Codice Penale art. 609 septies - Querela di parte 1 .

Vito Di Nicola

Querela di parte 1.

[I]. I delitti previsti dagli articoli 609-bis e 609-ter sono punibili a querela della persona offesa [120 s.; 336 s. c.p.p.] 2.

[II]. Salvo quanto previsto dall'articolo 597, terzo comma, il termine per la proposizione della querela è di dodici mesi3.

[III]. La querela proposta è irrevocabile.

[IV]. Si procede tuttavia d'ufficio:

1) se il fatto di cui all'articolo 609-bis è commesso nei confronti di persona che al momento del fatto non ha compiuto gli anni diciotto 4;

2) se il fatto è commesso dall'ascendente, dal genitore, anche adottivo, o dal di lui convivente, dal tutore [346 c.c.], ovvero da altra persona cui il minore è affidato per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia o che abbia con esso una relazione di convivenza 5;

3) se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale [357] o da un incaricato di pubblico servizio [358] nell'esercizio delle proprie funzioni;

4) se il fatto è connesso [12 c.p.p.] con un altro delitto per il quale si deve procedere d'ufficio;

[5) se il fatto è commesso nell'ipotesi di cui all'articolo 609-quater, ultimo comma.] 6

 

[1] Articolo inserito dall'art. 8 l. 15 febbraio 1996, n. 66.

[2] Comma modificato dall'art. 13, comma 4, lettera a), l. 19 luglio 2019, n. 69, in vigore dal 9 agosto 2019, che ha sostituito le parole «articoli 609-bis e 609-ter» alle parole: «articoli 609-bis, 609-ter e 609-quater».

[3] Comma modificato dall'art. 13, comma 4, lettera b), l. 19 luglio 2019, n. 69, in vigore dal 9 agosto 2019, che ha sostituito la parola «dodici» alla parola «sei».

[4] La parola «diciotto» è stata sostituita alla parola «quattordici» dall'art. 7 1 lett. a) l. 6 febbraio 2006, n. 38.

[5] Numero così sostituito dall'art. 71 lett. b) l. n. 38, cit. Il testo del numero era il seguente: «2) se il fatto è commesso dal genitore, anche adottivo, o dal di lui convivente, dal tutore, ovvero da altra persona cui il minore è affidato per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia».

[6] Numero abrogato dall'art. 13, comma 4, lettera c), l. 19 luglio 2019, n. 69, in vigore dal 9 agosto 2019

Inquadramento

L'art. 609-septies regola il regime di procedibilità dei reati di cui agli art. 609-bis e 609-ter, mantenendo ferma una soluzione di compromesso già enunciata in precedenza dall'abrogato art. 542, prevedendo un termine di sei mesi per la presentazione della querela, con un prolungamento rispetto a quello ordinario di tre mesi ex art. 124, ribadendo il principio che la querela una volta presentata è irrevocabile e ampliando i casi di procedibilità d'ufficio.

L'art. 13, comma 4, della l. 19 luglio 2019, n.69  ha modificato anche l'art. 609-septies c.p., per escludere il delitto di atti sessuali con minorenne (art. 609-quater c.p.) dal catalogo dei reati punibili a querela della persona offesa (modifica del primo comma dell'art. 609-septies).

Il delitto ex art. 609-quater c.p. sarà dunque, sempre, procedibile d'ufficio. Per questa ragione è stata abrogata la previsione che consentiva di procedere d'ufficio quando gli atti sessuali coinvolgessero un minore di età inferiore a 10 anni, che è pertanto divenuta superflua (abrogazione del quarto comma, numero 5) dell'art. 609-septies).

E' inoltre stato elevato da sei mesi a dodici mesi il termine per la proposizione della querela art. 609-septies c.p. (comma 2).

La procedibilità a querela

Anche a seguito di talune modifiche sui limiti di età ed a seguito della l. 19 luglio 2019, n. 69, si procede a querela di parte nel solo caso di violenza sessuale ex art. 609-bis ai danni di un maggiorenne (salvo il caso di cui all' art. 609-septies, comma 4, n. 2).

Il termine per la proposizione della querela decorre dalla data in cui il querelante ha la piena cognizione di tutti gli elementi che consentono la valutazione dell'esistenza del reato (Cass. III, n. 3943/2005).

