Codice Civile art. 374 - Autorizzazione del giudice tutelare 1 .Autorizzazione del giudice tutelare1. [I]. Il tutore non può senza l'autorizzazione del giudice tutelare: 1) acquistare beni, eccettuati i mobili necessari per l'uso del minore, per l'economia domestica e per l'amministrazione del patrimonio; 2) alienare beni, eccettuati i frutti e i mobili soggetti a facile deterioramento; 3) riscuotere capitali; 4) costituire pegni o ipoteche, ovvero consentire alla cancellazione di ipoteche o allo svincolo di pegni; 5) assumere obbligazioni, salvo che queste riguardino le spese necessarie per il mantenimento del minore e per l'ordinaria amministrazione del suo patrimonio; 6) accettare eredità o rinunciarvi, accettare donazioni o legati soggetti a pesi o a condizioni, procedere a divisioni; 7) fare compromessi e transazioni o accettare concordati; 8) fare contratti di locazione di immobili oltre il novennio o che in ogni caso si prolunghino oltre un anno dopo il raggiungimento della maggiore età; 9) promuovere giudizi, salvo che si tratti di denunzie di nuova opera o di danno temuto, di azioni possessorie o di sfratto e di azioni per riscuotere frutti o per ottenere provvedimenti conservativi. [1] Articolo sostituito dall'art. 1, comma 7, lett. a), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149/2022, il citato decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". Si riporta il testo anteriore alla suddetta modificazione: «Autorizzazione del giudice tutelare. Il tutore non può senza l'autorizzazione del giudice tutelare: 1) acquistare beni, eccettuati i mobili necessari per l'uso del minore, per l'economia domestica e per l'amministrazione del patrimonio; 2) riscuotere capitali, consentire alla cancellazione di ipoteche o allo svincolo di pegni, assumere obbligazioni, salvo che queste riguardino le spese necessarie per il mantenimento del minore e per l'ordinaria amministrazione del suo patrimonio; 3) accettare eredità o rinunciarvi , accettare donazioni o legati soggetti a pesi o a condizioni; 4) fare contratti di locazione d'immobili oltre il novennio o che in ogni caso si prolunghino oltre un anno dopo il raggiungimento della maggiore età; 5) promuovere giudizi, salvo che si tratti di denunzie di nuova opera o di danno temuto, di azioni possessorie o di sfratto e di azioni per riscuotere frutti o per ottenere provvedimenti conservativi». InquadramentoNell'ambito della gestione del patrimonio del minore da parte del tutore il codice distingueva tre categorie di atti: gli atti di ordinaria amministrazione (che possono liberamente essere compiuti dal tutore); gli atti di straordinaria amministrazione (che necessitano di autorizzazione da parte del giudice tutelare); gli atti di disposizione (che possono compiersi solo su autorizzazione del Tribunale ordinario, dietro parere del giudice tutelare). A seguito, tuttavia, delle modifiche apportate dal d.lgs. n. 149/2022 – che ha dato attuazione alla norma della legge delega che ha prescritto di ridurre i casi in cui il tribunale provvede in composizione collegiale, limitandoli alle sole ipotesi in cui è previsto l'intervento del pubblico ministero ovvero ai procedimenti in cui il tribunale è chiamato a pronunciarsi in ordine all'attendibilità di stime effettuate o alla buona amministrazione di cose comuni –si è soppressa la competenza del tribunale in composizione collegiale nella materia relativa alle autorizzazioni relative al compimento di atti da parte di soggetti incapaci (minori o soggetti sottoposti a misure di protezione), attribuendosi in via esclusiva la competenza al giudice tutelare. Le modifiche apportate dal d.lgs. n. 149/2022 hanno effetto, in forza delle modifiche al regime transitorio apportate dalla l. n. 197/2022, dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai soli procedimenti instaurati successivamente a tale data. La necessità di autorizzazione del giudice tutelareSecondo la giurisprudenza l'elencazione degli atti contenuta nell'art. 374 è tassativa e insuscettibile di applicazione analogica (Cass. n. 11748/2003; Cass. n. 71/1971); e ciò sia per quanto riguarda gli atti per cui si richiede l'autorizzazione del giudice tutelare sia per quanto riguarda le deroghe. Si è escluso, quindi, ad esempio, che l'azione diretta ad ottenere il rilascio di un immobile per urgente ed improrogabile necessità del locatore minore o incapace potesse parificarsi all'azione per sfratto che, in via eccezionale il tutore può esperire senza autorizzazione del giudice tutelare. Si è escluso, altresì, che