Codice Civile art. 13 - Società.Società. [I]. Le società sono regolate dalle disposizioni contenute nel libro V [2247 ss.]. InquadramentoL'art. 13 ha la medesima finalità dell'art. 11: delimita l'ambito di applicazione della disciplina del titolo, escludendo dal regime de quo le società, regolate espressamente dal libro V. Le società sono, comunque, degli enti: diversamente da quelli privatistici a carattere associativo, hanno, però, scopo di lucro e sono, pertanto, definiti enti lucrativi. La lucratività dello scopo costituisce lo spartiacque tra associazioni e società (Cian, Trabucchi, 11). Le società possono essere distinte in società di capitali e società di persone: sono società di persone, la società semplice, la società in nome collettivo, la società in accomandita semplice. Le società di persone non sono persone giuridiche, ma godono dell'autonomia patrimoniale e, di regola, i soci rispondono con il loro patrimonio in via sussidiaria delle obbligazioni assunte dalla società. Le società di capitali sono la società di capitali, la società a responsabilità limitata, la società in accomandita per azioni. Sono persone giuridiche e godono di autonomia patrimoniale perfetta. Lo scopo dell'ente — che ne tratteggia la differenza — non cancella la identità di struttura: infatti, sia in caso di associazioni che in caso di società, si assiste a un contratto plurilaterale con comunione di scopo e con organizzazione costituita per l'attuazione del contratto stesso (Galgano, 218). Le associazioni, tuttavia, sono costituite per scopi ideali o, comunque, non economici e in ciò si differenziano nettamente dalle società in cui il fine primario è quello della divisione degli utili. La differenza rimane anche con le società cooperative: in questo caso, è vero che lo scopo mutualistico è diverso dallo scopo lucrativo ma è pur sempre uno scopo di natura economica. In ogni caso, nelle società, siano esse lucrative o cooperative, il conferimento del socio presenta i caratteri di un investimento di capitali. Nell'associazione può essere presente una attività di natura economica, ma purché sia esercitata per realizzare il fine ideale e non anche per produrre risultati utili in favore degli associati. Regime giuridico. Differenza tra società ed enti non profitPer l'esame delle società, si rinvia al Libro V. In questa sede, può però ricordarsi che, in ragione dell'art. 13, la disciplina contenuta nel Libro I viene in genere esclusa con riferimento agli enti lucrativi, salvo i casi di applicazione dell'analogia in difetto di precipua regolamentazione legale, e salvo compatibilità. L'elemento discriminante (tra società e persone giuridiche non lucrative) è certamente lo scopo perseguito dal gruppo associativo che, in caso di compagine societaria, è quello lucrativo. La Dottrina, tuttavia, tende ad evidenziare come il citato confine sia oggi un po’ meno netto, perché molte associazioni e fondazioni (in genere, enti non profit) svolgono comunque attività di tipo economico. Si tende, conseguentemente, a proporre anche un'altra lente di valutazione: i due fenomeni si differenziano comunque per la destinazione dei risultati dell'attività che per le società è a favore dei soci; per gli enti senza scopo di lucro, invece, è rivolta allo scopo ideale (Cendon, 625). In tale direzione, secondo la linea di demarcazione elaborata dalla giurisprudenza, ciò che caratterizza la società, guardando alla nozione espressa dall'art. 2247, è che lo svolgimento in comune tra i soci di un'attività economica sia previsto a scopo di lucro, il quale consiste non solo nel perseguimento di un utile ma anche nella volontà di ripartirlo tra i soci (cfr. ex multis: Cass. n. 13234/2011). Ne deriva che l'eventuale esercizio di un'attività economica da parte di un'associazione non riconosciuta non costituisce di per sé elemento sufficiente ad attribuire a tale organismo collettivo la natura giuridica di società, ai fini della applicazione delle norme di legge regolanti i rapporti tra i soci, ove non sia prevista la divisione dei relativi utili tra gli associati e quindi l'attività economica si ponga in funzione meramente accessoria o strumentale — e comunque non prevalente — rispetto al perseguimento degli scopi dell'associazione (Cass. n. 5836/2013). Società “Benefit”È recente l'istituzione, da parte del Legislatore, di una nuova figura di ente societario che presenta talune caratteristiche peculiari, tali da poter indurre gli interpreti ad appurare la creazione di una sorta di società “ibrida”, che si proietta anche verso l'ambito di intervento classico delle associazioni. Infatti la Legge di Stabilità del 2016 ha introdotto nell'art. 1, commi 376-382, l. n. 208/2015, delle norme di nuovo conio con lo scopo di promuovere la costituzione e favorire la diffusione di società, denominate «società benefit», che nell'esercizio di una attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse. Con questa scelta, il legislatore italiano si è ispirato al modello simile adottato negli Stati Uniti. Le finalità de quibus «sono indicate specificatamente nell'oggetto sociale della società benefit e sono perseguite mediante una gestione volta al bilanciamento con l'interesse dei soci e con l'interesse di coloro sui quali l'attività sociale possa avere un impatto». Le finalità possono essere perseguite da ciascuna delle società di cui al libro V, titoli V e VI, del codice civile, nel rispetto della relativa disciplina. La società benefit, fermo restando quanto previsto nel codice civile, deve indicare, nell'ambito del proprio oggetto sociale, le finalità specifiche di beneficio comune che intende perseguire. Le società diverse dalle società benefit, qualora intendano perseguire anche finalità di beneficio comune, sono tenute a modificare l'atto costitutivo o lo statuto, nel rispetto delle disposizioni che regolano le modificazioni del contratto sociale o dello statuto, proprie di ciascun tipo di società; le suddette modifiche sono depositate, iscritte e pubblicate nel rispetto di quanto previsto per ciascun tipo di società dagli artt. 2252, 2300 e 2436. La società benefit può introdurre, accanto alla denominazione sociale, le parole: «Società benefit» o l'abbreviazione: «SB» e utilizzare tale denominazione nei titoli emessi, nella documentazione e nelle comunicazioni verso terzi. La società benefit è amministrata in modo da bilanciare l'interesse dei soci, il perseguimento delle finalità di beneficio comune e gli interessi delle categorie indicate nel comma 376, conformemente a quanto previsto dallo statuto. La società benefit, fermo quanto disposto dalla disciplina di ciascun tipo di società prevista dal codice civile, individua il soggetto o i soggetti responsabili a cui affidare funzioni e compiti volti al perseguimento delle suddette finalità. Disciplina comune e societàAlcune norme dettate in materia di associazioni e fondazioni possono ritenersi applicabili alle società: ciò a patto che sia provata l'analogia tra quelle norme e le situazioni giuridiche proprie delle società. Società a partecipazione pubblicaIn tempi recenti, il Legislatore ha inteso organizzare in modo razionale la disciplina delle società pubbliche o partecipate, mediante il d.lgs. n. 175/2016, recante un “Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica”. In virtù delle nuove regole, tra l'altro, le amministrazioni pubbliche possono partecipare esclusivamente a società, anche consortili, costituite in forma di società per azioni o di società a responsabilità limitata, anche in forma cooperativa (art. 3). BibliografiaBessone, Istituzioni di diritto privato, Torino, 2013;; Cendon (a cura di), Commentario al codice civile. Artt. 1 - 142, Milano, 2009; Casetta, Manuale di diritto amministrativo, Milano, 2014; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Galgano, Trattato di Diritto Civile, Padova, 2014; Perlingieri P., Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sandulli, Manuale di Diritto Amministrativo, Napoli, 1989. |