Va soltanto ricordato che l'art. 609-septies, comma 2 dispone che il termine per proporre querela è di docidi mesi (in precedenza sei) salvo il caso di morte della persona offesa (art. 597, comma 3) e che l'art. 609-septies, comma 3, fissa il principio della irrevocabilità della querela una volta presentata.

La procedibilità d'ufficio

Violenza sessuale di cui all'art. 609- bis commessa nei confronti di minore degli anni diciotto

In precedenza la perseguibilità d'ufficio riguardava i fatti di violenza sessuale commessi ai danni di minori infraquattordicenni ma l'art. 7, comma, 1 lett. a) l. 6 febbraio 2006, n. 38 ha previsto la procedibilità d'ufficio per tutti i fatti di cui all'art. 609-bis commessi ai danni di minorenni e tali sono le persone che non hanno compiuto gli anni diciotto.

In tema di violenza sessuale, la perseguibilità di ufficio prevista dall'art. 609-septies, comma quarto, n. 1) per l'ipotesi in cui il fatto è commesso nei confronti di minori degli anni diciotto, trova applicazione anche nei casi di minore gravità previsti dall'ultimo comma dell'art. 609-bis (Cass. III, n. 8145/2012).

Fatto commesso da ascendente, genitore o suo convivente, tutore o altra persona cui il minore è affidato

Va precisato che la norma di cui all'art. 609-septies, comma 4, n. 2) — nello stabilire la perseguibilità d'ufficio dei fatti commessi dalle persone qualificate — si riferisce a tutte le condotte comprese nelle previsioni degli artt. 609-bis, 609-ter e 609-quater, come dimostra il fatto che, quando il legislatore ha voluto introdurre delle limitazioni al regime di perseguibilità d'ufficio, lo ha previsto in maniera espressa.

Ove la vittima dell'abuso sia maggiorenne, il reato di violenza sessuale è procedibile d'ufficio se commesso dalle persone qualificate di cui all'art. 609-septies, comma 4, n. 2) (Cass. III, n. 35693/2010).

Nella nozione di “ragioni di istruzione”, che rendono procedibile d'ufficio il delitto di violenza sessuale ai sensi dell'art. 609-septies, comma 4, n. 2), rientra qualsiasi tipo di insegnamento che determini un rapporto costante, pur con qualche interruzione, col discente, e la naturale sottoposizione di questi alle direttive di chi lo deve istruire (Cass. III, n. 1820/2010).

La relazione di convivenza rilevante ai fini della procedibilità d'ufficio del reato di violenza sessuale consiste in un rapporto tendenzialmente stabile, sia pure naturale e di fatto, instaurato tra due persone con legami di reciproca assistenza e protezione (Cass. III, n. 3252/2009).

Fatto commesso da pubblico ufficiale o da incaricato di pubblico servizio

La qualità di pubblico ufficiale o d'incaricato di pubblico servizio assume rilevanza ai fini della procedibilità d'ufficio (art. 609-septies, comma 4, n. 3) solo nei casi in cui tale qualità si ponga in relazione diretta con la condotta criminosa, ciò che si verifica quando il reato è commesso nell'esercizio delle funzioni pubblicistiche ovvero quando, pur collocandosi il comportamento criminoso fuori dall'esercizio di tali funzioni, tale qualità abbia agevolato in modo diretto la commissione del reato (Cass. III, n. 3637/2013), come quando la posizione pubblicistica del colpevole abbia reso la persona offesa maggiormente vulnerabile per il “metus” o per la soggezione psicologica derivante dalle funzioni esercitate (Cass. III, n. 15181/2012).

In tema di reati contro la libertà sessuale, ai fini della procedibilità d'ufficio prevista dall'art. 609-septies, comma 4, n. 3, c.p., riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio il militare addetto alla infermeria della caserma con il compito di curare il rifornimento di medicinali, di procedere alla loro catalogazione e di gestire il database della infermeria stessa, trattandosi di mansioni di ordine non meramente esecutivo e materiale, involgenti la gestione amministrativa del presidio sanitario, con la conseguenza che è procedibile d'ufficio il reato previsto dall'art. 609-bis c.p. ascritto al predetto militare, allorquando la qualifica abbia agevolato la commissione della violenza sessuale, come nel caso di specie in cui l'imputato aveva attirato la vittima in infermeria con il pretesto di praticarle un massaggio alla schiena (Cass . III, n. 13733/2019).

