Codice Civile art. 268 - Provvedimenti in pendenza del giudizio (1)Provvedimenti in pendenza del giudizio (1) [I]. Quando è impugnato il riconoscimento, il giudice può dare, in pendenza del giudizio, i provvedimenti che ritenga opportuni nell'interesse del figlio (2). (1) L’art. 7, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito il Titolo, modificando la rubrica del Titolo (la precedente era «Della filiazione»), e sostituendo le parole «Capo II. "Della filiazione naturale e della legittimazione"»; «Sezione I. "Della filiazione naturale» e la rubrica del paragrafo 1 «Del riconoscimento dei figli naturali» con le parole: «Capo IV. "Del riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio"». (2) V. d.P.R. 3 novembre 2000, n. 396. InquadramentoIn virtù dell'art. 268, quando è impugnato il riconoscimento, il giudice può dare, in pendenza del giudizio, i provvedimenti che ritenga opportuni nell'interesse del figlio Regime giuridicoLa facoltà conferita al giudice di adottare, nel corso del giudizio, i provvedimenti ritenuti opportuni nell'interesse del figlio, si applica ad ogni ipotesi di impugnativa del riconoscimento (Sesta, 1056). Si deve osservare che il dettato normativo parla di “figlio” e non di “riconosciuto”; sotto questo profilo, la Dottrina respinge l'ipotesi che si tratti di una improprietà terminologica, puntando l'attenzione sul fatto che la tutela investirebbe il riconosciuto proprio nella sua qualità di figlio, dell'autore del riconoscimento o di altri (Sesta, 1056). L'opportunità del provvedimento deve essere valutata esclusivamente con riguardo all'interesse morale o patrimoniale del figlio. Per effetto del potere conferito dall'art. 268, il giudice istruttore può, ad esempio, disporre l'affidamento provvisorio del minore a una famiglia affidatario: in questo caso, i coniugi affidatari hanno titolo e legittimazione ad opporsi all'esecuzione per la riconsegna del bambino, iniziata nei loro confronti da parte del preteso genitore naturale a seguito di riforma in appello dell'originario provvedimento di affidamento (Cass. n. 3026/1993). La Cassazione ha precisato che il decreto del giudice, adottato a norma dell'art. 268, che disponga l'allontanamento del figlio da chi lo ha riconosciuto per tale, ha natura di provvedimento di volontaria giurisdizione, non impugnabile per Cassazione ex art. 111 Cost., perché privo di contenuto oggettivamente decisorio e di idoneità a produrre gli effetti del giudicato, trattandosi di atto volto unicamente a regolare gli interessi del minore in via interinale e perciò suscettibile d'essere in qualsiasi momento revocato e modificato (Cass. n. 5715/1988). BibliografiaAuletta, Diritto di famiglia, Torino, 2014; Bianca C. M., Istituzioni di diritto privato, Milano, 2014; Buffone, Le novità del “decreto filiazione”, Milano, 2014; Cian-Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Finocchiaro F., in Comm. S. B., artt. 84-158, Bologna-Roma, 1993; Jemolo, in La famiglia e il diritto, in Ann. fac. giur. Univ. Catania, Napoli, 1949, 57; Oberto, La comunione legale tra i coniugi, in Tr. C.M., Milano, 2010; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015. |