Codice Penale art. 594 - [Ingiuria] (1).

Maria Teresa Trapasso

[Ingiuria] (1).

(1) Articolo abrogato dall'art. 1 d.lg. 15 gennaio 2016, n. 7. Il testo recitava: «[I]. Chiunque offende l'onore o il decoro di una persona presente è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a 516 euro. [II]. Alla stessa pena soggiace chi commette il fatto mediante comunicazione telegrafica o telefonica, o con scritti o disegni, diretti alla persona offesa. [III] La pena è della reclusione fino a un anno o della multa fino a 1.032 euro, se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato. [IV] Le pene sono aumentate qualora l'offesa sia commessa in presenza di più persone». Per la sanzione pecuniaria civile e la disciplina transitoria, v. artt. 4, commi 1, lett. a), 2, 3 e 4, lett. f) e 8 , 12 d.lg. n. 7, cit.  In relazione al testo abrogato, v. l'art. 4 d.lg. 28 agosto 2000, n. 274, in tema di competenza penale del giudice di pace. Per un'ulteriore ipotesi di aumento di pena, andava considerato anche l' art. 36 l. 5 febbraio 1992, n. 104.

Inquadramento

La fattispecie di ingiuria, di cui all'art. 594, è stata fatta oggetto di abrogazione dal d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7.

Attualmente essa — la cui condotta, così come descritta dall'art. 4, comma 1, lett. a), d.lgs. n. 7/2016, è stata estesa fino a ricomprendere i fatti commessi mediante comunicazione informatica o telematica — costituisce un “illecito civile sottoposto a sanzione pecuniaria” (art. 4, d.lgs. 7/2016), che obbliga, ex art. 3, d.lgs. 7/2016, oltre che al risarcimento del danno, al pagamento della sanzione pecuniaria civile (da cento euro a ottomila).

Integra il delitto di ingiuria aggravata dalla presenza di più persone, depenalizzato ai sensi dell'art. 1, comma 1, lett. c), d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7, e non il delitto di diffamazione la condotta di chi pronunzi espressioni offensive mediante comunicazioni telematiche dirette alla persona offesa attraverso una video "chat", alla presenza di altre persone invitate nella "chat", in quanto l'elemento distintivo tra i due delitti è costituito dal fatto che nell'ingiuria la comunicazione, con qualsiasi mezzo realizzata, è diretta all'offeso, mentre nella diffamazione l'offeso resta estraneo alla comunicazione intercorsa con più persone e non è posto in condizione di interloquire con l'offensore. (Cass.V, n. 10905/2020).

La sanzione pecuniaria è fissata in un importo (da euro duecento a euro dodicimila) superiore a quello previsto per il reato-base, nel caso in cui l'offesa consista nell'attribuzione di un fatto determinato o sia commessa in presenza di più persone (si tratta delle circostanze aggravanti di cui all'art. 594, commi 3 e 4).

Nella commisurazione della sanzione pecuniaria, il giudice civile dovrà aver riguardo, ex art. 5, d.lgs. n. 7/2016: alla gravità della violazione; alla reiterazione dell'illecito; all'arricchimento del soggetto responsabile; all'opera svolta dall'agente per l'eliminazione o l'attenuazione delle conseguenze dell'illecito; alla personalità dell'agente; alle condizioni economiche dell'agente.

Relativamente alla prescrizione, trova applicazione il termine quinquiennale di cui all'art. 2947, comma 1, c.c., espressamente richiamata dall'art. 3 d.lgs. n. 7/2016.

Profili processuali

L'applicazione della sanzione pecuniaria civile sarà condizionata all'accoglimento da parte del giudice civile — individuato in colui che è competente a conoscere dell'azione di risarcimento del danno — della relativa domanda (art. 8 d.lgs. n. 7/2016).

In sede di legittimità si è affermato come sia ammissibile l'impugnazione proposta in sede civile avverso una sentenza di assoluzione pronunciata in relazione ad un reato successivamente trasformato in illecito amministrativo dal d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7 (in tal senso, a proposito di un ricorso per cassazione avverso una sentenza di assoluzione per il reato di ingiuria, Cass. V, n. 32792/ 2016).

Diritto intertemporale (art. 12, d.lgs. n. 7/2016)

Le sanzioni pecuniarie civili trovano applicazione anche per i fatti commessi prima dell'entrata in vigore del d.lgs. n. 7/2016: pertanto le condotte integranti il reato di ingiuria realizzate prima del 6 febbraio 2016, data di entrata in vigore del d.lgs. n. 7/2016, saranno sottoposte alla disciplina sanzionatoria introdotta del decreto in parola.

L'abrogazione dell'art. 594 stabilita dall'art. 1 d.lgs. n. 7/2016 entrato in vigore il 6 febbraio 2016, comporta che, laddove sia contestato tale reato, debba essere emanata, in applicazione del principio di cui all'art. 2 , una pronunzia assolutoria con la formula perché il fatto non è previsto dalla legge come reato, (Trib.  Napoli I, n. 6661/2018).

Nel caso in cui in cui si sia già formato il giudicato sui procedimento penali aventi ad oggetto il reato di ingiuria, l'art. 12 prevede che il giudice dell'esecuzione provvederà alla revoca della sentenza o del decreto irrevocabili, dichiarando che il fatto non è previsto dalla legge come reato (seguendo la procedura fissata dall'art. 667, comma 4, c.p.p.).

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