E' stato ritenuto che l'ausiliario socio assistenziale di una casa di riposo riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio, attese le mansioni di assistenza diretta alla persona cui è tenuto, coinvolgenti compiti di carattere intellettivo e non meramente esecutivo e materiale, integrandosi pertanto la circostanza aggravante di cui all'art. 61 n. 9, e la conseguente procedibilità d'ufficio prevista dall'art. 609 septies, comma 4 n. 3 (Cass, III, n. 26427/2016).

Fatto connesso con un altro delitto per il quale si deve procedere d'ufficio

La procedibilità d'ufficio determinata dalla ipotesi di connessione prevista dall'art. 609-septies, comma 4, n. 4) si verifica non solo quando vi è connessione in senso processuale (art. 12 c.p.p.), ma anche quando v'è connessione in senso materiale, cioè ogni qualvolta l'indagine sul reato perseguibile di ufficio comporti necessariamente l'accertamento di quello punibile a querela, in quanto siano investigati fatti commessi l'uno in occasione dell'altro, oppure l'uno per occultare l'altro oppure ancora quando ricorrono i presupposti di uno degli altri collegamenti investigativi indicati nell'art. 371 c.p.p. (Cass. III, n. 11920/2018).

È stato anche affermato che sono procedibili d'ufficio gli episodi di violenza sessuale non costituenti oggetto di querela, ma rivelati dalla vittima dopo la presentazione di tempestiva querela per analoghi episodi prima avvenuti, in quanto sussiste connessione investigativa tra gli episodi tardivamente rivelati e quelli, della stessa specie, oggetto della precedente querela (Cass. III, n. 45687/2011).

È ininfluente, ai fini della perseguibilità d'ufficio dei delitti contro la libertà sessuale, l'eventuale estinzione per prescrizione o la successiva abrogazione del connesso reato procedibile d'ufficio, quando quest'ultimo è stato oggetto delle indagini preliminari, essendo venuta meno la soglia di riservatezza posta a base della perseguibilità a querela dei reati sessuali (Cass. III, n. 1190/2011), con la conseguenza che l'estensione del regime della perseguibilità di ufficio ai delitti di violenza sessuale viene meno solo a seguito dell'accertamento della insussistenza del fatto di cui alla imputazione per il reato connesso, mentre ogni altra formula di proscioglimento non fa venire meno la perseguibilità di ufficio del reato sessuale (Cass. III, 30938/2019).

E' stato chiarito che la perseguibilità d'ufficio per effetto della connessione prevista dall'art. 609-septies, comma 4, n. 4, c. p. non viene meno nel caso in cui l'azione penale sia stata esercitata successivamente alla intervenuta irrevocabilità della sentenza di condanna per il reato procedibile d'ufficio, qualora le indagini su quest'ultimo abbiano avuto ad oggetto anche il reato sessuale, essendosi comunque valicata quella soglia di riservatezza a cui presidio è stabilita la perseguibilità a querela di tali reati. Sussiste pertanto il requisito della procedibilità d'ufficio per fatti di violenza sessuale emersi dalle dichiarazioni rese dalla persona offesa nella fase dibattimentale del giudizio relativo a fatti di maltrattamenti in famiglia (Cass. III,n. 8963/2019).

Il delitto di violenza sessuale di cui all'art. 609-bis c.p. è procedibile d'ufficio qualora legato da connessione con quello, parimenti perseguibile d'ufficio, di atti persecutori commessi da soggetto ammonito ai sensi dell'art. 8 del d.l. n. 11 del 23 febbraio 2009, a nulla incidendo, sul regime della procedibilità, la circostanza che tale ammonimento sia impartito direttamente dal Questore o dalla Polizia Giudiziaria all'uopo delegata, e che la delega sia disposta per ogni singolo provvedimento e portata a conoscenza dell'interessato (Cass. III, n. 30644/2016).

