Codice Civile art. 166 bis - Divieto di costituzione di dote (1).Divieto di costituzione di dote (1). [I]. È nulla ogni convenzione che comunque tenda alla costituzione di beni in dote. (1) Articolo inserito dall'art. 47 l. 19 maggio 1975, n. 151. InquadramentoL'art. 177, nel testo precedente alla sua riscrittura, prevedeva che la “dote consiste nei beni che la moglie od altri per essa apporta espressamente a questo titolo al marito per sostenere i pesi del matrimonio”. La dote consisteva, dunque, in un patrimonio della moglie destinato al marito ad sustinenda onera matrimonii: i beni, tuttavia, non diventavano di proprietà di questi che ne aveva l'amministrazione. La riforma del 1975 ha rimosso dall'Ordinamento l'istituto della dote e ne ha vietato la costituzione così limitando, sul punto, le convenzioni matrimoniali. Le doti e i patrimoni familiari costituiti prima dell'entrata in vigore della l. n. 151/1975 continuano ad essere disciplinati dalle norme anteriori (art. 227, l. n. 151/1975 cit.). DoteLa dottrina del tempo considerava la costituzione della dote come apporto dei beni per sostenere i pesi del matrimonio; precisamente come atto di trasmissione o trasferimento della proprietà o del godimento, legato alla destinazione dei beni a sovvenire le esigenze della famiglia. Poiché la costituzione della dote determinava l'assoggettamento dei beni al vincolo della inalienabilità e della inespropriabilità, la legge richiedeva la forma scritta (come per tutte le convenzioni matrimoniali: art. 162). Sempre secondo la dottrina del tempo, l'acquisto della proprietà in capo al marito dipende(va) dalla legge, che si avvale(va) tuttavia della intermediazione di fatti diversi. La disciplina del trasferimento della proprietà dei beni immobili era difforme rispetto a quella stabilita per le cose mobili dal comma 1, stesso art. 182 cit., secondo cui relativamente alle cose mobili stimate all'atto della costituzione della dote, la stima determina(va) l'acquisto della proprietà in capo al marito, salva dichiarazione contraria. Per i beni mobili la proprietà si trasmette(va) per effetto del semplice consenso legittimamente manifestato dalle parti; relativamente ai beni immobili, invece, il trasferimento della proprietà esigeva in più un atto ulteriore: ovverosia la specifica dichiarazione di trasferimento. In sintesi, se erano costituiti in dote beni immobili stimati, ma non vi era espressa dichiarazione, che attribuisse la proprietà al marito, nei confronti di dette cose la costituzione in dote non era sufficiente ad operare il trasferimento e dette cose non diventa(va)no di proprietà del marito. I beni immobili dotali, ancorché conferiti con stima, ma senza la dichiarazione di trasferimento al marito, resta(va)no in proprietà della moglie (Cass. n. 4866/2007). L'istituto dotale marca un privilegio speciale in favore del marito e segna una differenza valoriale tra uomo e donna: da qui la sua espunzione dall'Ordinamento al fine di riaffermare, anche in questo caso, l'uguaglianza tra i coniugi. La riforma ha eliminato anche il vecchio contenuto dell'art. 177 che conteneva la definizione dell'istituto, oggi comunque ricavabile proprio alla luce delle norme pregresse. La norma ex art. 166-bis colpisce, comunque, ogni schema negoziale che miri a reintrodurre la dote e, dunque, anche contratti indiretti animati dal medesimo fine. La nullità di ogni convenzione che comunque tenda alla costituzione di beni in dote opera ex nunc, non ex tunc (Cass. n. 8952/2000; Cass. n. 6557/1985), come è dato desumere dall'art. 227 della stessa l. n. 151/1975 per il quale le doti (e i patrimoni familiari)costituiti prima della entrata in vigore della legge (21 settembre 1975) continuano ad essere disciplinati dalle norme anteriori (artt. 187 e ss. nella originaria formulazione). BibliografiaAvagliano, famiglia e accordi per la crisi, tra matrimoni, unioni civili e convivenze in Riv. not. 2017, 2, 251; Bargelli, L’autonomia privata nella famiglia legittima: il caso degli accordi conclusi in occasione o in vista del divorzio, in Riv. crit. dir. priv. 2001, 303 ss; Buffone, Misura alimentare e perequazione: le Sezioni Unite cercano di risolvere il “millennium problem” dell’assegno divorzile in giustiziacivile.com, 1 agosto 2018; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015; Sesta, Impresa familiare e convivente in Guida dir. 2004, 3, 67. |