, non voluto, della morte della vittima per suicidio postula un coefficiente di prevedibilità in concreto di tale evento come conseguenza della condotta criminosa di base, in modo che possa escludersi che la condotta suicidiaria sia stata oggetto di una libera capacità di autodeterminarsi della vittima, imprevedibile e non conoscibile da parte del soggetto agente). Sussiste il nesso causale tra la condotta maltrattante e il suicidio della vittima se questo è posto in essere come rimedio alle continue sofferenze psico-fisiche cagionate abitualmente e non ha una causa autonoma e successiva, che si inserisca nel processo causale in modo eccezionale, atipico ed imprevedibile (Cass.VI, n. 8097/2021).

Si è riconosciuto il nesso di causalità tra le condotte estorsive e il suicidio della vittima quando questo non sia espressione della libera scelta del soggetto, bensì venga ritenuto quale unica alternativa percorribile a fronte dell'impossibilità di sottrarsi alle condotte estorsive degli imputati (la S.C. ha ritenuto sussistente la prevedibilità in concreto del rischio dell'evento suicidiario, in ragione della fragilità psichica della giovane vittima degli estorsori, dello stato di tossicodipendenza e della profonda prostrazione determinata dalle gravi e reiterate minacce, nonché del fatto che il suicidio si era verificato a distanza di poche ore dall'ultima telefonata estorsiva,Cass. VI, n. 3860/2019).

La cessione delle sostanze stupefacenti

L'ambito nel quale la previsione trova la più frequente applicazione è quello della responsabilità dello spacciatore di sostanze stupefacenti per la morte del consumatore. Sulla questione, la giurisprudenza di legittimità, a Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 22676/2009), in ossequio all'esigenza del rispetto del principio di colpevolezza ha richiamato la necessità dell'imputazione colposa degli eventi ulteriori (morte o lesioni), precisando altresì i criteri di accertamento della colpa, secondo la quale essa va interpretata quale forma di c.d. colpa in concreto: lo spacciatore pertanto può essere ritenuto in colpa — rispetto alla morte dell'assuntore della sostanza ceduta — solo quando abbia ceduto lo stupefacente pur essendo a conoscenza di aspetti di particolare pericolo o ignorandoli per colpa (come quelli relativi alle condizioni di salute del consumatore, in dottrina Pulitanò, 70; di recente, Cass. III, n. 41462/2012).

La morte dell'acquirente in seguito all'assunzione della sostanza ceduta non è, di per sé, elemento ostativo all'applicazione al cedente dell'ipotesi lieve prevista all'art. 73, comma quinto, d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 (Cass. IV, n. 9694/2022).

Elemento psicologico

Delitto-base

Per il delitto-base è richiesto il dolo previsto dalla norma incriminatrice integrata.

Morte o lesioni

Quanto al criterio di imputazione soggettiva della morte o lesioni non volute, si confrontano diversi orientamenti, richiamanti: a) la responsabilità oggettiva; b) la colpa specifica per violazione di legge; c) la prevedibilità in astratto; d) la colpa in concreto.

a ) Responsabilità oggettiva. Si tratta di un criterio di imputazione ispirato al c.d. versari in re illicita in forza del quale il soggetto è chiamato a rispondere di tutte le conseguenze non volute derivanti dalla sua condotta.

b ) Colpa specifica per violazione di legge. Sulla base di questo criterio la colpa viene fatta consistere nella violazione della norma che incrimina il delitto-base (in senso critico rispetto alla sua adozione, si è osservato come essa sia in realtà una sorta di responsabilità oggettiva occulta, Mantovani, 165).

c) La prevedibilità in astratto. La richiesta della prevedibilità proposta da tale criterio si fonda sull'id quod plerumque accidit, dunque sulla presunzione di pericolosità della condotta (inidonea tuttavia, come osservato in senso critico, a realizzare compiutamente il contenuto della responsabilità colposa, Pulitanò, 70).

d) La colpa in concreto. Quello della colpa da accertarsi in concreto, nel senso della prevedibilità ed evitabilità dell'evento (Mantovani, 167), è un criterio di imputazione dell'evento morte o lesione, che trova concorde la prevalente dottrina (Pulitanò, 70, il quale osserva come la previsione in parola debba interpretarsi come un'ipotesi di responsabilità “per colpa”, non di responsabilità oggettiva punita “a titolo” di colpa) e la giurisprudenza più recente, che ha precisato come l'evento non debba essere voluto in via indiretta o con dolo eventuale dall'agente, rispondendo in tal caso, in concorso, del delitto inizialmente preso di mira e del delitto realizzato come conseguenza voluta del primo (Cass. III, n. 31841/2014).