il tutore di persona interdetta, già costituito e soccombente in primo grado, necessiti dell'autorizzazione del giudice tutelare per appellare la relativa sentenza, mancando, in tale ipotesi, diversamente da quella dell'inizio ex novo del giudizio da parte sua, la necessità di compiere la preventiva valutazione in ordine all'interesse ed al rischio economico per l'incapace (Cass. n. 19499/2015). Si è esclusa, infine, la necessità di autorizzazione quando il minore, con l'assistenza del tutore, intenda contrastare una pretesa avanzata da altri (Cass. n. 6518/2019). A differenza, poi, di quanto stabilito dall'art. 320 per il compimento di atti di straordinaria amministrazione da parte dei genitori, il legislatore non subordina l'autorizzazione alla necessità o utilità evidente dell'atto per il minore, pur dovendosi comunque considerare necessaria una valutazione di opportunità nell'interesse del minore medesimo, alla luce della stessa ratio che permea l'istituto della tutela. Profili processualiSull'istanza di autorizzazione, il giudice tutelare decide con decreto, reclamabile dinanzi al Tribunale ordinario ai sensi del primo comma dell'art. 45 disp. att., nel termine perentorio di dieci giorni dalla comunicazione o dalla notifica (art. 739 c.p.c.). Sempre a seguito delle modifiche apportate dal d.lgs. n. 149/2022 e per i procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023, il Tribunale in sede di reclamo pronuncerà in composizione monocratica quando il provvedimento ha contenuto patrimoniale o gestorio, e in composizione collegiale in tutti gli altri casi. Solo decorso il termine per il reclamo il decreto autorizzatorio diventa esecutivo, salvo che l'immediata esecutorietà sia stabilita dal medesimo giudice tutelare ricorrendo ragioni di urgenza (art. 741 c.p.c.). Peraltro, secondo la giurisprudenza i decreti di autorizzazione emessi dal giudice tutelare ai sensi degli artt. 374 non hanno le connotazioni formali e sostanziali delle decisioni giurisdizionali, ma si presentano come provvedimenti amministrativi. Essi, pertanto, se pure divengono efficaci con il decorso del termine per il reclamo ex art. 741 c.p.c., non hanno, tuttavia, attitudine ad acquistare efficacia di giudicato, né esplicito, in ordine alla decisione positiva o negativa sull'autorizzazione riportata nel dispositivo, né implicito, in ordine alle questioni valutate e decise quali presupposti logici necessari di quella (Cass. n. 10822/2001 ) e non sono, conseguentemente, ricorribili per Cassazione (Cass. n. 3493/2018). La mancanza di autorizzazioneL'inosservanza della disciplina di cui all'art. 374 rende l'atto negoziale compiuto dal tutore (senza, quindi, l'autorizzazione del giudice tutelare) annullabile. L'annullabilità potrà essere chiesta dal tutore, dal minore nel frattempo divenuto maggiorenne, dai suoi eredi o aventi causa. Non potrà, invece, essere invocata dall'altro contraente né rilevata d'ufficio dal giudice (Cass. n. 2111/1961). L'annullamento, inoltre, come chiarito dalla giurisprudenza, non travolge i diritti acquistati a titolo oneroso dai terzi in buona fede, dove per terzi devono considerarsi tutti coloro che siano rimasti estranei al contratto originario, non avendovi in alcun modo partecipato; non vi rientrano, quindi, i successori universali del titolare del rapporto giuridico, sempre vincolati dal negozio di disposizione compiuto dal loro autore, anche se non trascritto (Cass. n. 2194/1962). Nel caso, invece, in cui il tutore abbia promosso un giudizio nell'interesse dell'incapace senza l'autorizzazione prescritta dall'art. 374 (salvi i casi derogatori configurati dalla medesima norma), si determina un vizio di legittimazione processuale che, non attenendo a materia disponibile, determina, secondo la giurisprudenza, la nullità dell'intero giudizio e deve essere rilevato d'ufficio dal giudice (Cass. n. 14869/2000; Cass. n. 11344/2003). È da ritenere, tuttavia, che nel caso prospettato debba trovare applicazione l'art. 182 c.p.c., sicché, prima di ogni determinazione, il giudice dovrà assegnare un termine perentorio affinché il tutore si munisca delle prescritte autorizzazioni; termine che, se rispettato, produrrà la sanatoria con effetto ex tunc del vizio. BibliografiaCividali, La tutela. un istituto da rinnovare e adeguare a nuove realtà, in Dir. famiglia, fasc.2, 2003, 453; Jannuzzi, Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 2004, 259 e ss.; Veronesi, Titolo del Libro: L'intervento del giudice nell'esercizio della potestà dei genitori, Milano, 2008, 178 e ss. |