Codice Civile art. 273 - Azione nell'interesse del minore o dell'interdetto (1) (2).

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Azione nell'interesse del minore o dell'interdetto (1) (2).

[I]. L'azione per ottenere che sia giudizialmente dichiarata la paternità o la maternità può essere promossa, nell'interesse del minore, dal genitore che esercita la responsabilità genitoriale prevista dall'articolo 316 o dal tutore [357]. Il tutore però deve chiedere l'autorizzazione del giudice [38 2 att.], il quale può anche nominare un curatore speciale [78 2 c.p.c.] (3).

[II]. Occorre il consenso del figlio per promuovere o per proseguire l'azione se egli ha compiuto l'età di quattordici anni [250 2] (4).

[III]. Per l'interdetto l'azione può essere promossa dal tutore previa autorizzazione del giudice.

(1) L’art. 7, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito il Titolo, modificando la rubrica del Titolo (la precedente era «Della filiazione»), e sostituendo la rubrica del paragrafo 2 della sezione I del capo II del libro primo del codice civile «Della dichiarazione giudiziale della paternità e della maternità naturale», con: «Capo V. "Della dichiarazione giudiziale della paternità e della maternità"»

(2) Articolo così sostituito dall'art. 116 l. 19 maggio 1975, n. 151.

(3) L'art. 32, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha soppresso la parola «naturale» e sostituito la parola «potestà» con le parole: «responsabilità genitoriale». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014.

(4) L'art. 32, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito la parola «sedici» con la parola: «quattordici». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014.

Inquadramento

Il d.lgs. n. 154/2013 ha apportato modifiche all'art. 273, onde adeguarne le disposizioni al principio dell'unificazione dello stato di figlio, all'introduzione nel codice del concetto di responsabilità genitoriale e alla riduzione da sedici a quattordici anni dell'età necessaria per esprimere il proprio avviso in materia di azioni di stato. In particolare, la norma in rassegna regola l'azione nell'interesse del minore o dell'interdetto, prevedendone un apposito regime.

Regime giuridico

L'azione per ottenere che sia giudizialmente dichiarata la paternità o la maternità può essere promossa, nell'interesse del minore, dal genitore che esercita la responsabilità genitoriale prevista dall'art. 316 o dal tutore. È controversa la esatta interpretazione di questa disposizione.

Secondo un primo orientamento, questa norma introdurrebbe una ipotesi di sostituzione processuale ex art. 81 c.p.c. con il conferimento del potere di agire a un soggetto diverso dal titolare del diritto in funzione di un suo particolare interesse.

Questa opzione ermeneutica è stata seguita dalla Cass. n. 10786/1999. In questa pronuncia, la Suprema Corte ha affermato essere manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 273, con riferimento agli artt. 2 e 24 Cost. nella parte in cui, in ipotesi di figlio minorenne, attribuisce al genitore la legittimazione ad agire per la dichiarazione giudiziale di maternità o paternità senza prevedere la necessità della nomina di un curatore speciale per il minore e, in caso di inattività del sostituto processuale, la sospensione dei termini fino al raggiungimento della maggiore età del sostituito; così statuendo, riconoscendo un potere di sostituzione processuale, la Cassazione ha affermato che la scelta di non affiancare obbligatoriamente il rappresentante del minore con un curatore speciale, che ne controlli le iniziative processuali, è ragionevole e coerente con la qualità soggettiva del rappresentante e la sua natura di sostituto processuale, mentre la previsione di una sospensione dei termini o di una rimessione in termini a favore del minore, divenuto maggiorenne, per esercitare le attività (in particolare le impugnazioni) da cui il genitore è decaduto, contrasterebbe con le esigenze di certezza del diritto e costituirebbe violazione del diritto di difesa della controporte, soggetta ad unilaterale possibilità di riesame di una sentenza passata in giudicato. La giurisprudenza della Corte ha tuttavia ritenuto, in altri arresti, che si configuri, in tal caso un'estensione, rispetto ad un diritto strettamente personale del figlio, del potere di rappresentanza ex lege spettante al genitore esercente la responsabilità genitoriale (Cass. n. 5141/1992; Cass. n. 3416/1992).

Curatela speciale

L'azione per ottenere che sia giudizialmente dichiarata la paternità o la maternità può essere promossa, nell'interesse del minore, dal tutore. Il tutore però deve chiedere l'autorizzazione del giudice, il quale può anche nominare un curatore speciale. La nomina del curatore speciale è eventuale e frutto di una scelta discrezionale del giudice, che non determina una legittimazione concorrente con quella del genitore, né, tantomeno, la esclude (Cass. n. 23170/2007).

Consenso del minore

Occorre il consenso del figlio per promuovere o per proseguire l'azione se egli ha compiuto l'età di quattordici anni. Il consenso del figlio, necessario («ex» art. 273) per promuovere o proseguire validamente l'azione, è configurabile come un requisito del diritto di azione, integratore della legittimazione ad agire del genitore, sostituto processuale del figlio minorenne (Cass. n. 10131/2005). Detto consenso può sopravvenire in qualsiasi momento ed è necessario e sufficiente che sussista al momento della decisione; in mancanza, il giudice deve dichiarare, anche d'ufficio, l'improseguibilità del giudizio e non può pronunciare nel merito. Alla necessaria prestazione del consenso — che non può ritenersi validamente prestato dal sedicenne fuori dal processo, né può essere desunto da fatti e comportamenti estranei ad esso, come, ad esempio, dal mero fatto di «portare» il cognome del presunto padre naturale — non osta la circostanza che il figlio abbia raggiunto, nel corso del processo, la maggiore età, sempre che detto compimento non abbia prodotto l'interruzione del processo ai sensi dell'art. 300 c.p.c., rendendo così necessaria l'integrazione del contraddittorio nei confronti dell'«ex» minorenne (Cass. n. 10131/2005).

Bibliografia

Auletta, Diritto di famiglia, Torino, 2014; Bianca C. M., Istituzioni di diritto privato, Milano, 2014; Buffone, Le novità del “decreto filiazione”, Milano, 2014; Cian-Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Finocchiaro F., in Comm. S. B., artt. 84-158, Bologna-Roma, 1993; Jemolo, in La famiglia e il diritto, in Ann. fac. giur. Univ. Catania, Napoli, 1949, 57; Oberto, La comunione legale tra i coniugi, in Tr. C.M., Milano, 2010; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015.

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