Richiama la c.d. colpa in concreto la Suprema Corte, a tenore della quale l’imputazione dell’evento (morte o lesioni) richiede, oltre il nesso di causalità materiale, la colpa in concreto per violazione di una regola precauzionale e la prevedibilità ed evitabilità dell’evento, secondo il modello dell’agente razionale, tenuto conto delle circostanze conosciute o conoscibili dall’agente reale (Cass. III, n. 47979/2016; Cass. II, n. 2572/2021, che ha affermato l’ascrivibilità all'autore del delitto di tentata rapina del decesso della persona offesa ove consegua a patologie pregresse, a condizione che, oltre al nesso di causalità materiale, sussista la colpa in concreto per violazione di una regola precauzionale, da valutarsi alla stregua dell'agente modello razionale, tenuto conto delle circostanze conosciute o conoscibili, nel caso concreto, dall'agente reale).

Consumazione e tentativo

Il delitto di consuma al verificarsi dell'evento morte o lesioni.

Si ritiene il delitto di cui all'art. 586 incompatibile con il tentativo (al pari dell'omicidio preterintenzionale, si v. sub art. 584), in quanto presuppone, diversamente da quanto richiesto dalla previsione di cui all'art. 56, il verificarsi di un evento non voluto (Cass. I, n. 41095/2004).

Forme di manifestazione

Concorso di persone

Nel caso in cui il delitto- base, da cui derivino la morte o le lesioni, venga realizzato da più persone, si sono prospettate soluzioni diverse a seconda che i predetti eventi siano o meno voluti da taluno dei concorrenti. In sede giurisprudenziale si è così affermato come laddove l'evento sia stato previsto come certo o altamente probabile, e quindi voluto, non possa prospettarsi l'ipotesi di cui all'art. 586, né quella del concorso anomalo, ex art. 116 (Cass. I, n.12954/2008); si è infatti precisato come la disciplina di cui all'art. 586 sia incompatibile con la responsabilità a titolo di concorso anomalo, ex art. 116, che richiede la prevedibilità dell'evento non voluto, diversamente dall'art. 586 (Cass. I, n. 2652/2011; nello stesso senso, Cass. I, n. 12929/ 2015, che richiama il dolo diretto o indiretto a proposito dell’art. 116).

In sede di legittimità si è precisato come, ai fini della configurabilità dell'art. 586 c.p., non sia necessario stabilire, in concreto, se l'evento ulteriore sia conseguenza della specifica condotta realizzata da ciascuno dei compartecipi al fatto doloso (Cass. I, n. 21398/2019).

Circostanze

È prevista ex art. 586, una circostanza aggravante, secondo la quale le pene stabilite negli artt. 589 e 590 sono aumentate (problematica si presenta l'individuazione della violazione più grave, ex art. 81, comma 1).

Trattandosi di un reato sostanzialmente colposo, ad esso si applicheranno le circostanze compatibili con tale titolo di responsabilità (Stile, 149, richiama l'aggravante di cui all'art. 61 n. 3).

Con riguardo all'applicabilità dell'attenuante di cui all'art. 62 n. 5, in caso di morte conseguente all'assunzione di sostanza stupefacente, la S.C. ha precisato come non vada confusa la volontaria richiesta, nonché la successiva assunzione della droga da parte della vittima, con la condotta che deve essere posta in essere dalla persona offesa per la configurabilità dell'attenuante in parola, che presuppone una coscienza e volontarietà di contribuire al verificarsi dell'evento con un fatto o atto proprio (Cass. VI, n. 12482/1988).

Si è ritenuta l'incompatibilità della circostanza attenuante della provocazione con il reato di cui all'art. 586, in quanto il delitto predetto prescinde da una determinata direzione della volontà, come tale influenzabile dall'ira (Cass. V, n. 9457/1984).

Rapporti con altri reati

Quanto al rapporto con il delitto di cui all'art. 589, che descrive l'omicidio colposo, si è affermato come esista un concorso apparente di norme, da risolvere con l'applicazione, ex art. 15, della norma speciale, da individuarsi nell'art. 586, che con l'art. 589 ha degli elementi comuni: la condotta umana che cagiona la morte della persona; ed alcuni elementi aggiuntivi: colpa consistente nella commissione di un delitto doloso, la pena aggravata. Pertanto, quando la morte è conseguenza di altro delitto, deve trovare esclusiva applicazione l'art. 586 (Cass. III, n. 1602/1996).

