Codice Civile art. 278 - Autorizzazione all'azione (1) (2).Autorizzazione all'azione (1) (2). [I]. Nei casi di figlio nato da persone, tra le quali esiste un vincolo di parentela in linea retta all'infinito o in linea collaterale nel secondo grado, ovvero un vincolo di affinità in linea retta, l'azione per ottenere che sia giudizialmente dichiarata la paternità o la maternità non può essere promossa senza previa autorizzazione ai sensi dell'articolo 251. (1) L’art. 7, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito il Titolo, modificando la rubrica del Titolo (la precedente era «Della filiazione»), e sostituendo la rubrica del paragrafo 2 della sezione I del capo II del libro primo del codice civile «Della dichiarazione giudiziale della paternità e della maternità naturale», con: «Capo V. "Della dichiarazione giudiziale della paternità e della maternità"» (2) L'art. 35, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito l'articolo. Il testo precedente recitava: «Indagini sulla paternità o maternità. [I]. Le indagini sulla paternità o sulla maternità non sono ammesse nei casi in cui, a norma dell'articolo 251, il riconoscimento dei figli incestuosi è vietato. Possono essere ammesse dal giudice quando vi è stato ratto o violenza carnale nel tempo che corrisponde a quello del concepimento». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. L'articolo era stato sostituito dall'art. 120 l. 19 maggio 1975, n. 151. La Corte cost., con sentenza 28 novembre 2002, n. 494 aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale del primo comma nella parte in cui escludeva «la dichiarazione giudiziale della paternità e della maternità naturali e le relative indagini, nei casi in cui, a norma dell'art. 251, primo comma, del codice civile, il riconoscimento dei figli incestuosi è vietato». InquadramentoIl d.lgs. 154/2013 ha manipolato l'art. 278 che, prima delle modifiche, era rubricato “indagini sulla paternità o maternità”. Il vecchio regime prevedeva che le indagini sulla paternità o sulla maternità non fossero ammesse nei casi in cui, a norma dell'art. 251, il riconoscimento dei figli incestuosi fosse vietato. La norma predicava che potessero essere ammesse dal giudice quando vi fosse stato ratto o violenza carnale nel tempo che corrispondeva a quello del concepimento. La legge delegata interviene, quindi, in modo sostanziale sull'art. 278 che viene sostituito integralmente; la disposizione introdotta dal decreto, operando un rinvio, stabilisce che l'azione ai sensi dell'art. 269 non può essere promossa, in caso di figlio nato da persone tra le quali esiste un vincolo di parentela in linea retta all'infinito o in linea collaterale nel secondo grado, ovvero un vincolo di affinità in linea retta, senza l'autorizzazione prevista dall'art. 251, come riformulato dall'art. 1, comma 3, della legge delega. Regime giuridicoGli artt. 251 e 278 come riscritti superano il precedente divieto di riconoscimento dei figli cd. incestuosi, ossia nati da persone tra le quali esiste un vincolo di parentela in linea retta all'infinito o collaterale di secondo grado oppure un vincolo di affinità. La disciplina era stata, invero, già ritoccata dalla Corte Costituzionale che, (Corte cost. n. 494/2002), aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 278, comma 1, nella parte in cui escludeva la dichiarazione giudiziale della paternità e della maternità e le relative indagini, nei casi in cui, a norma dell'art. 251, comma 1, il riconoscimento dei figli incestuosi fosse vietato. Successivamente a questa sentenza, ai genitori era preclusa la possibilità di riconoscere i figli nati a seguito di incesto mentre si accordava, invece, ai figli la possibilità di agire ex art. 269. In conseguenza della sentenza della Corte Costituzionale veniva così introdotto una nuova categoria di figli, ossia quelli non riconoscibili ma dichiarabili (Sesta,1086). Il legislatore del 2013 ha superato queste incongruenza con il nuovo testo dell'art. 278 e dell'art. 251. BibliografiaAuletta, Diritto di famiglia, Torino, 2014; Bianca C. M., Istituzioni di diritto privato, Milano, 2014; Buffone, Le novità del “decreto filiazione”, Milano, 2014; Cian-Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Finocchiaro F., in Comm. S. B., artt. 84-158, Bologna-Roma, 1993; Jemolo, in La famiglia e il diritto, in Ann. fac. giur. Univ. Catania, Napoli, 1949, 57; Oberto, La comunione legale tra i coniugi, in Tr. C.M., Milano, 2010; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015. |