La procedibilità d'ufficio nel caso previsto dall'art. 609-septies, comma quarto, n. 4, c.p. non viene meno qualora, per il fatto connesso, perseguibile "ab origine" di ufficio e che sia stato oggetto di regolare imputazione, venga emessa pronuncia assolutoria per non essere il fatto più previsto dalla legge come reato, con la conseguenza che, ai fini della procedibilità d'ufficio del reato di atti sessuali con minorenne per la connessione con il delitto di atti osceni di cui all'art. 527 c.p., successivamente depenalizzato, è sufficiente che quest'ultimo reato abbia provocato in concreto l'esercizio dell'azione penale (Cass. III, n. 17070/2019).

Salvo diverso assestamento, in materia, da parte della giurisprudenza di legittimità, si può ritenere che questi  principi debbano valere, in futuro, anche con riferimento al reato di violenza privata (art. 610 c.p.) se connesso ai sensi dell'art. 609-septies c.p. a un reato sessuale punibile a querela.  Infatti, l'art. 2 d.lgs. 10 ottobre 2022 n. 150, a decorrere dal 30 dicembre 2022 ex art. 6 d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, ha stabilito, aggiungendo un terzo comma all'articolo 610 c.p., che il delitto di violenza privata è punibile a querela della persona offesa, mentre si procede d'ufficio esclusivamente nei casi in cui il fatto sia commesso nei confronti di persona incapace, per età o per infermità, ovvero se concorrono le condizioni prevedute dall'articolo 339 c.p. Occorre tuttavia che prima dell'entrata in vigore della nuova disposizione sia stata esercitata l'azione penale per il reato sessuale, applicandosi la disciplina transitoria prevista all'art. 85 d.lgs. n. 150 del 2022 esclusivamente al reato per il quale è mutata la condizione di procedibilità, restando quest'ultima  ferma per il reato sessuale per essere venuta meno la soglia di riservatezza posta a base della perseguibilità a querela per questi reati. Prima dell'esercizio dell'azione penale si applicano invece le disposizioni di cui al predetto art. 85 e le regole sulla procedibilità investono anche il reato sessuale.

La questione deve ritenersi risolta per il reato di violenza sessuale, in quanto la legge 30 dicembre 2022, n. 199 (di conversione in legge, con modificazioni del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162) ha modificato l'articolo 85 del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, recante disposizioni transitorie in materia di modifica del regime di procedibilità, introducendo l'art.  5-bis che ha aggiunto al predetto articolo, tra gli altri, il comma 2-ter, alla luce del quale, per i delitti previsti dagli articoli 609-bis, 612-bis e 612-ter del codice penale, commessi prima della data di entrata in vigore del decreto (30 dicembre 2022), si continua a procedere d'ufficio quando il fatto è connesso con un delitto divenuto perseguibile a querela della persona offesa in base alle disposizioni del decreto n. 150 del 2022.

Casistica

Nel caso di violenza sessuale commessa da medico ospedaliero nell'ambito dell'attività libero professionale svolta in regime di “intra moenia”, è stata ritenuta la procedibilità d'ufficio del delitto di violenza sessuale commesso dall'incaricato di pubblico servizio, sul rilievo che non è richiesto l'abuso del servizio pubblico svolto, essendo sufficiente il semplice collegamento tra le condotte illecite e l'attività pubblica (Cass. III, n. 50299/2014).

In tema di reati contro la libertà sessuale, è configurabile un'ipotesi di procedibilità d'ufficio, ai sensi dell'art. 609-septies, comma 4, n. 3), nel caso in cui il delitto di violenza sessuale semplice o aggravata sia stato commesso da un collaboratore scolastico (o bidello) nell'esercizio delle proprie funzioni, trattandosi di un incaricato di pubblico servizio in considerazione del rapporto organico esistente con l'istituzione scolastica (Cass. III, n. 6819/2014).

La perseguibilità d'ufficio degli altri reati contro la libertà di autodeterminazione sessuale

Sono infine perseguibili d'ufficio il reato di corruzione di minorenne (art. 609-quinquies), il reato di violenza sessuale di gruppo (art. 609-octies) ed il reato adescamento di minorenni (art. 609-undecies).

Bibliografia

B. Romano, Reati contro la persona, III. Reati contro la libertà individuale, Milano, 2015.

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