Sul rapporto con l'omicidio preterintenzionale, si è affermato come il delitto previsto dall'art. 586, si differenzi dall'omicidio preterintenzionale perché nel primo reato l'attività del colpevole è diretta a realizzare un delitto doloso diverso dalle percosse o dalle lesioni personali; mentre nel secondo l'attività è finalizzata a realizzare un evento che, ove non si verificasse la morte, costituirebbe reato di percosse o lesioni (Cass. V, n. 23606/ 2018).

Concorso di reati

La previsione di cui all'art. 586 cp integra un concorso formale tra il delitto (base) doloso e i delitti di omicidio e lesioni colpose (Mantovani, 164; Cass. I, n. 6335/1987; si v. pure Cass.VI, n. 8650/1999, per il caso di morte a seguito di cessione di sostanza stupefacente): l'agente, infatti, con una sola condotta realizza sia il reato doloso che l'evento non voluto.

La Corte di legittimità a ritenuto come non sia configurabile la continuazione tra il reato di cessione si sostanze stupefacenti e quello di cui deve rispondere il cedente ex art. 586 per la morte dell'acquirente seguita all'assunzione della droga ceduta (Cass.VI, n. 10022/2010).

Casistica

Nel caso di un capotreno che abbia rinchiuso a chiave in uno scompartimento un viaggiatore perché privo del biglietto con l'intenzione di consegnarlo alla polizia, è stato riconosciuto il delitto di cui all'art. 586, per le lesioni gravi che esso abbia subito nell'intento di calarsi dal finestrino per liberarsi, in quanto conseguenza prevedibile del delitto di sequestro di persona (Cass. V, n. 1795/2006).

La S.C. ha riconosciuto la configurabilità della fattispecie nel caso di cessione di pasticche di ecstasy, assunte dal soggetto passivo insieme ad alcol, cui è seguita la morte dovuta a probabile, genetica, sensibilità del soggetto passivo agli effetti tossici della sostanza stupefacente (Cass. VI, n. 31760/2003).

È stato ritenuto integrato il delitto di cui all'art. 586 cp, nel caso di un soggetto colto da malore e dopo poco deceduto, per aver assistito ad un alterco derivante da sinistro stradale, che aveva coinvolto la moglie, minacciata con un martello da altro soggetto (Cass. V, n. 1201/2001, in Dolcini-Gatta, 3073).

Profili processuali

Relativamente alla competenza, i criteri di individuazione di essa sono condizionati dalla qualificazione nei termini del concorso formale della fattispecie di cui all'art. 586 cp.

La competenza a giudicare del delitto di cui all'art. 586 cp è determinata da quella assegnata per il delitto base:

Corte d'assise (se competente per i delitto base doloso); Tribunale monocratico (se competente per il delitto-base doloso); Giudice di pace (se competente per il delitto-base doloso, e l'evento non voluto consista nel delitto di lesioni).

Il delitto è procedibile d'ufficio, nel caso in cui sia derivata la morte; a querela, nel caso di lesioni (salve le ipotesi di procedibilità d'ufficio previste per tale reato, ex art. 590, comma 5, cp).

Quanto all'arresto, il fermo, le misure cautelari, la disciplina di riferimento è quella prevista per l'omicidio o le lesioni colpose.

Il giudice territorialmente competente è quelli del luogo dove è avvenuta l'azione o omissione, ex art. 8, comma 2, c.p.p., cioè del luogo di verificazione del delitto-base doloso (Dolcini-Gatta, 3072).

Bibliografia

Basile, L'alternativa tra responsabilità oggettiva e colpa in attività illecita per l'imputazione della conseguenza ulteriore non voluta, alla luce della sentenza Ronci, delle sezioni unite sull'art. 586, in Riv. it. dir. proc. pen., 2011, 911; Dolcini, Responsabilità oggettiva e principio di colpevolezza, in Riv. it. dir. proc. pen., 2000, 863; Fiorella, voce Responsabilità penale, in Enc. dir., XXXIV, Milano, 1988; Gambardella, Morte come conseguenza di un altro delitto e dolo eventuale, in Dir. pen. proc., 2003, 844; Dolcini-Gatta, Art. 586, in Codice penale commentato, a cura di Dolcini-Gatta, I, Milano, 2015; Lo Piano, Art. 586, in Codice penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, diretta da Lattanzi-Lupo, Milano, 2010; Mantovani, Diritto penale, p.s., Delitti contro la persona, Torino, 2013; Militello, voce Morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, in Dig. d. pen., VIII, Torino, 1994; Pulitanò, L'omicidio, in Pulitanò, Diritto penale, Parte speciale, I, Tutela penale della persona, Torino, 2014; Romano, Commentario sistematico del codice penale, I, Milano, 1987; Stile, voce Morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, in Enc. dir., XXVII, Milano, 1977.

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