Codice Civile art. 161 - Riferimento generico a leggi o agli usi.Riferimento generico a leggi o agli usi. [I]. Gli sposi non possono pattuire in modo generico che i loro rapporti patrimoniali siano in tutto o in parte regolati da leggi alle quali non sono sottoposti o dagli usi, ma devono enunciare in modo concreto il contenuto dei patti con i quali intendono regolare questi loro rapporti [210 1]. InquadramentoL'art. 162 ha la funzione di fissare in modo chiaro per i coniugi, e in favore dei terzi, il regime dei rapporti patrimoniali coniugali facendo divieto di meri richiami o rinvii idonei a generare opacità interpretativa anche nel giudice o negli operatori chiamati a porre in essere atti giuridici nell'interesse dei coniugi (es. notaio). Da qui un divieto di determinazione per relationem del contenuto delle convenzioni matrimoniali, sia mediante rinvio a leggi straniere, sia mediante rinvio ad usi. Le leggi straniere e le consuetudini riprodotte nei patti tra i coniugi devono valutarsi e interpretarsi alla stregua di clausole contrattuali con riguardo alla volontà delle parti e non di norme giuridiche, nel significato che assumono nell'ordinamento di origine (Cian, Trabucchi, 298). Limite della inderogabilitàL'art. 161 menziona espressamente il rinvio a usi o a leggi a cui i coniugi non sono sottoposti: sotto tale ultimo aspetto, si tratta, di normative straniere. L'esigenza avvertita dal Legislatore è di chiarezza al fine scongiurare il rischio di dubbi su un profilo così importante come quello del regime patrimoniale dei coniugi. Il divieto della relatio mira dunque a evitare che lo statuto dei rapporti patrimoniali sia contaminato da incertezze tali da impedire all'interprete di individuare con esattezza — e in modo completo — il regime giuridico applicabile. Questa lettura assiologica della disposizione consente di offrirne una esatta interpretazione. Là dove l'art. 161 prevede che gli sposi non possono pattuire in modo generico che i loro rapporti patrimoniali siano in tutto o in parte regolati da leggi alle quali non sono sottoposti o dagli usi, il legislatore non ha inteso vietare ai partners di avvalersi di usi o leggi straniere per confezionare le loro convenzioni ma ha, in questo caso, ha solo vincolato loro a enunciare in modo concreto il contenuto dei patti con i quali intendono regolare questi loro rapporti. L'art. 161, pertanto, introduce un divieto di metodo non di contenuti. Non sarà possibile, dunque, richiamare una normativa generica straniera; ma certamente sarà possibile che essa regoli i rapporti patrimoniali trascrivendone i contenuti nella convenzione. Diritto internazionale privatoL’Italia ha aderito alla cooperazione rafforzata racchiusa nei Regolamenti europei n. 1103 e n. 1104 del 2016 che introducono norme in materia di circolazione dei regimi patrimoniali dei coniugi (n. 1103) e delle unioni registrate (n. 1104), introducendo disposizioni per il riconoscimento, l’esecuzione e la legge applicabile. In difetto di operatività del regime europeo, valgono le norme generali sul d.i.p. Al riguardo, si rileva che l’art. 30 l. n. 218/1995 (sul diritto internazionale privato) ha introdotto una autonoma disciplina in materia di rapporti patrimoniali tra i coniugi. In virtù della disposizione citata, i rapporti patrimoniali tra coniugi sono regolati dalla legge applicabile ai loro rapporti personali. I coniugi possono tuttavia convenire per iscritto che i loro rapporti patrimoniali siano regolati dalla legge dello Stato di cui almeno uno di essi è cittadino o nel quale almeno uno di essi risiede. L'accordo dei coniugi sul diritto applicabile è valido se è considerato tale dalla legge scelta o da quella del luogo in cui l'accordo è stato stipulato. Ai sensi dell'art. 30 comma 3 l. n. 218/1995, il regime dei rapporti patrimoniali fra coniugi regolato da una legge straniera è opponibile ai terzi solo se questi ne abbiano avuto conoscenza o lo abbiano ignorato per loro colpa. Relativamente ai diritti reali su beni immobili, l'opponibilità è limitata ai casi in cui siano state rispettate le forme di pubblicità prescritte dalla legge dello Stato in cui i beni si trovano. A ben vedere, questa disciplina ha potenziato l'autonomia dei coniugi (Sesta, 669) ma anche creato un livello di non applicazione dell'art. 161 quante volte i coniugi con il pactum de lege utenda abbiano optato per una legge diversa da quella italiana. BibliografiaAvagliano, famiglia e accordi per la crisi, tra matrimoni, unioni civili e convivenze in Riv. not. 2017, 2, 251; Bargelli, L’autonomia privata nella famiglia legittima: il caso degli accordi conclusi in occasione o in vista del divorzio, in Riv. crit. dir. priv. 2001, 303 ss; Buffone, Misura alimentare e perequazione: le Sezioni Unite cercano di risolvere il “millennium problem” dell’assegno divorzile in giustiziacivile.com, 1 agosto 2018; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015; Sesta, Impresa familiare e convivente in Guida dir. 2004, 3, 67 |